Buon sangue non mente, dice il proverbio.
Eppure, per molti anni il leggendario Doyle è stato l’unico vero giocatore in casa Brunson.
E quando diciamo “casa Brunson”, oltre a papà e mamma Louise intendiamo anche i quattro figli Pam, Cheryl, Doyla e Todd. Tre femmine e un solo maschio, ma la superiorità numerica della donne non diminuisce la sorpresa.
Al contrario, perché il giornalista esperto di WSOP, Mark Rogers, conferma che dai Brunson si parla poco di poker. Lo stesso capofamiglia è abbastanza sicuro che suo figlio non conosca nemmeno le regole del gioco.
Tutto questo fino al 1989 quando proprio Todd si fa avanti con un annuncio: è pronto per intraprendere la carriera professionistica di poker player.
Pur sapendo bene che il Texas Hold’em No Limit è la “Cadillac del poker” (Doyle dixit), Todd Brunson sperimenta anche altri formati. I suoi primi ITM (1990-1991) sono sì di Hold’em, ma in modalità Limit o Pot Limit. Poi, nel 1992 va a premio due volte alle WSOP. Questa volta il gioco è quello preferito da papà Doyle e Todd chiude con un ottimo 13° posto il Main Event.
Nel 1994 è 8° nell’evento da $1.500 di Limit Hold’em e verso la fine degli anni ’90 ha già superato il mezzo milione di dollari vinti nei tornei dal vivo. Sempre sul finire del secolo scorso, Todd Brunson inizia a specializzarsi nelle varianti: il Seven-Card Stud e soprattutto l’Omaha Hi-Lo. I risultati non tardano ad arrivare anche in queste due specialità.
Nel 2004 è al tavolo dell’Omaha Hi-Lo Split da 2mila dollari di buy-in. Chiude 5° e due giorni dopo si ferma a un passo dal final table nel mondiale della stessa specialità. Quell’annata WSOP le vede complessivamente cinque volte a premio: un gran risultato, ma l’anno successivo sarà ancora più memorabile.
Alle WSOP 2005 Todd Brunson parte subito bene con due ITM, entrambi di TH. Il secondo è un ottimo 8° posto nel $5.000 No Limit. Il 21 giugno, il più giovane dei due Brunson presenti nella pokeroom del Casinò Rio, si iscrive all’evento #21, $2.000 Omaha Hi-Lo Split insieme ad altre 358 entry. Il prizepool del torneo è di $825.700 dollari, di questi 255.945 sono per il vincitore.
E Todd Brunson comincia a credere di poterli vincere quando elimina al 9° posto il tailandese Nat Koe, vincitore dello stesso braccialetto nel 2000. Al tavolo finale l’allora 36enne elimina anche Ben Lang (8°) e poi Allyn Jeffrey (6°).
Nonostante le tante chips incassate, al comando rimane rimane lo specialista Allen Kessler. Ma a 3-left arriva la svolta, quando Brunson manda alle casse Tommy Fischer. Quest’ultimo va all-in con J♦8♦8♥3♥ e Brunson chiama con A♠A♣10♠6♣. Il board non migliora la mano del due volte braccialettato (nel Deuce-to-Seven Draw 1985 e nel Seven-Card Stud Hi/Lo nel 1986) e consegna la chiplead a Todd Brunson che affronta il testa-a-testa contro Kessler con un buon vantaggio di chips.
In meno di 90 minuti il torneo ha il suo campione. Kessler va all-in con A-J-T-5, Brunson risponde con 9-6-2-2. Il flop K-T-3 avvantaggia Kessler, con la coppia di T e la possibilità di chiudere scala con una Q. Al turn arriva invece un 4, che comunque amplia il margine di Kessler rendendo inutile per Brunson un eventuale 2: in quel caso, al river ci sarebbe set per quest’ultimo ma scala per Kessler. Sembra fatta, ma l’ultima carta è invece un clamoroso 5 che regala la scala da 2 a 6 al suo avversario. Non essendoci mano bassa (8 or better), Todd Brunson vince il pot e il braccialetto. Per Alan Kessler è invece il primo di 4 titoli solo sfiorati.
Ad oggi, quel braccialetto rimane l’unico nella bacheca di Doyle Brunson, nonostante altri 11 tavoli finali e numerosi ITM alle WSOP. Le sue vincite ammontano a 4,5 milioni di dollari.
Ma il suo valore rimane speciale anche per un altro motivo. 8 giorni dopo, il 29 giugno 2005, Doyle Brunson mette il suo decimo sigillo alle WSOP, vincendo l’evento $5.000 Short Handed No Limit Hold’em: una combinazione padre-figlio che è rimasta nella storia del poker.
Immagine di testa: Doyle Brunson (sx) e Todd Brunson (dx) insieme al tavolo (credits PokerNews)