Poco meno di 33 milioni di dollari vinti in carriera nei tornei dal vivo. 150 piazzamenti ITM in 12 anni. 55 premi a 6 cifre e altri 7 che superano il milione di dollari. Ce n’è abbastanza per capire che si tratta della carriera di un grande professionista del poker.
Quella di Jason Koon, campionissimo americano, oggi al 9° posto nella All-Time Money List mondiale. La cosa singolare è che Koon, fino a pochi giorni fa, nella sua lunghissima lista di successi non poteva vantare nessun titolo valido per il Triple Crown: niente EPT Main Event, niente WPT Main Event, niente braccialetto WSOP.
Nonostante un conto in banca cospicuo, è probabile che quest’ultimo vuoto debba essere difficile da accettare per un giocatore che vive e lavora a Las Vegas. Certo, Koon è uno specialista di high roller, di tornei con buy-in altissimi, ed è con quelli che ha già garantito a sé e alla propria famiglia un futuro dorato. Ma arrivare 9 volte al tavolo finale di un evento WSOP senza vincere mai il titolo va considerato un “conto aperto”.
Koon lo ha chiuso una settimana fa, vincendo il suo primo braccialetto WSOP nel torneo di Heads-Up da 25mila dollari di buy-in. Nell’ultima sfida, quella vinta contro l’ungherese Gabor Szabo, la pressione deve essere stata tanta, nonostante il suo avversario fosse un giocatore poco conosciuto. L’americano ha iniziato sotto, ma è riuscito a recuperare con un coin flip da brividi (monster draw al flop per Szabo e coppia di Koon che regge), per poi chiudere in gloria dopo 4 ore di gioco. Il premio è stato di 244mila dollari ma il valore non è tanto quello economico – non per lui – quanto piuttosto l’aver infranto il tabù.
Senza contare la soddisfazione di esserci riuscito a due settimane di distanza da un altro traguardo, ben più importante: quello della nascita di Callum, il primogenito di Jason Koon e Bianca Armstrong.
Stanco ma felice. Così il professionista ha commentato nell’immediato post partita: “Questo è un altro livello di stanchezza, sicuramente. Tra mia moglie e altri affetti ho avuto un grande aiuto con il bambino. Stamani eravamo già svegli alle 8 e mezzo per portarlo dal dottore, quindi sono venuto subito qui a giocare. L’heads up è sempre così intenso, ma alla fine ce l’abbiamo fatta”. (fonte traduzione www.assopoker.com)
Un professionista del poker con famiglia che continua a essere vincente ai livelli più alti non è un caso così frequente. Per Koon, inoltre, la parola famiglia significa tante cose.
E’ l’Alfa (negativo) e l’Omega (positivo) nel suo percorso di uomo e di giocatore.
L’infanzia di Jason Koon è difficile. Il padre lo maltratta e gli nega qualsiasi forma di sana relazione genitore-figlio. “Il rapporto con mio padre è inesistente“, spiega Koon in un documentario realizzato per il sito Paul Phua Poker. “Ho lavorato molto per cercare di perdonarlo e ora non provo più rancore. Quell’esperienza giovanile negativa mi ha dato la carica per arrivare dove sono ora. La rabbia può essere un potente motivatore“. Questo è l’Alfa.
Il padre abbandona la famiglia quando Jason ha 9 anni, così la madre decide di trasferirsi da Weston a Lewis County (siamo in West Virginia), un piccolo villaggio in mezzo alle montagne e immerso nelle natura. “Abitavamo in una piccola fattoria, i nostri vicini avevano pollame e cavalli, ma noi non eravamo contadini. Mi ricordo che mi piaceva andare al lago a pescare e ad immaginare come sarebbe stato il mio futuro. Eravamo poveri, ma io mi sentivo libero e felice“.
Tra i suoi sogni c’è quello di diventare un atleta. Inizia con il baseball, poi passa all’atletica, in particolare al mezzofondo. Ed è proprio grazie all’atletica che riesce ad andare all’università, visto che la madre non può permettersi di iscriverlo.
Dopo essersi diplomato nel 2003 alla Lewis County High School, Jason Koon ottiene un grant per meriti sportivi con il quale si iscrive al West Virginia Wesleyan College di Buckhannon. E’ un traguardo che nessuno nella sua famiglia ha mai raggiunto e che gli cambia la vita: “Prima dell’università, non immaginavo quanto importante fosse la libertà che deriva dalla conoscenza e dal pensiero. Dal quel momento in avanti ho cominciato a prendermi cura della mia mente“.
Alla fine ottiene il suo Masters in Business Administration and Finance ma in mezzo ci sono anche altri traguardi. In primis quelli legati all’atletica. E’ dotato fisicamente, ha una predisposizione per la corsa e i risultati si vedono. Ma nel 2006 un fatto inaspettato cambia tutto.
Un infortunio blocca la sua stagione di atleta. Per compensare la delusione, alcuni amici gli insegnano il poker e gli mostrano i siti dove giocare online. E’ un incontro a sorpresa, ma carico di conseguenze per il suo futuro (qualcuno ricorda una storia simile?).
In effetti il gioco lo ripaga subito, tanto che l’idea di farne una professione comincia a diventare sempre più concreta. Nel frattempo però succede anche altro, perché il college non è galeotto solo per la love story con il poker.
“Ho conosciuto Jason nel 2007, al mio primo anno di college” racconta Bianca Amstrong Koon. “Avevo 18 anni, Jason ne aveva 22. Anch’io ero entrata all’università per meriti sportivi. Da principio, Jason mi intimidiva un po’. Era conosciuto come uno facile alle liti al bar e spesso lo si vedeva girare per il campus in tenuta da corsa. Dava la classica immagine del tipo sicuro di sé che vuole mettersi in mostra. Ma al tempo stesso vedevo già quanto fosse una persona dotata di grande altruismo“.
Tra i due c’è l’alchimia giusta ma per Koon, che sta per terminare l’università, ci sono anche decisioni da prendere. E’ al il bivio, il momento delle scelte che poi scrivono le pagine più importanti di una vita. Da un lato c’è la possibilità di un lavoro ben remunerato, dall’altro c’è il poker. In mezzo la voglia di consolidare il rapporto con Bianca. E c’è anche un altro elemento da tenere in considerazione. Lo stop all’atletica ha bloccato il suo assegno universitario: per terminare gli studi, Jason Koon ha accumulato $115.000 di debiti.
Tutto suggerirebbe il lavoro sicuro, con il quale ripagare il debito e offrire sicurezza ad una possibile, futura famiglia. Koon si tiene la seconda parte, ma cambia la prima con la carriera da poker player.
“Devi avere il coraggio di scegliere quello che ritieni sia meglio per te“, spiega il poker pro. “Non lasciare che siano gli altri a decidere quanto vali. Sapevo che avrei anche potuto fallire e che a quel punto sarei stato deriso da tanti. Questo mi spaventava tantissimo, ma non abbastanza da farmi cambiare idea“.
L’idea di intraprendere una vita normale, scandita dal tram-tram lavoro/casa dal lunedì al venerdì non fa per lui. “Ci sono persone che si adattano bene a quel tipo di vita. E’ una scelta che rispetto, se sei in grado di farlo sentendoti bene con te stesso. Io non ci riuscirei“.
La relazione con Bianca diventa una vita insieme qualche anno dopo, nel 2015, quando l’ormai affermato giocatore di poker piazza il raise decisivo: Koon si presenta a casa di lei con una cassa di vini, dicendole di tenerli per i loro “prossimi anniversari”. I due si sposeranno quattro anni dopo, in California.
Bianca Amstrong è per Jason Koon un turning point esistenziale e professionale. E’ la persona che lo aiuta a liberarsi di molti punti deboli, sia nei rapporti con gli altri che al tavolo da gioco. Fino al 2015 le vincite di Koon nei tornei live erano state di circa 3 milioni di dollari. Da quel momento in avanti crescono di altri 30 milioni.
Ma soprattutto Bianca Amstrong è la compagna che lo aiuta ad affrontare il problema più importante: quello di un confronto col proprio passato mai completamente risolto. E’ lei a raccontare il percorso di liberazione.
“Quando abiti in due nello stesso appartamento, conosci molto più in fretta chi ti sta vicino. E’ in quel momento che ho scoperto il trauma che Jason aveva subito da bambino. Prima vedevo solo una parte di lui: la determinazione a raggiungere il successo; il professionista; la cura per la forma fisica; il partner premuroso. Ma non riuscivo a scuotere il suo dolore interiore quando si trattava di emozioni. Alla fine, dopo tante ore passate insieme a parlarne, il muro è crollato. Credo che per la prima volta si sia sentito al sicuro: ha abbassato le difese e ha cominciato ad avere più consapevolezza delle proprie reazioni“.
E’ anche grazie alla sua compagna se la vita di Jason Koon si è arricchita di molti amici, buona parte dei quali sono grandi professionisti di poker: “Alcuni dei miei amici sono tra i migliori poker players del mondo, molto più talentuosi di me. Mi hanno accolto e aiutato, portandomi dove mi trovo adesso. E’ incredibile!“
Il resto, come si dice, è storia. Quella che vi abbiamo raccontato all’inizio, di un giocatore di poker che ha raggiunto il successo non solo grazie alle indubbie capacità e alla sua determinazione, ma soprattutto attraverso relazioni che lo hanno aiutato a sconfiggere i propri demoni interiori.
Le relazioni, quella con la moglie Bianca Amstrong su tutte, sono l’Omega positivo della sua storia.
“Quando ero ancora un bambino mi è capitato qualcosa di brutto. Mio padre ha condizionato negativamente la mia vita in tanti modi. Per questo voglio essere un padre attento e presente. Nella vita c’è una sorta di bilanciamento. Se mio padre mi avesse trattato meglio, magari sarei diventato una persona arrogante, pigra e demotivata. Chi può dirlo. Quello che so è che sarò un buon padre, anche per quello che ho vissuto sulla mia pelle“.
Foto di testa: Jason Koon (credits PokerNews)