Siamo sinceri: giocare a poker quando la posta in palio è modesta (il classico “pizza e birra”) è facile e forse anche poco divertente. Le cose cambiano quando in ballo c’è un torneo importante e doverlo abbandonare prima del tempo, cioè prima di raggiungere il premio che ci siamo prefissati, è frustrante.
Facciamo chiarezza. Non stiamo parlando di tornei con buy-in al di fuori della nostra portata, perché questo è un errore che non si deve commettere mai. In altre parole, mai giocare fuori budget o fuori bankroll, per usare la terminologia del poker. Ma quando invece siamo in un torneo che è entro i nostri margini di spesa e veniamo messi alla prova da una giocata decisiva, beh lì ci aspetta la parte emozionante di questo gioco!
Immaginiamo di essere in bolla piena o a un passo da un traguardo importante, come l’accesso al final table, e di avere una mano monster: tutto sembra in discesa, ma al river le cose si complicano a causa di un board molto connesso. A quel punto il nostro avversario va all-in…
In questa situazione si è trovato qualche anno fa il professionista James Olbst. Di lui abbiamo parlato ieri, presentandolo all’interno della rassegna dei giocatori di poker con un background scacchistico. Olbst è uno che macina risultati dal 2009: ad oggi ha collezionato 73 in the money, per un totale di $2.986.899 vinti nei tornei di poker dal vivo. Uno di questi, il più importante, è proprio quello che lo ha visto protagonista della storica mano.
Siamo nel 2016 e James Olbst, che è già un giocatore ampiamente affermato tra i professionisti, sta provando a centrare l’obiettivo più ambito: il titolo di campione del mondo di Texas Hold’em, quello che si ottiene vincendo il Main Event alle World Series Of Poker. L’australiano è molto vicino all’impresa. Ha raggiunto il Day7: da lì si accede al final table a 9.
I bui sono 100K/200K ante 30K quando Fernando Pons apre da cutoff per 450.000 chips con K♦Q♦. Alla sua azione seguono tre call: quello di Michael Ruane (bottone) che ha 9♣8♣, di Olbst (SB) con 7♦7♥ e infine di Qui Nguyen (BB) che si accoda con una mano marginale, 9♥6♣, ma ha tutte le pot odds per farlo.
Scende il flop: Q♠7♣J♣. Tre carte molto connesse fra loro, che aprono chance di progetti a colore e/o scala. E’ quest’ultima la situazione in cui si trova Ruane, che tra l’altro è anche chipleader del tavolo. Lo statunitense ha infatti straight flush draw, progetto per scala a colore e quindi tanti out a disposizione. L’original raiser, lo spagnolo Pons, ha invece preso la top pair. Ma è Obst ad essere avanti con il set floppato. La mano è destinata a vedere azione. I bui fanno check, Pons punta 625.000 ma subisce il raise di Ruane che con la sua monster draw rilancia in semibluff fino a 2,025 milioni. Obst non ci sta e a sua volta rilancia a 5,3 milioni. Foldano tutti, tranne Ruane che chiama. Il pot a questo punto è di oltre 13 milioni di chips.
Al turn si presenta un 10♣ che consegna la clamorosa scala colore al chipleader. James Obst, ora, non può più vincere. Il problema è che non lo sa, e può tranquillamente pensare che il suo avversario abbia chiuso colore o scala: in entrambi i casi per l’australiano ci sarebbero ancora chance di ribaltare la situazione con un fullhouse al river. Obst, prudentemente fa check e poi chiama la bet a 3,75 milioni di Ruane. Nel piatto ci sono adesso 20.765.000 chips.
L’ultima carta del board è un 10♦. Una carta pessima per Obst, perché gli regala proprio l’inutile full di 7 ai 10. L’australiano per un attimo crede di essere avanti e punta 4.700.000 ma, quando il suo avversario rilancia all-in, inizia a dubitarne. Ruane ha messo nel piatto 12,48 milioni: Obst in caso di call sbagliato scenderebbe a poco più di 3 milioni. Certo, è difficile che Ruane sia andato all-in con scala, forse potrebbe averlo fatto con colore. O magari con un full superiore, ad esempio con [Jx][Tx] o [Qx][Tx] in mano. Oppure potrebbe essere in bluff. La cosa interessante è che Obst gli dice chiaramente: “ho la sensazione tu abbia straight flush”, scala colore. E, qualche secondo dopo, effettua lo storico hero fold!
Nonostante questo salvataggio, alla fine chiuderà il torneo al 13° posto, per $427.930. Michael Ruane, che a quel punto è diventato chipleader assoluto, avrà l’occasione della vita ma anche lui non riuscirà a mettere le mani sul titolo: si fermerà al 4° posto del final table per $2.567.003, poi vinto dal semi sconosciuto Qui Nguyen. Degno di nota è anche il fatto Ruane arriverà 10° anche al ME WSOP 2017, per altri 825.000 dollari di premio.
Tornando al fold di Obst, dall’analisi a freddo potrebbe sembrare una mossa non troppo difficile da fare. Ma immaginate di essere davvero a quel tavolo e di poter mettere le mani su un piatto che potenzialmente vale 8 milioni di dollari: è ancora un easy fold?
Per mettersi nei passi di Obst, ecco il video di quella storica action:
Foto di testa: James Olbst (by PokerNews)