Nel nostro precedente articolo abbiamo esplorato alcuni termini che fanno parte del gergo del poker. Ecco qualche altro esempio di come si parla al tavolo – o nei blog – per il quale Google Translate non è d’aiuto!
Molto spesso nei report dei tornei di poker, sia live che online, si legge il termine cooler. Niente a che vedere con sistemi di raffreddamento, anche se in effetti ha a che fare con il concetto di “non scaldarsi troppo”. In sostanza si parla di cooler quando abbiamo una mano troppo forte per essere foldata che tuttavia si scontra con una più forte. Ad esempio, andare all-in preflop con coppia di K e trovare l’avversario che ha coppia di A è chiaramente un cooler. Anche floppare un set e trovarsi di fronte a uno superiore, cioè una situazione di set over set, è un cooler. In tutti questi casi si usa dire che la mano più debole è “dominata“, e che entrambe le mani sono monster.
Ma non sempre l’esito di un cooler è scontato. Così come partire nettamente in svantaggio in una mano non significa perderla sempre. Il poker è così, ed in queste situazioni che si parla di crackare la mano avversaria. Nell’esempio di prima, quello di KK vs AA, vincere la mano centrando sul board uno dei due K rimanenti consente di dire “ho crackato gli Assi”. In italiano si usa spesso l’espressione “scoppio“, da cui “scoppiare gli Assi“.
Un momento fondamentale in un torneo di poker è quando si realizza un 2-up o double up. La traduzione in questo caso è abbastanza letterale, cioè “raddoppio“: è il momento in cui un giocatore con meno chip vince un all-in contro uno che ne ha di più, e quindi raddoppia il proprio stack.
Rimaniamo per un attimo nell’ambito dei gettoni e quindi del piatto (pot) che si forma al centro del tavolo. A volte si sente l’espressione family pot. Di per sé family pot non indica nessuna parentela tra i giocatori, ma semplicemente un piatto al quale partecipa la maggior parte di chi è seduto al tavolo. Ad esempio, in una partita 6-handed (cioè con 6 partecipanti), c’è un family pot quando 4 o più giocatori vedono il flop.
Tra le azioni di gioco che meritano una traduzione, ci sono bluffcatchare, limpare e flottare. La prima (dall’inglese bluff-catching) è l’azione per cui si chiama una puntata al river con una mano che può battere solo un bluff. Una giocata rischiosa, quindi, ma molto spettacolare quando è corretta e che richiede un’ottima capacità di lettura. Questione da raggi X, insomma, gli stessi che servono per fare un hero call (più o meno il significato è lo stesso). Chi limpa, invece, non si è fatto male (to limp in inglese significa “zoppiccare”), ma semplicemente si limita a fare call nella fase preflop, anziché rilanciare. E’ probabile che, se più giocatori limpano, alla fine ci sarà un family pot. Anche il floating indica una scelta “attendista” (to float = galleggiare, fluttuare) ma per preparare un’azione molto aggressiva. In breve, si fa floating quando al flop si chiama con una mano che non ha legato alcun punto, ma con l’intenzione di provare un bluff sulle streets successive, cioè turn e river.
Un’espressione di gioco molto usata è valuebettare. Si fa una value bet, cioè una puntata “per valore”, quando si mettono nel piatto le chips nella speranza di essere chiamati da una mano più debole.
Altra azione di un certo peso è il grinding. Letteralmente equivale a “macinare”, ma non spezie (o altre sostanze), quanto piuttosto partite di poker. E’ l’attività dei giocatori professionisti, in particolare quelli dell’online, che “macinano” ore su ore di poker per abbattere la cosiddetta varianza (cioè le oscillazioni legate alla fortuna) e far prevalere la loro abilità. In questo modo rendono profittevole economicamente la loro abilità con le carte. Sono i “grinder del poker”, quelli che “grindano a certi livelli o determinati tornei”.
Quando invece una mano è battuta allo showdown, il giocatore non è tenuto a mostrarla se agisce per secondo, ovvero se è colui o colei che ha dichiarato il call. L’azione in questo caso è un muck, da cui muckare la mano. In italiano si usa l’espressione “mettere sotto” (al mucchio, muck) le carte, cioè restituirle al dealer che ricompone il mazzo e lo mescola per una nuova mano.
Terminiamo questa seconda carrellata di termini pokeristici con i nomi curiosi che indicano alcune mani. Cos’è infatti un quads? Qualcosa che tutti i giocatori sperano di centrare ogni tanto, perché equivale a poker, four-of-a-kind, cioè quattro carte uguali. Insomma, il terzo punto più alto del gioco, battuto solo dalla scala colore e dalla scala reale. Ancora più singolare è il termine wheel che indica la scala più bassa, quella che va dall’Asso al 5. La scala più alta (dal Dieci all’Asso) è invece definita Broadway, termine che viene usato anche per tutte le carte che la compongono (dal 10 all’A sono quindi tutte carte “Broadway”).
Wheel e Broadway si usano però solo per la scale che non sono di colore. Se invece le carte che compongono una scala sono tutte dello stesso seme, allora siamo di fronte rispettivamente a una straight flush o a una royal flush. Non usate quindi l’espressione Broadway flush, perché nessuno vi capirebbe!