Proviamo ad immaginare questa situazione. Siamo a un tavolo di cash game e, da Small Blind, riceviamo “i pini”. O American Airlines. Insomma, una coppia di Assi, la miglior starting hand possibile.
Prima di noi due giocatori hanno fatto azione, un raise e un call. L’azione più ovvia è un buon rilancio per cercare di ottenere il fold di almeno un avversario. Il call è una mossa un po’ “tricky”: pericolosa ma potrebbe anche portare molte chips di guadagno.
In ogni caso, foldare è fuori discussione. Nessuno butterebbe via una monster come AA in questa situazione. E invece è successo.
Il protagonista di questa giocata “a sorpresa” è David Fishman che nel 2010 ha buttato via A♦A♣, dopo l’apertura di Phil Laak con 6♥6♣ e il call di Jason Mercier con 4♥4♣.
Non solo, ma ci ha anche pensato un bel po’ prima di farlo. Non è stata una svista, quindi. Piuttosto un momento di follia o una giocata da vero e proprio “fish” (perdonateci il gioco di parole).
Ma se aggiungiamo il contesto nel quale il giocatore americano ha deciso di foldare gli Assi, allora il motivo delle scelta viene fuori. La partita, infatti, faceva parte dello show televisivo “Big Game” il cui format era abbastanza particolare.
Nel Big Game i giocatori non professionisti come Fishman, chiamati “Loose Cannon“, usufruivano di uno stack iniziale di $100.000. Il loro scopo era incrementare quella cifra nel corso di 150 mani da giocare contro “mostri sacri” del calibro di Doyle Brunson, Daniel Negreanu, Phil Hellmuth e Joe Cada, oltre ai già citati Laak e Mercier.
Al termine della sfida, ognuno di loro avrebbe potuto tenere il profit ottenuto. Ma il concorrente che alla fine del programma avesse ottenuto il profit più alto, si sarebbe garantito anche un premio supplementare: un pacchetto per partecipare al North American Poker Tour (NAPT) del valore di $50.000.
Il clamoroso fold diventa sempre meno clamoroso se aggiungiamo che la coppia di Assi è arrivata nel corso della 114° mano: in quel momento Fishman era già in testa alla classifica dei migliori profit, con una seria ipoteca sulla possibilità di andare al NAPT.
Insomma, David Fishman è stato vittima del format del Big Game, ma al tempo stesso la sua giocata diventa comprensibile: nessun rischio quando sei così vicino alla meta (a condizione che il ticket sia la meta).
A posteriori, poi, il suo diventa perfino un hero fold. Al flop sono infatti arrivati un paio di sei che hanno consegnato a Phil Laak un quads e sui quali Fishman si sarebbe probabilmente schiantato.
Qualcuno potrebbe obiettare che passando la mano migliore David Fishman ha comunque rinunciato a un potenziale profitto. Ma il problema principale non è tanto questo, quando piuttosto l’esito finale di quella edizione del Big Game.
Nell’ultima puntata dello show, infatti, il Loose Cannon Bob Ferdinand, grazie a due double-up, riuscì a superare Fishman nella classifica dei profitti.
Immagine di testa credits WPT/PokerNews