Quando Dario Minieri, il 18 giugno 2008, si siede al tavolo finale dell’evento $2.500 NLH 6-handed ha soltanto 23 anni. Eppure è già una superstar del poker live e una “supernova” di quello online.
Il suo nome, il suo look, quello con occhiali scuri e sciarpa della Roma bene avvolta attorno al collo, sono riconosciuti un po’ dappertutto. Non solo in Italia, ma anche all’estero.
Il suo percorso di giocatore è simile a quello di tanti altri giovani di quel periodo. Dopo essere stato un ottimo giocatore di Magic: The Gathering (Magic: L’Adunanza), il player di Roma resta affascinato dal poker. Le affinità con il gioco di carte collezionabili ci sono, ma soprattutto c’è un’innata predisposizione per tutto quello che è competizione ludica. Il poker sportivo, cioè quello da torneo, gli viene particolarmente facile.
Il segreto del suo successo è l’imprevedibilità. Grazie a un gioco molto aggressivo, mette costantemente gli avversari sotto pressione, rilanciando anche con mani molto marginali. Ma sarebbe un errore etichettarlo come “maniac”. E’ quello che fanno spesso i suoi avversari al tavolo che, stremati dai suoi continui attacchi, non gli danno più fiducia. Lo mettono ai resti, salvo poi trovarlo equipaggiato per il call.
Minieri è uno dei migliori interpreti a livello mondiale della new generation del poker, è la risposta italiana allo stile loose aggressive battezzato dagli scatenati player nordici. Uno stile che funziona.
Tra il 2005 e il 2007, Dario Minieri realizza 7 ITM in eventi internazionali di poker. Tra questi c’è un terzo posto all’EPT di Baden 2007 (Austria), un 22° all’EPT Grand Final di Montecarlo (2006), e tre piazzamenti a premio alle WSOP (due nel ME). Il tutto per quasi 300mila dollari in 3 anni, solo con i tornei live.
Ma è il 2008 l’anno d’oro per il romano. Ad aprile è di nuovo terzo ad un EPT. Lo gioca “in casa”, a Sanremo, e la vittoria gli sfugge di pochissimo. Chiude terzo dietro al francese Anthony Lellouche (2°) e all’esordiente, ma futura stella del poker mondiale, Jason Mercier (1°). Poi arriva quel giorno a Las Vegas.
Si gioca il 31° evento delle WSOP 2008. Al tavolo finale, insieme a Dario Minieri, lottano per il braccialetto John O’Shea, Kevin Song, Justin Filtz, Stuart Marshak e Seth Fischer. Sulla carta, il più esperto e titolato è di gran lunga lo statunitense Song che in quel momento vanta già un titolo WSOP, 2 milioni di dollari vinti e un mare di piazzamenti a premio, iniziati nel lontano 1994. Un veterano, un giocatore solido ma anche un po’ “old style”. Tutti gli altri sono dei debuttanti.
Il final table inizia così:
Seat 1: Kevin Song (Rowland Heights, California) — 1,173,000
Seat 2: Justin Filtz (Stevens Point, Wisconsin) — 891,000
Seat 3: Dario Minieri (Rome, Italy) — 1,721,000
Seat 4: Stuart Marshak (Chicago, Illinois) — 183,000
Seat 5: John O’Shea (Dublin, Ireland) — 589,000
Seat 6: Seth Fischer (Palm Harbor, Florida) — 508,000
Nel giro di un’ora arrivano due eliminazioni. Escono Marshak (6°) e O’Shea (5°). Non è Minieri a realizzarle, ma è lui che ha il controllo sul tavolo. Attacca quasi il 70% dei piatti, il più delle volte ottenendo il fold degli avversari. Qualcuno perde la bussola.
Kevin Song apre da bottone a 75mila (bui 12K/24K). Minieri 3betta 15.000 da BB. L’americano questa volta non vuole mollare e va all-in con K♣J♥. Il Caterpillar ci pensa un po’ alla fine chiama con A♦8♥. Il board è liscio fino al turn, poi un A♣ finale chiude la mano a favore di Minieri. Song, l’avversario più pericoloso per l’italiano è out.
A questo punto l’azione prosegue 3-handed, con Minieri sempre più al comando. E la musica non cambia per i successivi tre livelli di gioco, nonostante sia Filtz che Fischer centrino due double-up ai danni del pro italiano.
Verso la fine del livello 24, arriva la botta che elegge i due finalisti. Resti tra Filtz A♠A♥ e Fischer A♣K♥. Il secondo è praticamente condannato e, dal momento che i due sono praticamente pari stack, tutti si aspettano un duello per il titolo tra Minieri e Filtz. Due K, uno al flop e uno al turn, decidono diversamente.
L’heads-up tra Dario Minieri e Seth Fischer dura circa un’ora e mezza. E’ un continuo scambio di colpi, ma lo statunitense è combattivo e mantiene il vantaggio. Almeno fino a questa mano clamorosa. Apre Fischer a 180K (bui 30K/60K), Minieri prova a rubare il piatto shovando con 4♠3♠, L’americano snappa e mostra K♠K♦. 80%-20%, sembra finita. E invece il destino ha un piano diverso e dispone questo board: 2♦8♠J♠4♦4♥. Trips per Dario Minieri che si riporta avanti.
9 mani dopo finisce tutto. All-in preflop: Fischer con K♦10♦ vs Q♦Q♥ dell’azzurro. Il board è liscio e Dario Minieri vince 528.418 dollari e il titolo WSOP, il quarto per l’Italia dopo quello di Walter Farina (1995) e i due di Max Pescatori (2006 e 2008). Qualche mese più tardi, Minieri ottiene un altro 3° posto EPT, questa volta a Varsavia.
Negli anni successivi Dario Minieri continua a ottenere risultati importanti. Le sue vincite live accreditate su TheHendonmob.com ammontano a 1,9 milioni di euro. Il dato, però, è fermo al 2016 e non tiene conto di alcuni risultati ottenuti fuori dall’Italia dal 2014 in avanti.
La ragione è che nel 2012 Minieri e altri giocatori italiani vengono presi di mira dal fisco italiano che con l’operazione “All-in” punta il dito sulle vincite realizzate all’estero. Ci vorranno quasi 4 anni di ricorsi prima che la Commissione Europea si dichiari contraria all’operazione, ricordando al nostro Paese il divieto di doppia imposizione fiscale all’interno dell’UE. Minieri evita la sanzione ma nel frattempo il suo trend vincente si è interrotto.
In quel periodo Dario Minieri si vede molto meno nei tornei dal vivo. La battaglia col fisco c’entra, ma ci sono anche ragioni economiche. E’ lui stesso ad ammetterlo in un’intervista rilasciata durante le WSOP del 2017: “Ho cambiato il mio bankroll management. Non avevo i soldi necessari per tornare a Las Vegas. Ho dovuto subire degli swing e non potevo più contare su somme che avevo a disposizione in passato“. (fonte per la traduzione italiapokerclub.com)
Quegli swing sono forse l’ammissione che, da un certo momento in avanti, vincere a poker è diventato molto più difficile, anche per un campione come lui. E’ il dazio che tutta quella generazione di poker player ha dovuto pagare all’evoluzione del gioco e all’impoverimento del field.
Dario Minieri ha dichiarato, sempre nell’intervista del 2017, di voler tornare a competere: “Non mi piace fare programmi a lungo termine. Valuto semplicemente come mi sento e decido. Ma sicuramente giocherò di più a poker in futuro“.
E’ difficile dire se Dario Minieri oggi possa essere ancora il Caterpillar del quinquennio 2005-2010. Ma è certo che quel braccialetto continua a brillare, immune all’usura del tempo.
Foto di testa: Dario Minieri in azione alle WSOP 2017 (credits PokerNews)