C’è una data precisa che separa il poker che oggi conosciamo, fatto di online, grinder ed eventi live da migliaia di partecipanti che offrono montepremi plurimilionari, da tutta la storia precedente di questo gioco.
La data è il 23 maggio 2003. Quel giorno al Binion’s Horseshoe di Las Vegas si sta giocando l’ultimo atto del Main Event delle World Series Of Poker (WSOP). Dopo l’eliminazione al terzo posto di Dan Harrington (campione del mondo nel 1995), a contendersi il titolo e soprattutto i 2,5 milioni di dollari per il vincitore ci sono Sam Farha e Chris Moneymaker.
I due incarnano una storia vecchia quanto il mondo e al tempo stesso nuova. Farha è già un giocatore affermato, uno specialista di Omaha (soprattutto Hi/Low) cash game. Il libanese – ma residente negli States – all’attivo ha un braccialetto WSOP vinto nel 1998 (PLO Omaha) e altri due ne arriveranno in seguito: uno nel 2006 e uno nel 2010, sempre nella specialità delle 4 carte. Moneymaker, al contrario, è l’absolute beginner. Di lui si sa che ha 28 anni e che lavora come contabile ad Atalanta, dopo aver conseguito un master in contabilità all’Università del Tennesee. L’ultima informazione riguarda il gioco e il torneo: si è qualificato al ME WSOP attraverso un satellite da 39 euro. Un investimento minimo che però gli ha consentito di raggiungere la sfida finale per il titolo di campione del mondo e per la prima moneta in palio.
L’heads-up si mantiene su un sostanziale livello di equilibrio per alcuni livelli. Moneymaker non sfigura affatto di fronte al più “navigato” giocatore texano, grazie all’esperienza accumulata rapidamente giocando sulle piattaforme di Internet. Poi arriva l’uno-due con il quale lo sconosciuto contabile di Nashville mette KO il professionista.
Il primo è entrato di diritto nella storia del poker. Siamo all’heads-up per il titolo e i livelli sono 20.000/40.000. Moneymaker è in vantaggio con 4,6 milioni di chips a 3,77 e apre con K♠7♥. Farha decide di chiamare da BB con Q♠9♥. Sul flop scendono 9♠2♦6♠ e l’azione è check-check. Il turn è un 8♠: Farha esce puntando 200K ma Moneymaker rilancia 4 volte di più. Il professionista libanese chiama e il suo call fa salire il piatto a 1,8 milioni di chips. L’ultima carta è un “mattone”: 3♥. Farha fa check per l’ultima volta ma il rookie non gli lascia tregua e annuncia l’all-in. L’eventuale call di Farha, che ha la top pair, vale il braccialetto del Main Event 2003 ma il professionista libanese, dopo qualche minuto, non trova il coraggio per farlo. Il qualificato online ha bluffato il professionista.
La mano che chiude il match arriva pochi minuti dopo. Su questo flop J♠5♠4♣ Moneymaker fa check, Farha piazza una bet da 125K che Moneymaker rilancia fino a 320.000. Farha ha una breve esitazione e poi mette tutte le chips in mezzo. Moneymaker snappa e gira sul tavolo le sue carte: 5♦4♠, doppia coppia contro la top pair di Fahra che ha J♥10♦. Il resto è storia: prima un ininfluente 8♦ al turn, poi il 5♥ al river che trasforma il sogno in realtà.
Un sogno non solo per Moneymaker che vince 2,5 milioni di dollari a partire da un satellite da 39 – dirà poi che si è trattato di un doppio step da 86 dollari – ma per tutto il settore poker. Sono i numeri a dirlo.
Al ME WSOP del 2003 ci furono poco più di 30 qualificati e 839 giocatori totali. L’anno successivo arrivarono 316 qualificati, le registrazioni salirono a 2.576 e di nuovo fu un giocatore proveniente dai satelliti online a vincere, Greg Reymer. Nel 2005 i qualificati online diventarono 1.116 e nel 2006 raggiunsero quota 1.593. Sempre quell’anno i partecipanti al ME furono 8.773, un record ad oggi ancora imbattuto.
Da quel giorno si è iniziato a parlare di “effetto Moneymaker“, cioè della crescita esponenziale del poker che, nonostante il calo post Black Friday, ancora oggi distanzia di anni luce la storia precedente di questo gioco e che si regge sul “chiunque ce la può fare” rappresentato da Chris Moneymaker.
Un ultimo aneddoto legato a quella finale. Qualche livello prima dello storico bluff, di fronte alla proposta di Chris Moneymaker di splittare il montepremi Sam Farha aveva risposto: “Mettiamo insieme i due premi e chi vince si prende tutto“. Buon per lui che il suo avversario non abbia accettato, altrimenti Farha non avrebbe incassato 1,2 milioni per il secondo posto.
Immagine di testa credits PokerNews/WSOP