Il poker è un “one man show”. Si gioca individualmente: uno solo contro tutti, compresa la malasorte. Non c’è un team al quale fare affidamento durante la partita.
Ma è davvero sempre così?
Se parliamo di cash game, la risposta non può che essere affermativa. Quando invece il poker è da torneo, allora esistono alcune eccezioni. Poche, forse rappresentano l’1% della totalità delle competizioni, ma qualche team tournament esiste.
I più rinomati sono tre.
TAG TEAM
Il termine “tag team” è preso dal wrestling dove indica un incontro tra squadre composte da due (o più) lottatori. I wrestler combattono uno alla volta (in teoria), alternandosi sul ring dopo essersi scambiati il “touch” con la mano. In questo modo:
Nel poker il “gimme five” non è necessario, ma l’idea rimane la stessa: due o più giocatori che si alternano al tavolo durante il torneo.
Il Tag Team è stato introdotto per la prima volta alle World Series Of Poker del 1979. In quella occasione l’evento è stato chiamato Mixed Doubles, perché il team doveva essere formato da una donna e da un uomo, esattamente come in un doppio misto di tennis. Non solo, ma il gioco non era il Texas Hold’em bensì il Seven-Card Stud.
Volete sapere chi ha vinto la prima edizione di Mixed Doubles? Il duo formato dalla “pioniera del poker” Starla Brodie (1955-2014) e dall’intramontabile Doyle Brunson.
Il torneo Mixed Doubles è proseguito fino al 1983, dopodiché è stato sparito dal palinsesto delle WSOP. Ci è ritornato nel 2016 con un nuovo nome e un nuovo formato.
Rispetto al predecessore, il Tag Team WSOP prevede squadre formate da un minimo di due giocatori fino a un massimo di quattro. La competizione si svolge in modalità Texas Hold’em No Limit.
Il team deve essere registrato al completo in un’unica volta, non possono esserci new entry dopo il buy-in. Ogni membro della formazione deve presentarsi al tavolo da gioco prima dell’inizio del torneo e giocare almeno un giro di bui nell’arco della giornata, pena l’eliminazione dell’intero team. Il cambio può avvenire in qualsiasi momento, ma il giocatore non deve essere attivamente in una mano. E’ questa forse la regola più importante, per evitare che ci sia un assolo del player più forte. Inoltre è giusto che ognuno faccia la propria parte, visto che l’eventuale premio viene diviso equamente fra tutti i compagni di squadra!
A proposito di denaro, il costo di iscrizione dal 2016 al 2022 è sempre stato molto abbordabile, cioè 1.000 dollari. Con un’unica eccezione: quella del 2017, quando al Tag Team “minore” si è aggiunto l’evento da 10mila dollari di ingresso, vinto da Liv Boeree e Igor Kurganov, coppia al tavolo e anche nella vita.
Tra gli altri team vincitori del Tag Team WSOP ricordiamo il duo Ryan Fee-Doug Polk (2016) e quello formato dal britannico Patrick Leonard e dal norvegese Espen Uhlen Jørstad che nell’edizione del 2022, pochi giorni dopo l’evento di Tag Team, ha vinto il Main Event WSOP.
WORLD CUP OF POKER
Il nome stesso della competizione fa capire che dal confronto con wrestling e tennis si passa a quello con il calcio.
La World Cup of Poker è una competizione per team nazionali che si è svolta dal 2004 al 2014. Barcellona è stata la sede delle prime quattro edizioni, dopodiché il torneo si è spostato alle Bahamas, ospitato all’interno della PCA.
Il format del torneo era duplice. La prima fase si svolgeva interamente online, al termine della quale 9 squadre da 5 giocatori ognuna si qualificavano per la fase finale. Quest’ultima, il Grand Final Live, era invece completamente dal vivo ed articolata in due round.
Nel primo ogni giocatore di ciascuna nazione veniva posizionato su un tavolo a 9. Quindi 5 tavoli in tutto con un giocatore per team. A quel punto si svolgeva un sit&go di Texas Hold’em per determinare lo starting stack che ciascuna squadra avrebbe poi avuto al secondo round, quello del tavolo finale. Qui la gara diventava un tag team in cui i giocatori di una squadra si alternavano durante le varie fasi. In palio c’era un premio che in media si aggirava sui 100mila dollari.
La World Cup of Poker ha regalato alcune belle soddisfazione ai giocatori italiani. La nazionale del Belpaese si è infatti piazzata al 3° posto nel 2009 dietro a Germania (1a) e Australia (2a). In quella squadra giocavano Valeriano Bilancetti, Omar Pennisi, Fabrizio Villa e Michele Migliore, oltre al team leader Luca Pagano. Due anni dopo gli “azzurri del poker” hanno vinto il torneo, lasciando al secondo posto il team UK (capitanato da Liv Boeree) e al terzo un team composto da 4 giocatori ucraini e dal pro russo Alex Bilokur. Il quintetto italiano vincitore della World Cup of Poker 2011 era formata da Luca Pagano, Davide Scafati, Litterio Pirrotta, Marco Mancini e Ravel Furfaro.
La nazionale che ha vinto più titoli è quella del Costarica, grazie a un back-to-back nelle prime due edizioni.
GLOBAL POKER MASTERS
I Global Poker Masters hanno avuto vita breve ma intensa. Organizzata nel 2015 all’interno dell’EPT Malta Poker Festival, la competizione ha riguardato otto nazioni: Germania, USA, Canada, Francia, Ucraina, Inghilterra, Russia e Italia. Ogni team si è presentato in sala con 5 giocatori.
I nomi di quei protagonisti danno l’idea del prestigio del torneo, nonostante non ci fosse denaro in palio ma solo la gloria e l’onore di rappresentare il proprio Paese. Parliamo del campione del mondo Jonathan Duhamel, di Sam Trickett, Bryn Kenney, Ole Schemion, Vitaly Lunkin, Fabrice Soulier, Eugene Katchalov solo per citare i più rappresentativi di ogni team.
Anche l’Italia ha fatto la sua parte, presentando un quintetto decisamente molto competitivo: Mustapha Kanit, Andrea Dato, Dario Sammartino, Rocco Palumbo e Giuliano Bendinelli. Un team che decisamente non ha deluso.
Ma prima di arrivare al risultato finale, parliamo della formula. Tre giornate per altrettante fasi. La prima, definita playoff, ha visto un serie di sit&go al termine dei quali è arrivata la prima eliminazione (Inghilterra).
Il secondo turno è stato quello degli heads-up al meglio delle tre partite, per ridurre ulteriormente il field. Uscita la Francia, i team rimasti si sono affrontati su un tavolo 6-max secondo il format del tag team. L’heads-up conclusivo di quel tavolo è diventato così la finale dei Global Poker Masters, e cioè Italia vs Russia.
In realtà non si è trattato di un testa a testa singolo, ma di un match best-of-5, con ogni giocatore impegnato contro un avversario. Ebbene, all’Italia sono bastati i primi tre HU per chiudere la sfida con un secco 3-0 che ha consegnato agli azzurri il titolo mondiale Global Poker Masters!
Chiudiamo questo resoconto con una nota di rammarico per l’attuale mancanza di eventi a squadre. Al momento è rimasto solo il Tag Team delle WSOP, un torneo molto apprezzato ma che a nostro avviso non basta a colmare la lacuna. E’ un peccato perché vedere un gruppo di giocatori che lottano insieme per la vittoria comune è una cosa emozionante anche nel poker.
Va detto che esiste una quarta competizione mondiale a squadre, anche se è molto meno nota. Si chiama World Championship of Amateur Poker e si svolge tutti gli anni nel Regno Unito, grazie all’organizzazione APAT. Come indica il nome stesso, l’evento si rivolge principalmente a giocatori non professionisti che possono partecipare grazie al buy-in contenuto (50-100 sterline).
L’Italia si è laureata campione del mondo APAT nel 2015, grazie alle performance di Luca Cannella, Gabriel Iemmito, Germano Cervetti e Fabrizio Vigani.
Immagine di testa: il team italiano che ha vinto i Global Poker Masters 2015. Da sx Rocco Palumbo, Dario Sammartino, Andrea DAto, Mustapha Kanit e Giuliano Bendinelli (credits Assopoker/Global Poker Masters)