La possibilità di chiudere punti alti è ciò che rende divertente e spettacolare il Pot Limit Omaha, anche se vedere il proprio colore nuts battuto da un fullhouse chiuso al river può risultare frustante. La frustrazione diminuisce quando si iniziano a capire le odds (probabilità) implicate di questo gioco.
Per capirci, se nel Texas Hold’em avere al flop un progetto di scala bilaterale (8 out) o di colore (9) corrisponde a una buona mano, nel PLO il singolo draw spesso non giustifica l’investimento di chips, tante sono le combinazioni che si possono creare sul board.
E non è tanto una questione legata alle carte coperte. Una volta sceso il flop, infatti, le carte sconosciute sono 45 nel PLO e 47 nel TH. Due carte “coperte” in meno non costituiscono di per sé un gap enorme, a fare la differenza sono invece le due in più che abbiamo in mano.
Quattro hole cards consentono spesso di giocare multi-way draws al flop, cioè combinazioni tra progetti di scala (bilaterale e/o incastro), di colore o di set che possono trasformarsi in fullhouse al turn o al river. Se la nostra selezione delle starting hands è buona, il più delle volte riusciamo ad avere almeno un 50% di odds favorevoli già al flop.
Con quattro carte in mano bisogna quindi abituarsi a ragionare “in grande” quando si tratta di out e di percentuali per chiudere una mano vincente. E quando diciamo vincente ci riferiamo a un punto dal set in su, al di sotto di questo limite conviene fare un bel fold o trasformare la mano in un bluff.
Approfondire i numeri di questa variante è utile, perché facilita la transizione dal TH a PLO.
Nel Pot Limit Omaha ci sono 270.725 starting hands, contro le 1.326 del Texas Hold’em. Questo significa che, se da un lato è importante avere una chiara hand selection in mente, aspettare solo le mani al top del ranking potrebbe richiedere troppo tempo!
Un numero così elevato incide anche sulla forza delle singole mani. Ad esempio, quando nel poker alla texana ci viene servita una coppia, possiamo a buon titolo pensare di avere la mano migliore in quel momento. Per questo si sente dire spesso che quando si gioca a TH la coppia va difesa nella fase preflop.
Non così nel PLO, dove in media il 50% dei giocatori al tavolo trova una coppia tra le quattro carte di partenza. La probabilità di avere una pocket pair nel PLO è infatti nove volte superiore rispetto al TH. Basta fare due conti. Dopo aver ricevuto la prima carta, nel mazzo del Texas Hold’em rimane solo un’altra carta che può dare una coppia di partenza. Nel PLO, invece, con già tre carte in mano ce ne sono altre tre per ognuna che possono formare una pocket pair, nove in tutto.
Non bisogna quindi montarsi la testa di fronte a una coppia nella starting hand. E nemmeno quando chiudiamo un set medio-basso al flop, perché c’è la discreta probabilità che un avversario abbia il set superiore.
Ancora più probabile (e quindi di scarso valore) è avere una coppia chiusa al flop: con quattro carte in mano, la centriamo nel 46,3% dei casi.
Ma la prudenza è necessaria anche nei confronti delle carte suited. Il 70% delle volte i giocatori di Omaha ricevono due carte dello stesso seme e quasi sempre si tolgono out a vicenda. L’ideale è avere la doppia combinazione, cioè una starting hand double suited per la quale c’è un 14% di probabilità.
Completare un colore significa avere un punto forte, meglio ancora se è nuts ovviamente. Le odds di riuscirci ammontano al 4.02%. Attenzione però ai board che mostrano una coppia, perché un avversario che ha settato o ha tris potrebbe chiudere un fullhouse. Non sono situazioni così rare: solo al river, c’è un 25% di chance che il board diventi “accoppiato”.
Da tutto questo dobbiamo trarre un insegnamento importante. Con quattro carte in mano e fino a cinque sul board serve prudenza quando si decide se e quanto puntare. Il fatto che l’Omaha si giochi Pot Limit o addirittura Limit lo conferma.
Così come è utile fare un buon uso di pot building e pot control: due tecniche fondamentali per questo tipo di poker che tratteremo in uno dei prossimi articoli.
Immagine di testa: Phil Galfond, uno dei migliori giocatori di Omaha in circolazione (credits PokerNews)