Ad un potenziale galateo del poker abbiamo fatto riferimento qualche tempo fa. Adesso però vogliamo approfondire l’argomento, concentrandoci su quello che è scorretto fare al tavolo da gioco (parliamo quasi esclusivamente di poker dal vivo) ed è sanzionato dal regolamento, e non quello che semplicemente riguarda la buona educazione.
Partiamo dal cosiddetto “puntare a singhiozzo” o string bet. Si verifica quando un giocatore, senza aver prima dichiarato a voce l’entità della puntata, mette le chips o le pile di chips un po’ alla volta. E’ un atteggiamento scorretto, perché può trarre (intenzionalmente?) in inganno sia il dealer che gli avversari, i quali potrebbero decidere di agire quando l’azione di puntare non è ancora terminata. Per questo lo string bet non solo è biasimato dal punto di vista del galateo, ma è anche sanzionato dal regolamento. Ovviamente ciò non avviene se prima il giocatore ha dichiarato quante chips intende puntare.
La sanzione contro questa e altre scorrettezze che vedremo, consiste nell’esclusione da una o più mani. Nei casi più gravi si arriva ad essere lasciati fuori per un livello, a volte anche due, fino all’allontanamento dal torneo (caso rarissimo in verità).
Sembra ovvio, ma c’è ancora chi lo fa. Si tratta soprattutto di giocatori non abituati alle competizioni ufficiali, ma mostrare le carte a qualcuno durante l’azione, fosse anche uno spettatore, è severamente proibito. A mano terminata è possibile farlo, anche se il più delle volte non è una grande idea, perché equivale a dare informazioni gratis. Esiste poi una regola non scritta ma globalmente accettata per la quale se un giocatore alla fine della mano mostra le proprie carte ad un altro, deve farle vedere a tutti. E’ il cosiddetto show one, show all e, anche se non è prevista dal regolamento, il nostro consiglio è di adottarla per evitare di crearsi troppe antipatie al tavolo.
Giocare fuori turno e mettere una puntata per una quantità di chips non corretta (ad esempio dichiarando un importo e poi mettendone uno diverso) sono altri tipi di scorrettezze. Spesso non nascondono malizia quanto piuttosto distrazione, ma sono comunque irregolarità che possono costare care, perché il regolamento in linea generale vieta la possibilità di ripetere l’azione compiuta dal giocatore, oppure la modifica a danno dello stesso. Ad esempio, se un giocatore dichiara un rilancio ma la quantità di chips non è corretta, l’azione viene trasformata in un call.
Anche il trash talking, cioè utilizzare un linguaggio scortese e/o aggressivo può diventare controproducente. Ci sono dei limiti: fino ad un certo punto può essere tollerato, ma quando si supera il segno scatta la penalità che quasi sempre consiste nell’esclusione dalla mano in corso.
Ci sono infine alcuni comportamenti ai limiti che, se anche non vengono puniti alla prima occasione, possono richiamare l’attenzione del direttore del torneo: questi può decidere di sanzionare l’azione nel caso venisse reiterata.
Il primo e forse più odioso è il cosiddetto angle shooting. Non c’è una traduzione italiana vera e propria, ma in sostanza equivale a prendersi dei vantaggi con azioni “ingannevoli”. Ad esempio simulare un’azione senza compierla fino in fondo (magari toccando le chips o le carte) per individuare le reazioni degli avversari. A volte può essere usata per indurre in errore lo stesso dealer che annuncia un’azione, quando invece non viene eseguita, sempre con lo scopo di vedere come reagiscono gli altri giocatori. Un esempio: fare un movimento con le mani che assomiglia al “check” e quando il dealer lo comunica a tutti come tale, l’angle shooter dichiara che quella non era la sua scelta, approfittando dell’ambiguità gestuale con la quale al tavolo è oggi accettato il check. Una buona regola è quella di accompagnare la propria azione alla dichiarazione a voce.
L’angle shooting sfrutta in sostanza alcuni vuoti normativi o cerca di forzare le regole già esistenti e quindi è problematico da sanzionare. Almeno la prima volta. Attenzione però perché quando il giocatore insiste in questo atteggiamento il dealer, spesso sostenuto dagli altri giocatori, può richiamare l’attenzione del direttore del torneo per consentire un buon proseguimento della partita.
Anche allungare le mani verso il piatto appena vinto non è sanzionato ma può creare problemi, soprattutto nei casi di all-in con stack diversi, che è la normalità, o quando ci sono split pot (cioè piatti da dividere) o piatti secondari. Bisogna sempre attendere il conteggio e la ripartizione delle chips da parte del dealer per evitare possibili contestazioni.
Chiudiamo con un’azione scortese, fastidiosa e che può inficiare la mano. Normalmente si usa l’espressione inglese (to) splash the pot quando le chips vengono messe nel piatto in maniera caotica piuttosto che ordinatamente disposte in pile. Magari spingendo in avanti i gettoni con le mani a modi “spalaneve”, oppure facendole cadere dall’altro come in una scena di un famoso film sul poker (quale? La risposta è nel video in fondo dell’articolo). In ogni caso, si tratta di sistemi eticamente scorretti e che soprattutto complicano moltissimo la vita al dealer. Supponiamo, ad esempio, che il giocatore poco educato in questione dica “punto 500” e poi versi le chips nel piatto in maniera disordinata. A quel punto il dealer è costretto a ricreare tutta l’azione precedente e a contare i gettoni nel piatto per sincerarsi che l’importo dichiarato sia quello corretto. Si creano così molti problemi che spesso obbligano l’intervento del direttore del torneo o della sala ad esprimere il proprio verdetto, anche senza che esista una regola specifica che di fatto vieti di splashare il piatto.
Naturalmente ci sono anche altre azioni che sono chiaramente proibite dal regolamento e sulle quali non ci siamo addentrati data la loro ovvia irregolarità: la collusion (collusione), ovvero l’accordo segreto tra due o più giocatori che si aiutano durante la partita; oppure segnare le carte o sottrarre fiches dal piatto o dallo stack degli altri giocatori. Come detto, si tratta di irregolarità evidenti per le quali il regolamento comporta le sanzioni più pesanti.
Ma esattamente di quale regolamento stiamo parlando? Le case da gioco, sia live che online, possono avere norme specifiche per i propri tornei ma nella maggior parte dei casi si usa quello elaborato dalla TDA, cioè la Tournament Directors Association. Un altro punto di riferimento è quello usato alle World Series Of Poker ma che per i punti principali è molto simile a quello della TDA.
Infine, se non avete indovinato a che film abbiamo fatto riferimento, ecco come promesso l’aiuto: