Chiamateli American Airlines, Pini, Bullets (pallottole) o Rockets (razzi), chiamateli un po’ come volete, ma la sostanza non cambia: la coppia di Assi rimane la starting hand più desiderata.
AA (i due simboli spiegano graficamente i vari nickname) è la mano di partenza più forte dal punto di vista statistico. Preflop è in vantaggio contro qualsiasi avversario. 80%-20% contro un’altra coppia, 90-10 se opposta a mani forti e suited come Big Slick (AK), AQ e via dicendo. Contro di lei se la cavano leggermente meglio i connectors medi, a patto che siano dello stesso seme: ad esempio, A♠A♥ vs 9♣8♣ è un 78-22.
La situazione cambia improvvisamente se l’azione non è heads-up. Già contro due avversari le chance di AA si assottigliano, fino ad arrivare al 50% e anche meno quando nel piatto sono coinvolti altri tre giocatori. Per questo chi ha AA cerca sempre di fare un po’ di selezione con un solido rilancio prima del flop. Ma anche così può capitare la bad beat, perché neppure gli Assi sono invulnerabili.
Questo è un fatto che ogni buon giocatore sa di dover accettare. Tranne quando le statistiche preflop dicono split al 95.65% e in palio ci sono tanti soldi.
Il caso in questione può essere uno solo: coppia di Assi vs coppia di Assi. Lo scoppio è durissimo da accettare, soprattutto se si verifica in un torneo di altissimo livello e molto costoso.
Parliamo del Big One for One Drop, l’evento creato da Guy Laliberté nel 2012 alle World Series Of Poker, per giocatori ben dotati dal punto di vista economico: il buy-in è di 1 milione di dollari. 111.111 di questi vengono tuttavia prelevati per essere devoluti a cause benefiche, la lotta contro la carenza d’acqua in primis.
Nonostante la detrazione, il montepremi rimane comunque enorme, così come la prima moneta: la media nelle quattro edizioni finora disputate (compresa quella del 2016, giocata a Monte Carlo come One Drop Extravaganza), è stata di 14 milioni di dollari per il vincitore.
L’edizione che però ci interessa è quella del 2014, giocata all’interno delle World Series Of Poker. L’evento registra 42 entries, per un prizepool complessivo di $37.333.338. Non è il record, che spetta invece a quello della prima edizione vinta da Antonio Esfandiari nel 2012, ma rimane il secondo più ricco.
Ad un certo punto del Day2, quando ci sono ancora 10 giocatori in gara, il businessman americano con la passione per il poker Cary Katz (33 milioni incassati nei tornei dal vivo), si trova in mano A♠A♥. Punta 225.000 (bui 50K/100K) da utg. Tutti foldano fino al BB, posizione occupata da Connor Drinan. Il pro a stelle e strisce (11 milioni di dollari vinti in carriera, oltre a quelli ammassati online) controlla a sua volta le hole cards e “spilla” A♦A♣!
L’occasione è buona per una 3-bet. Drinan fa 580mila. Katz non pensa neanche per un momento allo slowplay e piazza una forbet da 2 milioni. A questo punto i giochi preflop sono decisi: Drinan pusha i restanti 4.970.000 e Katz snappa.
Allo showdown quest’ultimo se ne esce con un: “E se ci limitassimo ad uno split pot?”. Parole profetiche.
Il flop porta 2♦K♥5♥. Niente di particolare, se non per il fatto che a questo punto Drinan può solo splittare. Le probabilità dicono 95% piatto diviso, 5% vittoria di Katz. La situazione cambia un po’ quando al turn si materializza un 4♥. Adesso all’80% è split, al 20% Katz chiude colore runner-runner. Ovviamente l’ultima carta trasforma quel 20 in 100%: un 2♥ che completa il flush draw del businessman.
Drinan è out e dovrà assistere al final table senza di lui. La cornice finale è il laconico commento di Norman Chad, ai microfoni di ESPN: “Un milione di dollari spazzato via da AA vs AA!”
Per la cronaca, Katz uscirà poco dopo: 8° per un premio di 1,3 milioni di dollari. A vincere i 15.300.00 di primo premio sarà Daniel Colman, dopo aver battuto Daniel Negreanu nel testa-a-testa conclusivo.
Immagine di testa: Connor Drinan (credits PokerNews)