Nove sono (per ora) i braccialetti conquistati dai player italiani alle World Series Of Poker. Ma non sono quelli gli unici risultati che confermano la qualità del “made in Italy” anche quando si tratta di WSOP.
Ci sono infatti tanti final table conquistati a Las Vegas dagli azzurri del poker. Tre di questi valgono probabilmente più di un braccialetto, se non altro in termini economici.
Il primo a raggiungere il tavolo finale del Main Event WSOP è Filippo Candio, nel 2010. Il giocatore sardo chiude al quarto posto per $3.092.545, dietro a Jonathan Duhamel (1°), John Racener (2°) e Joseph Cheong (3°). Abbiamo già raccontato il suo risultato in due precedenti articoli.
5 anni dopo arriva l’occasione di Federico Butteroni. E’ la classica avventura che non ti aspetti. E forse non se l’aspetta neppure lui, allora 25enne, che arriva a quel tavolo finale da sconosciuto. La sua gara dura poco, anche perché Butteroni ha in dote uno short stack, ma l’impresa è comunque nella storia: un 8° posto da $1.097.056.
Il 2019, invece, è l’anno del record scritto da Dario Sammartino che, in quella occasione, si ferma davvero a un passo dal cielo. Un secondo posto che ancora oggi suscita qualche rimpianto tra i tifosi italiani, ma che di fatto rappresenta il risultato internazionale più importante mai raggiunto da un giocatore del Belpaese.
6 milioni di dollari, conquistati dopo aver superato un field pazzesco: 8.568 giocatori, escluso il vincitore del titolo, Hossein Ensan. Sempre nell’edizione 2019, MadGenius centra altri due tavoli finali e 5 ITM, per ulteriori 300mila dollari di vincite.
Grazie a quella performance, Dario Sammartino supera l’amico-rivale Mustapha Kanit nella All Time Money List italiana. Le vincite “live” del giocatore napoletano ammontano oggi a $14.573.846.
A questo punto, in molti si sarebbero sentiti appagati. Non Dario Sammartino che è già pronto per le World Series Of Poker 2021, la prima edizione post-pandemia. Lo abbiamo intercettato telefonicamente in Messico, dove sta facendo base prima di trasferirsi a Las Vegas.
Ciao Dario, grazie per il tuo tempo. Sappiamo che stai per andare alle WSOP. Hai già un programma dei tornei che giocherai? Dopo Las Vegas, pensi di prendere parte anche alle WSOPE di Rozvadov?
Un saluto a tutti. Penso di giocare quasi tutto, come faccio da un po’ di anni a questa parte. Sarò in sala a partire dal 10 ottobre e da lì in avanti sarà una full immersion! Se alla fine le date coincidono, parteciperò anche alle WSOPE.
Nel 2019 hai realizzato il miglior risultato di un italiano alle WSOP. Con che spirito torni a Las Vegas quest’anno?
Dopo il risultato di due anni fa, direi che è difficile migliorarsi! (ride, ndr). Torno comunque con l’obiettivo di fare bene nel complesso, magari di diventare il Player Of The Year o di vincere qualche braccialetto. Potendo scegliere, ti direi quello del Main Event…
Dopo un anno e mezzo di stop, si torna a parlare di poker live. Che cosa ti aspetti da questa ripartenza? Pensi ci sia ancora voglia di giocare dal vivo?
Io penso che le persone non vedano l’ora di giocare live. Se non ci fossero ancora tante restrizioni per raggiungere gli Stati Uniti e il problema dei vaccini/Green Pass, credo che l’edizione di quest’anno sarebbe stata un vero boom. Invece temo che l’affluenza sarà molto minore rispetto al solito, ma l’importante è ripartire.
Di cosa ha bisogno il poker per tornare ai livelli di qualche anno fa?
Se parliamo di una decina di anni fa, allora dico che serve recuperare quel sogno. Il problema principale è che nel tempo l’ecosistema di questo gioco è stato pesantemente danneggiato. Non è un problema che riguarda solo l’operato delle pokeroom in generale, perché anche il field del live è stato prosciugato dagli eccessi del cash game. Nell’online, inoltre, c’è il problema dei software. Tutto è diventato troppo competitivo. Serve qualche regola in più per tutelare coloro che giocano solo per divertirsi, sia online che dal vivo.
Il poker che parte occupa oggi nella tua vita? Di cosa è fatto il resto?
La parte di tempo e di interesse che dedico al poker è diminuita rispetto al passato. Diciamo che è il 50% della mia vita. L’altro 50% è occupato da progetti lavorativi, benefici, dalla famiglia e dagli amici.
Cosa vedi nel tuo futuro?
Ho smesso di pensare a come sarà il mio futuro. Ogni volta che ho tentato di immaginarlo e di programmarlo, le cose sono andate diversamente. In positivo, sia chiaro! Non avrei mai pensato di trovarmi dove sono oggi, a quasi 35 anni, e di essere la persona che sono diventato. Per questo non faccio più programmi: vivo la vita come viene, day by day.
Foto di testa: Dario Sammartino (courtesy of Jayne Furman/PokerNews)