Torniamo a parlare di “varianti“, termine con il quale da molti anni vengono indicati tutti i tipi di poker che non sono il Texas Hold’em. D’altra parte il poker alla texana è il più giocato, il più ricco di tornei e di montepremi con tanti zeri.
Perché allora un giocatore dovrebbe decidere di provare altro?
Da un lato perché ampliare gli orizzonti aiuta a tenere attiva la mente ed evita la combinazione ripetitività-noia. Ma per chi è già un giocatore esperto di TH, il passaggio alle varianti può anche significare nuovi “orizzonti di gloria”.
Il Texas Hold’em dispone di una quantità di materiali didattici enorme. Questo è certamente un fattore positivo, ma significa anche che il giocatore medio di TH è molto più preparato di quanto lo sia il giocatore medio di un altro tipo di poker. Esplorare le varianti equivale quindi ad entrare in un nuovo mondo di giocatori. Ci saranno sicuramente avversari preparati ma il field rimane ancora nettamente più “morbido” rispetto a quello del TH. Con il giusto impegno, il margine di crescita può essere più ampio nelle varianti che nel TH.
Nel precedente articolo abbiamo presentato il Pot Limit Omaha. Qui rimaniamo nell’ambito delle “4 hole cards” con l’Omaha High-Low.
A voler essere precisi, questa variante ha tanti nomi. Viene accorciato in “Omaha Hi-Lo” oppure indicato con “Omaha 8” e “Omaha hi-lo 8 or better“.
Ma dietro a tutte queste etichette, la sostanza rimane la stessa: quella cioè di una versione del Pot Limit Omaha dove i giocatori si contendono metà del piatto con il punto alto (“high”) e metà con quello basso (“low”). Anche a Omaha Hi-Lo si gioca in modalità pot limit, ma più spesso viene adottato il sistema di puntata a limite fisso (fixed limit). I tornei di Omaha Hi-Lo si trovano soprattutto all’interno delle kermesse più importanti. Le WSOP in primis, ma anche l’EPT e il WPT. Tutti questi circuiti offrono il gioco sia negli eventi dedicati che all’interno dei cosiddetti tornei di mixed games quali l’H.O.R.S.E. (la “O” indica propria la fase dell’Omaha Hi-Lo) e gli 8-games.
La meccanica del gioco è uguale a quella del PLO: ogni giocatore riceve 4 hole cards, mentre il board comune ne può contenere al massimo 5. Per formare il punto, è necessario combinare due hole cards con 3 del board.
La differenza con il PLO sta invece nel punto vincente, che non è più uno ma si sdoppia in punto High e punto Low. Quando si arriva allo showdown, il dealer divide il piatto e lo assegna ai possessori delle due best-hands.
Passiamo al ranking che nel caso del punto alto rimane lo stesso del PLO. Quello del punto basso, invece, richiede un po’ di spiegazione. Prima di tutto, è necessario specificare che le hole cards usate per i due punti possono essere le stesse oppure diverse oppure una identica e una diversa.
Il ranking del punto low è determinato dal “tetto” della carta più alta: nel caso dello “split-8-or-better“, cioè l’Omaha Hi-Lo più giocato, è appunto l’8. In altre parole, tutte le carte utilizzabili per formare un punto low vanno dall’8 all’Asso che in questo caso diventa quella più bassa (ma rimane quella più alta nel ranking per il punto high). L’altra condizione è che le 5 carte utilizzate non comprendano una coppia.
Possono invece essere in sequenza o dello stesso seme, perché scala e colore non si considerano nella mano low. Attenzione però, perché queste due ultime situazioni si applicano solo nell’Omaha Hi-Lo, mentre in altri giochi “lowball”, come ad esempio il 2-7 triple draw, scala e colore competono solo per il punto high.
Questo significa che nell’Omaha 8 la mano low più forte è propria la (scala) “wheel”, cioè 5-4-3-2-A. La second best è invece 6-4-3-2-A, mentre la più debole è 8-7-6-5-4. Per semplificare il confronto tra due mani, basta considerarle come un numero a 5 cifre, dove quello di “valore” più basso è il punto vincente. Ad esempio: 6-4-3-2-A (64321) è inferiore – e quindi vincente per il piatto low- rispetto a 6-5-3-2-A (65321).
Possono verificarsi situazioni in cui un giocatore si aggiudica entrambi i piatti. Ad esempio: A♣K♠7♦4♣ (giocatore A) vs Q♠J♦4♦2♠ (B) su un board che recita A♦6♣3♠K♦Q♦. In questo caso, B vince sia il piatto high con colore di quadri che il piatto low con la combo 6-4-3-2-A! A, invece, ha centrato una two pair con A-K per l’high e 7-6-4-3-A per il low. La doppia vittoria viene anche chiamata “scoop“!
Infine può succedere che nell’Omaha High-Low non ci sia una mano bassa. Questo capita inevitabilmente quando sul board ci sono meno di tre carte non accoppiate che vanno dall’8 all’Asso. In tutti quei casi, il punto high vince l’intero piatto.
Facile? Abbastanza, perché a livello di regole serve poco tempo per imparare l’Omaha High-Low. Un po’ più complesso è maneggiarne bene la tecnica e la strategia che richiedono molta più pratica, soprattutto per capire le situazioni in cui si ha una mano buona per fare scoop.
Ma può valerne la pena. Provare per credere.
Immagine di testa credits PokerNews/WSOP