Nel precedente articolo avevamo lasciato la storia di Bryn Kenney ad un crocevia. Morta la nonna, personalità importante durante la sua adolescenza, il futuro campione di poker decide di andare a vivere con il nonno.
Ci sono vari motivi dietro a questa scelta. Aiutare l’anziano parente rimasto solo e lasciare un po’ più spazio a genitori e fratelli/sorelle (4 in tutto), di sicuro. Ma soprattutto Bryn Kenney nella nuova casa trova la giusta tranquillità per dedicarsi al poker.
In quella fase, il giovane è ancora un giocatore di Magic: The Gathering di alto livello, ma il famoso gcc sta per lasciare il posto al Texas Hold’em. Anche perché in quel periodo il poker online sta vivendo il suo momento d’oro.
Siamo nel 2006, tre anni dopo che Chris Moneymaker ha vinto il Main Event WSOP grazie ad un satellite conquistato su Internet. Le connessioni iniziano ad essere più stabili e l’offerta di gioco è già enorme. Tutti vogliono provarci e in rete si trova di tutto, fish e squali.
“Un momento ideale per imparare e diventare vincenti. Soprattutto giocando ai tavoli con giocatori di livello“.
Il rischio però c’è e, almeno all’inizio, viene reso ancora più insidioso dalle relazioni sociali sempre più in bilico a causa del gioco. Anche perché, più che una passione, all’inizio è un’ossessione vera e propria: “Mi sedevo davanti al computer e giocavo quasi tutto il giorno“, racconta Kenney a PokerNews.
La prima ad andarsene è la sua ragazza che lo mette di fronte ad un out-out. Kenney non ci mette molto a prendere la decisione. “Non si trattava di anteporre il poker a lei, ma se qualcuno mi dice cosa devo o non devo fare, io non ci sto. Io voglio fare quello che sento giusto!“
Ma anche con i vecchi amici non va molto meglio. “Quando hai successo nel fare una cosa, le persone tendono a sminuirti. Anziché seguire l’esempio, la gente preferisce vederti fallire“.
Questa frase denota un certo pessimismo da parte di Bryn Kenney nei confronti delle relazioni umane. In realtà, la sua è una determinazione verso successo fuori del comune, almeno nel poker. Si può non condividere la scelta, ma i risultati a livello professionale gli danno ragione.
Quelli live iniziano nel 2007, con due piazzamenti a premio in USA e Canada per circa 70mila dollari complessivi. Da lì in avanti è un crescendo di risultati (182 finora) e di cifre. Alle WSOP 2010 mette a segno i primi due ITM con 5 zeri: 8° nel 6-handed da $25K di buy-in e 28° nel $10K World Championship. Nel 2011 Kenney dimostra la sua propensione per gli high-roller, chiudendo al 3° posto il $100K PCA per 643mila dollari di payout. In questa specialità seguiranno tanti altri risultati, soprattutto a partire dal 2016. Quell’anno arriva il primo payout a sette cifre: 1.4 milioni di dollari, come runner-up nel $500K delle Triton Series Filippine. Di risultati così alti Bryn Kenney ne ha centrati 7 finora. Il “monster” sono $20.563.324 incassati a Londra nel 2019 Triton Million for Charity (un milione di sterline il buy-in).
Ma giudicare le skills di Bryn Kenney solo attraverso le vincite con gli high-roller sarebbe fuorviante, anche perché gli eventi super high-stakes sono un mondo a parte. Il pro americano ha nel suo palmares anche un braccialetto WSOP vinto nel 2014 con il $1.500 10-Game Mix Six Handed, al quale si aggiungono altri 6 final table. Complessivamente le sue vincite nei tornei dal vivo ammontano oggi a $56.403.501.
Il ruolo di n.1 della All Time Money List gli si addice, così come la vita da giocatore pro di altissimo livello fa per lui. Una vita costosa ma alla quale Kenney non intende rinunciare. “Conduco una vita dove spendo molto, in media 250mila dollari all’anno“, racconta sempre a PokerNews. “Ma è l’unico modo in cui voglio fare il professionista: volare in business class, alloggiare in hotel a cinque stelle e mangiare nei migliori ristoranti. Se non lo potessi fare, me ne rimarrei in città a guadagnare meno soldi”.
E nonostante tutto questo tintinnio di dollari, Bryn Kenney è una persona generosa. Prima di tutto, nei confronti della famiglia, alla quale deve molto. Naturalmente la mamma occupa un posto speciale.
“Cerco di trattare le persone come vorrei essere trattato io… mia madre è la persona in assoluto più dolce che io conosca ed è stata lei a insegnarmi come comportarmi, ovvero essere generoso“. E se non fosse ancora chiaro il concetto, “oltre a crescermi, i miei genitori mi hanno dato la libertà di diventare quello che volevo… Questo mi ha dato il tipo di forza di cui avevo bisogno. Non sarei oggi così forte dal punto di vista mentale senza tutto questo“.
Questa necessità di altruismo, di ritornare agli altri un po’ di quanto ha ricevuto, è diventato non solo un mantra, ma un obiettivo vero e proprio per Bryn Kenney. Un obiettivo da perseguire ora e negli anni a venire.
“In futuro voglio portare più felicità agli altri, cercando di essere d’aiuto. Il vero scopo della vita è quello di trasmettere qualcosa di positivo al mondo. Ho voglia di crescere ancora come giocatore e come persona, ampliare il mio network, essere sempre attivo per aiutare dove posso e portare un cambiamento in positivo“.
Foto di testa: Bryn Kenney (credits PokerNews)