Il debutto dell’Italia all’European Poker Tour di Praga è stato senza dubbio molto positivo. Sono i numeri e soprattutto i risultati a dirlo.
All’Eureka, ovvero al “vecchio” EPT National, hanno preso parte ben 161 giocatori del nostro Paese. 48 di questi sono andati in the money, 6 sono addirittura arrivati al Day3 e uno ha disputato il final table. Lo ha quasi vinto.
Bartolomeo Tatò è arrivato secondo, alle spalle dell’argentino Alejandro Lococo. La sua storia è significativa non solo per il risultato ottenuto ma anche perché parla di un altro poker: quella di chi vive questo gioco ancora come un divertimento.
Ce l’ha raccontata lui, un quarto d’ora prima dell’inizio di quel final table.
Classe 1951, Bartolomeo Fulvio Giuseppe Tatò (questo è il nome completo) è pugliese di Trani. Nel tempo il cognome è diventato Tato per tutti, ma all’anagrafe l’accento c’è ancora.
E’ un pugliese purosangue, sia nell’accento che nelle abitudini alimentari, ma la professione lo ha portato lontano dall’Italia per tanto tempo. “Sono un commercialista e mi occupo di finanza internazionale. Per questo motivo ho vissuto in Inghilterra, a Londra, per vent’anni. Poi con l’arrivo della Brexit ho deciso di riportare la residenza a Trani“.
Nella valigia Bartolomeo Tatò ha messo tutto, anche la passione per il Texas Hold’em coltivata a lungo nel famoso Victoria Casino di Londra. “Lì si gioca a qualsiasi cosa. Trovi tavoli di poker sempre attivi, partite di cash game e tornei“, ci racconta. “D’altra parte che dovevo fare? Dopo una giornata di lavoro uno ha voglia di rilassarsi, di distrarsi un po’. Io sono italiano, non mi piace ubriacarmi bevendo birra. E per altre cose… ero già sposato… insomma, per le compagnie femminili non era più tempo. In qualche modo dovevo pure divertirmi!”
Divertimento. E’ questa la parola che più spesso accompagna il racconto del poker “a modo suo”. Una storia iniziata più o meno una decina di anni fa per quanto riguarda il Texas Hold’em, ma che nasce molto prima se parliamo di altri giochi.
“Ho scoperto il poker ai tempi delle superiori. Me lo ricordo ancora: era il ’68, la scuola era chiusa per l’occupazione e non si poteva non approfittarne. Così ho detto ai miei amici: perché non giochiamo a poker? Abbiamo iniziato con quello all’italiana (il five-card draw, ndr) apportando qualche modifica al sistema del cambio delle carte. E poi con il tempo ho imparato anche la Telesina (la versione nostrana dello stud poker, ndr)”.
Ma è con il Texas Hold’em che Bartolomeo Tatò inizia a frequentare il mondo dei tornei internazionali. Perché l’Eureka non è stato il primo. Al contrario, il commercialista con la passione per il poker ne ha giocati parecchi.
Se lo cercate su TheHendonmob.com trovate tre schede diverse, una per ogni nome di battesimo. E’ sempre lui, la stessa persona e quindi i risultati vanno sommati: in tutti ci sono 8 in the money, per un totale di circa 40mila dollari. Nulla di paragonabile ai 249.000 euro vinti ieri, ma sono comunque la testimonianza che il viaggiatore-del-poker c’è.
“Ancora oggi mi muovo parecchio per ragioni di lavoro. Anche all’estero, non solo in Italia. E tutte le volte che posso cerco di abbinare alla trasferta professionale anche il divertimento offerto da un bel torneo di poker“. C’è un tour che gli piace in particolare: “all’EPT ci sono tante occasioni di gioco, tanti tornei diversi. Se vieni eliminato, non sei costretto a passare in albergo il resto dei giorni già prenotati: ti iscrivi a un altro torneo o vai a giocare un po’ di cash game“.
Quando rimane a Trani, invece, partecipa ai tornei organizzati dal circolo locale. Eventi da quasi 200 persone, con buy-in fisso di 30 euro. Tutto nella piena legalità, secondo quanto previsto dalla Questura. Non sono certo tornei di alto livello, eppure l’intrattenimento è garantito anche lì.
Ma che tipo di giocatore è Bartolomeo Tatò? “I giocatori vedono che sono un vecchietto e quindi pensano: non è pericoloso, perché non conosce le tecniche di oggi. Magari hanno ragione, però io ne approfitto. Sfrutto l’immagine e adotto una strategia mordi-e-fuggi: cerco di vincere tanti piccoli piatti, se vedo troppa resistenza mi chiamo fuori. Fino al momento in cui mi trovano ben preparato per un all-in. Altrimenti evito di ‘mandare la vasca’ con facilità“.
Forse è come dice lui, ma riguardando l’ultima mano della sfida con Lococo non sembra proprio così. Che sia anche questa una forma di deception?
In ogni caso non troverete Bartolomeo Tatò online, ai tavoli di Omaha e nei tornei con rebuy. Sono tutte cose che non gli piacciono, che non fanno parte del suo modo di vivere il poker.
Ma ce n’é un’altra che gli piace ancora meno e che lo preoccupa di più: “ci sono tanti giovani per i quali il poker diventa lo scopo principale nella vita. Io dico loro di stare attenti. E’ giusto provare a vincere i soldi se ci sono le capacità, ma nel poker i soldi come arrivano se ne vanno pure. Il gioco va bene ma è importante costruirsi anche delle alternative, avere altre prospettive. Bisogna studiare ed essere pronti a intraprendere una strada diversa se le cose vanno male. Chi perde il treno, poi fa fatica a riprendere il binario giusto se non è stato lungimirante“.
Immagine di testa: Bartolomeo Tatò (credits RIHL)