Nuovo atto della querelle tra la Fipav e i presidenti dimissionari delle Leghe che hanno scritto a Spoadafora. Ma la Federazione interviene: «Non ne hanno titolo»
La telenovela non è finita, purtroppo… Un mondo che si è sempre contraddistinto per la bontà dei risultati ottenuti in campo, quella della pallavolo, ha scelto il periodo e i modi sbagliati per salire sulla ribalta. La polemica innescata dopo la sospensione dei campionati attuata dalla Federazione Italiana da parte dei presidenti delle due Leghe, non si è per nulla sopita. Al contrario, si arricchisce di una nuova “puntata”. Anche stavolta l’argomentazione può anche essere lecita, i dubbi inerenti la ripresa dell’attività. La “nota stonata” anche stavolta è però legata alla competenza di chi ha sollevato perplessità al più istituzionale degli interlocutori: il Ministro Spadafora. La sfida tra la Fipav da una parte, Mosna e Fabris dall’altra non pare giunta all’epilogo.
COSA HANNO SCRITTO MOSNA E FABRIS
In una lettera a firma congiunta, i presidenti dimissionari della Lega Pallavolo Serie A, Diego Mosna, e della Lega Pallavolo Serie A femminile, e Mauro Fabris, si sono rivolti al Ministro per le politiche giovanili e lo sport Vincenzo Spadafora, sottolineando che: «Noi rappresentiamo le 81 Società di vertice della pallavolo italiana, che non vivono di aiuti statali, ma vivono di risorse proprie, degli investimenti fatti dai proprietari dei Club, dei ricavi che otteniamo dai diritti televisivi, web, dagli incassi dei biglietti venduti nei nostri palasport, dagli sponsor». «Il blocco delle attività sportive, giusto e doveroso, decretato dal Governo – si legge ancora – nel momento finale dei nostri campionati, ha causato alle nostre Società enormi danni economici. Creandoci grandi difficoltà, ad esempio, per quanto riguarda il totale rispetto degli impegni contrattuali assunti con gli sponsor, le tv, con atleti, atlete e membri degli staff tecnici, inquadrati come dilettanti, che possono purtroppo contare in misura marginale sulle tutele previste dai Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri emessi per fronteggiare l’emergenza Covid-19. Le nostre Società non possono affrontare da sole simili emergenze, perdite economiche tanto impreviste quanto grandi. Molte di loro rischiano di scomparire non avendo la possibilità di iscriversi ai prossimi Campionati». Doppia premessa prima di far partire la stoccata: «Sappiamo che Lei ha avuto modo di incontrare la Federazione di Pallavolo. Ma noi abbiamo problemi ben diversi e reali rispetto a quelli che Le sono stati rappresentati. Le scriviamo dunque per chiedere cortesemente la possibilità di poterLa incontrare, nelle modalità che riterrà più adeguate considerato il momento… per capire come il Governo intenda operare per aiutare le Società sportive di vertice, quelle che più investono risorse, peraltro proprie, ad affrontare il presente e i prossimi Campionati. Per esaminare insieme, quali siano le modalità migliori, pensando alla salute dei nostri atleti ed atlete, dei nostri sostenitori, per riaprire in sicurezza i nostri palazzetti, il prima possibile, perché non possono rimanere 6/7 mesi chiusi. Dopo rischieremo la desertificazione del movimento».
LA REPLICA DELLA FIPAV
Passano più o meno ventiquattro ore e la replica del Consiglio Federale della Federazione Italiana Pallavolo guidata da Bruno Cattaneo non si è fatta attendere: «Ci si chiede a che titolo – si legge nel comunicato ufficiale – i due scriventi abbiano preso tale iniziativa essendo loro dimissionari. A quanto è dato sapere, infatti, la cessazione delle loro rispettive cariche non è stata revocata, quindi la loro azione risulta essere eccedente i loro ruoli. Non è chiaro a che titolo i due firmatari abbiano agito in tal senso dato che, è doveroso ricordarlo, la Federazione è l’unico soggetto legittimato a trattare e a rappresentare la pallavolo italiana nei confronti degli organi internazionali, del Comitato Olimpico Nazionale e di ogni altra organizzazione sportiva, nonché nella gestione ed organizzazione della stessa disciplina su territorio nazionale. Qualunque Lega riconosciuta dalla FIPAV, in qualità di “struttura intermedia” non può in nessun caso proporre istanze ed avanzare proposte né al CONI né alle Autorità governative competenti, per l’elementare considerazione che nessuna Lega detiene la titolarità del campionato di riferimento, ma solo una delega di funzioni conferita dalla FIPAV stessa». Preoccupazione espressa col contorno di una doverosa precisazione: «Si parla poi di 81 società di vertice ma è doveroso ricordare che il movimento nazionale è reso orgogliosamente vivo anche dalle rimanenti oltre 4100 società che quotidianamente e fino all’avvento di questa pandemia, hanno lavorato con entusiasmo, professionalità e competenza nelle tante palestre scolastiche e negli impianti sportivi di tutta Italia, ponendo la propria attenzione verso i nostri giovani, che costituiscono la base vera del movimento».