L’Italia della pallanuoto è spesso stata tra le protagoniste dei principali tornei mondiali, portando a casa anche diversi successi in campo Olimpico e nei Campionati del Mondo.
Tutte vittorie in qualche modo epiche, anche se il ricordo dell’Oro Olimpico di Barcellona nel 1992 assume sicuramente un ruolo di primaria importanza visto che apre un ciclo con alla guida Ratko Rudic e che vede una delle finali più spettacoli di sempre proprio contro i padroni di casa della Spagna.
Le Olimpiadi del 1992
Il torneo olimpico di pallanuoto in terra di Spagna (si gioca a Barcellona la prima settimana di agosto), parte subito con qualche particolarità non da poco.
Alla competizione infatti, non partecipa la Jugoslavia, esclusa per via della guerra civile che proprio in quel periodo stava distruggendo quei territori. Gli slavi però erano campioni olimpici in carica oltre che Campioni del Mondo uscenti, un’assenza quindi non da poco.
La strada vero l’oro quindi sembra spianata per la Spagna, che oltre a godere del fattore campo, proprio contro la Jugoslavia si era giocata le due finali citate, e poteva contare su quello che viene universalmente riconosciuto come il Maradona della pallanuoto, quel Manuel Estiarte che durante la rassegna a 5 cerchi era nel pieno della sua carriera.
L’Italia dal canto suo non vinceva quella competizione da ormai 32 anni e non era andata oltre il sesto posto nei mondiali precedenti.
L’Italia di Ratko Rudic
La nazionale italiana era costituita da un buon gruppo di talenti, che però in questi anni nulla avevano potuto fare contro il dominio della Jugoslavia ma anche dei fortissimi spagnoli del fuoriclasse Estiarte.
Nel 1991 però, la svolta tecnica con l’arrivo di Ratko Rudic. Ovvero proprio l’uomo che fu l’artefice dei tanti successi jugoslavi, tra cui gli ultimi due allori olimpici consecutivi.
L’impresa di mettere insieme il terzo con il settebello azzurro però, sembra improba.
I favori dei pronostici sono tutti per i padroni di casa della Spagna, o in alternativa su quella che si presenta come la “Comunità degli Stati Indipendenti” (ovvero sia l’ex Unione Sovietica), oltre a Stati Uniti e Ungheria.
Il girone del settebello alle Olimpiadi
Se da una parte, CSI e Stati Uniti dominano il loro giorone qualificandosi per le semifinali, nel gruppo dell’Italia i rivali sono gli spagnoli e gli ungheresi. E proprio la gara di esordio contro i magiari è un susseguirsi di emozioni contrastanti.
L’Italia parte bene tenendosi costantemente in vantaggio di una rete per quasi tutta la partita, ma dopo aver sprecato un buon numero di situazioni favorevoli con l’uomo in più, proprio nell’ultima parte di gara sono gli ungheresi trascinati da un grande Benedek a passare per la prima volta in vantaggio.
La sconfitta porrebbe probabilmente fin da subito la parola fine alle speranze di qualificazione, ma per fortuna il settebello riesce ad agguantare il pari proprio nell’ultimo minuto con un Gandolfi che firma la sua tripletta.
Non c’è grande esaltazione per la squadra italiana, colpevole dei tanti sprechi e della condotta di Rudic che puntava proprio sulla forza del gruppo tanto da effettuare continui cambi (anche di cinque o sei giocatori per volta).
Critiche che continuano anche nella partita pur vittoriosa contro l’Olanda, visto che l’obiettivo è segnare quanti più gol possibili per arrivare con una buona differenza reti al secondo posto (la Spagna è considerata fuori portata).
Finisce invece solo 6-4 contro i tulipani, con grande sofferenza per di più. Quella successiva contro Cuba diventa quindi determinante, ma anche in questo caso si dimostra avversario difficile da domare. Il risultato finale di 11-8 non racconta la grande sofferenza della squadra di Rudic, che però questa volta è bravo a cogliere la mossa tattica giusta per portare il settebello alla vittoria. Soprattutto visto che l’Ungheria perde contro la Spagna lasciandoci al momento in vantaggio.
Ma la grande prova azzurra arriva proprio contro i padroni di casa, con un 9-9 finale che mette l’Italia in condizione di grande vantaggio visto che ora basta battere i greci nell’ultima giornata per guadagnare il passaggio del turno. Finisce 8-6, non proprio una partita brillante, ma sufficiente a staccare il pass per la semifinale.
La battaglia contro i russi
La semifinale contro la CSI è complicata ma ormai vissuta con tutta la speranza di chi non ha più nulla da perdere. E in effetti in vasca ne viene fuori una vera e propria battaglia giocata fino all’ultimo secondo punto a punto.
Il gruppo messo insieme da Rudic sta in effetti cominciando a carburare, forte proprio di tante frecce al suo arco. A turno infatti, sembra che ci sia sempre qualcuno in grado di fare da traino, essere al posto giusto nel momento giusto.
Ci aveva pensato Ferdinando Gandolfi nelle prime partite, poi i fratelli Porzio (Francesco e Giuseppe), poi Fiorillo con la sua posizione in acqua e ora un fenomenale Alessandro Campagna capace di segnare una tripletta ai russi e chiudere la partita sul 9-8 finale che regala al settebello un’insperata finale contro i padroni di casa.
Verso il sogno olimpico
Gli spagnoli dopo aver liquidato per 6-4 gli Stati Uniti, furono probabilmente contenti di vedere i russi eliminati dagli italiani, sentendosi la vittoria già in tasca.
Ma l’avvio della finale è uno shock per gli iberici. L’Italia domina i primi due quarti chiudendo in vantaggio per 4-2 dopo una seconda frazione di gioco letteralmente perfetta e un Ferretti che metterà insieme ben quattro reti a fine match.
Poi però viene fuori tutta la classe di Estiarte, che prende in mano la squadra e segna una tripletta capace di rimettere in corsa la Spagna e trovare il pareggio a trenta secondi dal termine con una rete di Oca che costringe ai supplementari.
E qui diventa una battaglia ancora più accesa, giocata da entrambe sul filo di lana, ora che non conta più solo il talento ma è anche una gara di nervi. E qua gli azzurri non hanno nulla da invidiare a nessuno.
Davanti al Re Juan Carlos, sono gli spagnoli però ad andare in vantaggio nel primo tempo supplementare grazie a un rigore battuto da Estiarte a poco più di quaranta secondi dalla fine. Sembra fatta. Ma a quando mancano soli venti secondi, è Ferretti questa volta a rimettere in pareggio la partita. E si prosegue ancora.
Una lotta in acqua che non da respiro, tanto che nel secondo tempo supplementare, nessuna delle due squadre riesce a trovare la via del gol.
Stanchezza, tensione, voglia di vincere, nessuno vuole mollare.
Il terzo supplementare comincia così come era finito quello precedente. Senza reti e con il cuore in gola. A trenta secondi dalla fine, Nando Gandolfi trova finalmente il gol del 9-8 battendo Rollan.
La Spagna si riversa in attacco nel disperato tentativo di trovare l’ennesimo pareggio, ma il tiro di Oca questa volta si ferma sulla traversa negli ultimi secondi, prima del definitivo fischio finale che regala all’Italia l’Oro Olimpico dopo 32 anni di attesa.
L’era di Rudic
È una vittoria che vale moltissimo per tanti motivi. Perché insperata, perché arrivata dopo mille polemiche e critiche. E perché soprattutto segna l’inizio di un grande ciclo vincente che porterà il settebello al “grande slam” di vittorie negli anni successivi: dall’Oro Olimpico al Mondiali del 1994, passando per i due Europei conquistati nel ’93 e nel ’95 facendo un percorso parallelo ad un’altra grande nazionale come quella della pallavolo che non avrà mai però l’apoteosi dell’oro olimpico.
Tanto per spegnere le voci che dicevano che quell’Oro era arrivato solo perchè non c’era in acqua la Jugoslavia.
L’era Rudic poi si chiuse per la verità con un episodio piuttosto increscioso, sempre alle Olimpiadi ma nel 2000, quando alla fine della partita persa contro l’Ungheria nei quarti di finale (magiari che poi andarono a conquistare l’oro), venne coinvolto in una rissa che gli costò una lunga squalifica e la panchina azzurra.
Ciò nonostante, questo fu certamente uno dei periodi più prestigiosi del settebello e fu anche l’ultimo Oro azzurro vinto alle Olimpiadi, nonostante da allora per ben tre volte si sia finiti sul podio.