La Maratona è una delle gare più iconiche delle Olimpiadi, sempre in programma fin dalla prima edizione del 1896. Da allora tante cose sono cambiate: la distanza (ora fissata a 42,195 chilometri), i materiali, i protagonisti. Ma l’epicità dell’evento è rimasta immutata, così come le storiche vittorie azzurre che hanno caratterizzato alcune edizioni.
Le origini del mito: Dorando Pietri
L’Italia ha dovuto aspettare fino al 1988 per vincere il suo primo oro nella Maratona olimpica. Questo almeno stando agli almanacchi ufficiali della competizione. Ma se sfogliassimo le pagine della storia tornando fino alla quinta edizione nel 1908, scopriremmo probabilmente uno degli episodi più mitici della competizione.
Siamo a Londra, in un luglio particolarmente caldo per quelle latitudini. Forse anche per questo gli atleti fecero una gran fatica a percorrere quei 42,195 chilometri. Di certo la fece il nostro Dorando Pietri, che si presentò per primo all’ingresso dello stadio con un buon margine di vantaggio su tutti gli altri.
Le sue condizioni però erano terribili. Stremato e disidratato, faticava a reggersi in piedi e cadde almeno quattro volte a terra costretto a ricevere aiuto per rialzarsi e per tagliare il traguardo in piedi, accompagnato da uno degli stessi giudici e un medico che si prese cura di lui, non appena subito dopo svenne.
Era lui il vincitore. Non fosse che il ricorso del secondo classificato, l’americano Johnny Hayes, venne poi accolto proprio perché Pietri fu aiutato per poter raggiungere il traguardo.
Ecco, se avete mai sentito la frase “Non aiutatelo, o verrà squalificato!”, ora sapete da dove arriva.
La prima medaglia d’Oro di Gelindo Bordin
L’avevamo sfiorata anche nel 1924, quando Romeo Bertini giunse secondo in quel di Parigi. Poi più nulla, con Etiopi e africani a diventare sempre più assoluti protagonisti della specialità.
E anche in quel 1988 a Seul, a guidare la corsa c’erano i due attesi protagonisti della vigilia: Ahmed Salah del Gibuti e Douglas Wakiihuri del Kenya. Correvano come due ossessi, senza mostrare mai segni di cedimento. Con il nostro Gelindo Bordin lì dietro, a qualche metro di distanza che non voleva saperne di ridursi.
Salah provava in tutti i modi di scrollarsi il suo primo avversario di dosso, con ripetuti scatti che spendevano le energie di entrambi. E forse proprio questo logorarsi fece alla fine il gioco dell’azzurro.
Perché quello che era un terzetto divenne poi un semplice duo, con Wakiihuri staccato e Bordin che cominciava ad aumentare il ritmo riducendo anche il divario con Salah, incapace di reggere il ritmo indiavolato dell’italiano.
Gli ultimi tre chilometri furono una corsa trionfale che lo vide entrare da solo dentro lo stadio e conquistarsi con il sorriso il primo Oro della maratona ai giochi olimpici.
La seconda volta: Stefano Baldini
Se la prima volta di Bordin ha i connotati dell’impresa storica, lo stesso di può dire anche della cavalcata verso l’Oro di Stefano Baldini in quel di Atene.
Ancora una volta per l’azzurro c’è bisogno di una lunga rincorsa. Non ci sono gli africani in vetta, ma un brasiliano: Venderlei de Lima. È lui che movimenta subito la corsa portandosi in testa e scattando in solitaria proprio nella parte più difficile del percorso, in piena salita.
La fuga funziona e intorno al trentesimo chilometro ha poco meno di un minuto di vantaggio su un terzetto che decide di andare a prenderlo (tra cui il nostro Baldini).
E tra gli inseguitori sembra proprio l’italiano quello più in forma. Quello che aumenta il ritmo e accorcia pian piano le distanze. A onore del vero il capofila brasiliano è costretto a perdere altri secondi preziosi in virtù dell’assalto di un folle che cerca di placcarlo (poi fermato dalla sicurezza, ma che ha inevitabilmente inciso sulle forze e sulla convinzione dell’atleta), ma l’impressione comune è che comunque Baldini ne avesse di più.
E infatti quando lo raggiunge prende subito il largo, arrivando al traguardo con un minuto e venti quasi su de Lima (e una trentina di secondi sul secondo Keflezighi che l’aveva parimenti superato).
Un momento particolarmente indimenticabile e suggestivo, che arriva proprio nella culla di quella che è la maratona con la M maiuscola, suggellato dall’ingresso nello stadio Panathinaiko dove si erano svolti i primi giochi dell’epoca moderna nel 1896.
Insomma il trionfo massimo di un campione che metterà poi insieme anche due Ori Europei, due bronzi Mondiali e persino altri due Ori nella mezza Maratona.
Resta però, per ora, anche l’ultima medaglia italiana alle Olimpiadi nella specialità, da quel momento praticamente in toto ad appannaggio proprio degli atleti africani, che nelle ultime quattro edizioni hanno lasciato soltanto due bronzi e un argento.