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Olimpiadi, Londra 2012. Nella finalissima per la medaglia d’oro si sfidano il team di coach Krzyzewski e quello di coach Scariolo in un duello che non ammette errori e che passerà alla storia come una delle finali più belle del ventunesimo secolo fin qui. La lista di campioni in campo è lunga, da Kobe a Lebron, da Durant a Chris Paul, passando per i fratelli Gasol e Juan Carlos Navarro, fino ad arrivare a Carmelo Anthony e Rudy Fernandez. Godiamoci nuovamente lo spettacolo di quel pomeriggio del 12 agosto 2012.

USA e Spagna a confronto

Team USA nel 2012 era una vera e propria armata, per talento, fisicità e qualità. Alla finale per la medaglia d’oro arrivarono imbattuti, vincendo 7 partite su 7, di cui 5 nel girone e altre 2 tra quarti di finale e semifinale. Nel gruppo A, la squadra di coach K superò agevolmente Francia (98-71), Tunisia (110-63), Nigeria (156-73) e Argentina (126-97), mentre l’unica nazionale che tentò realmente di beffare gli statunitensi nella prima fase fu la Lituania, battuta comunque per 99-94. Ai quarti e in semifinale non poterono nulla nemmeno Australia (119-86) e ancora Argentina (109-83), anche perché di fronte c’erano degli extra-terrestri. Lo starting five era composto da Chris Paul nello spot di playmaker, dal compianto Kobe Bryant e da Kevin Durant negli spot di guardia e ala piccola, mentre Lebron James fungeva da quattro tattico e mobile, ben coperto dal centro Tyson Chandler, in quegli anni una vera e propria sicurezza sotto i tabelloni. Dalla panchina? Il sesto uomo era tale Carmelo Anthony, capace di segnare ben 37 punti in 14 minuti (10/12 da tre punti) contro la Nigeria, quest’ultima sepolta dalle 29 triple realizzate dagli USA, un vero e proprio record. Dalla “panca” si alzavano anche Deron Williams, Russell Westbrook, Andre Iguodala, Kevin Love, James Harden e un giovanissimo Anthony Davis. Come sarebbe stato possibile anche solo competere contro questo team di alieni?

A provarci, realmente, fu la Spagna di coach Scariolo, che riuscì ad impensierire gli Stati Uniti fino a un minuto dal termine nella finale valida per l’oro. Il percorso della “Roja” ebbe due passi falsi, entrambi nel gruppo B di qualificazione: dopo le tre vittorie consecutive ottenute contro Cina (97-81), Australia (82-70) e i padroni di casa della Gran Bretagna (79-78 al fotofinish), gli spagnoli vennero sconfitti dalla Russia di Kirilenko (74-77) e dal Brasile di Barbosa e Varejao (82-88), chiudendo dunque il girone al terzo posto. Poco importa, dato che ai quarti di finale la Spagna superò la Francia di Tony Parker (66-59) e in semifinale si vendicò della Russia, battendola per 67-59 e raggiungendo la finalissima. A guidare le Furie Rosse c’erano i fratelli Gasol, Pau e Marc, ora ritiratisi dal basket giocato, ma che nel 2012 trascinarono letteralmente gli spagnoli a quel traguardo. Con loro, nel quintetto base figuravano il playmaker José Calderon, la guardia Juan Carlos Navarro e l’ala piccola Rudy Fernandez, il quale compensava la mancanza di centimetri e di chili in quel ruolo con un quoziente cestistico decisamente sopra la media. Dalla panchina il fattore numero 1 era certamente Serge Ibaka, capace di stoppare qualsiasi avversario transitasse nell’area spagnola, senza dimenticare i vari Sergio Rodriguez, Felipe Reyes, Victor Claver, Sergio Llull, Victor Sada e Fernando San Emeterio.

La finale

E arriviamo alla resa dei conti. A Londra, alla North Greenwich Arena, si affrontano dunque Usa e Spagna: ci si aspettavano fuochi d’artificio e ne è nata quella che forse può essere addirittura considerata una delle finali olimpiche più belle di sempre.

La prima giocata degli Stati Uniti è un pick and roll tra Bryant e Chandler, con schiacciata di quest’ultimo, mentre la Spagna risponde con una tripla e fallo subito di Navarro: si capisce fin dai primi possessi che sarà una giornata lunghissima e indimenticabile. Durant è mostruoso (il floater è corto, prende il suo rimbalzo e segna in svitamento subendo fallo), ma c’è “Re” Juan Carlos Navarro, che parte con un 3/3 da oltre l’arco.

Ah già, poi ci sarebbe Kobe: attende per 4’ che la palla gli arrivi in mano, nell’angolo opposto a dove è situata la panchina della Spagna. Gli arriva, finalmente, con Pau Gasol che è davanti a lui, con il braccio proteso per impedirgli un comodo tiro. Bryant compie per due volte il Jab-step, disorienta l’avversario, gli tira in faccia e segna. Azione dopo, blocco di Lebron e altra bomba, quello era Kobe. Pian piano entrano in partita tutti e, quando Melo Anthony ne segna 8 in fila in uscita dalla panchina, team USA si proietta sul 25-16 e il match sembra già indirizzato. I ragazzi di coach K ne segnano 35 nel solo primo quarto, roba da stendere chiunque. Ma la Spagna è a contatto, ne realizza 27 al 10’, non vuole essere solo una comparsa in questa finale. E il ventisettesimo punto è un alley-oop con Rodriguez che alza la palla a Rudy, un segnale. Ed è solo il primo periodo. La banda di coach Scariolo lotta, si fa in quattro e chiude il primo tempo sotto di 1 (59-58). Per Juan Carlos sono 19 nei primi 20’.

L’equilibrio prosegue e il parziale del terzo periodo è lì a testimoniarlo (24 pari). Pau Gasol è il dominatore della terza frazione, con quattro giocate in fila che permettono alla Spagna di rimanere avanti. Dall’altra parte però team USA è una forza della natura e punisce qualsiasi errore avversario: palla persa di Calderon, CP3 la passa a Durant, il qualche, dalla linea dei tre punti, alza il lob per LBJ che schiaccia. 3 secondi per mangiarsi il campo, 3 secondi per regalare spettacolo. È una partita infinita e che si decide negli ultimi dieci decisivi minuti.

Ad ogni pugno degli statunitensi, gli spagnoli rispondono, è una vera battaglia. A 6’ dal termine, KD ha messo a referto la tripla che vale il suo trentesimo punto per il +7 (93-86). Finita? Neanche per sogno, dato che la Spagna rimane aggrappata con le unghie e con i denti. Allora serve l’artiglieria pesante per Team USA. A 2’ dalla fine, Lebron spara la bomba del 102-93 che sembra mandare i titoli di coda, quelli che manda definitivamente Chris Paul in penetrazione a 50 secondi dal termine, battendo i 1c1 uno stremato Pau Gasol (104-93). Arriva la resa delle Furie Rosse e coach Scariolo sostituisce Juan Carlos Navarro, regalandogli la standing ovation del proprio pubblico, giunto fino a Londra per tifare i propri beniamini. Team USA vince l’oro e la prima cosa che fanno coach K e Kobe Bryant è andare a congratularsi con Pau Gasol, sconsolato in panchina per la sconfitta – ma, immaginiamo, orgoglioso in cuor suo della gara disputata dalla sua Spagna. Finisce 107-100, con 30 punti di Durant, 19 di James e 17 di Bryant, mentre per gli spagnoli sono 24 di Pau Gasol e 21 per Navarro. Insomma, una finale in cui una squadra europea, la Spagna, è riuscita ad avvicinarsi agli alieni americani, disputando una partita quasi perfetta. Una finale da consegnare ai posteri.