Le paralimpiadi sono una competizione che si svolge parallelamente alle Olimpiadi e coinvolge atleti con disabilità fisiche di tutto il mondo.
La storia di questa manifestazioni ha origini lontane e rappresenta in pieno i valori più profondi dello spirito Olimpico stesso. Percorriamo insieme le tappe più importanti di questo evento, diventato nel tempo sempre più importante non solo per gli atleti e le loro medaglie, ma anche per un movimento sportivo intero.
L’origine delle Paralimpiadi
C’è una grande intuizione medica dietro l’origine delle attività sportive per disabili. Quella dell’importanza del lato mentale e psicologico in chi ha subito un qualche menomazione fisica.
Per questo oltre alla terapia medica essenziale, Ludwig Guttman, un neuro chirurgo tedesco, decise già sul finire degli anni quaranta di organizzare una competizione sportiva con alcuni soldati reduci da ferite che li avevano resi mielolesi in qualche misura.
Ecco allora che proprio in occasione delle Olimpiadi di Londra del 1948, si tenne anche una speciale gara di tiro con l’arco che coinvolse 14 atleti disabili, che divennero 16 quattro anni dopo, con l’apertura anche a ex soldati provenienti da altre parti d’Europa.
La prima edizione ufficiale delle Paralimpiadi: Roma 1960
Da quel germoglio piantato da Guttman, sbocciò poi un maestoso albero grazie soprattutto al lavoro di un medico italiano, Antonio Maglio, che avvalorò sempre di più l’idea di utilizzare lo sport come metodo di terapia parallela per pazienti con disabilità, contribuendo all’organizzazione di quella che fu a tutti gli effetti la prima edizione ufficiale delle Paralimpiadi.
Le Olimpiadi di Roma 1960 si sono appena concluse, quando proprio negli stessi stadi si ritrovano ben 400 atleti con varie disabilità provenienti almeno da 23 paesi di tutto il mondo. Siamo di fronte a una svolta epocale perchè in questo caso gli atleti non fanno più parte soltanto del mondo militare, ma partecipano anche comuni sportivi disabili che si danno da fare nelle competizioni più disparate: dalla pallacanestro alla scherma, passando per le gare di atletica, ma anche di biliardo o ping pong.
Roma sarà uno snodo importantissimo nella storia della paralimpiadi, non solo perchè fu la prima manifestazione riconosciuta dai Comitati Olimpici e Paralimpici Internazionali, ma perchè diede il via a un movimento globale che portò sempre più atleti a gareggiare in questo tipo di competizioni.
La crescita del movimento paralimpico
Da Roma in poi ogni quattro anni si è così svolta l’edizione delle paralimpiadi, non sempre in verità in concomitanza e nel luogo delle Olimpiadi per normodotati, almeno fino al 1988, anno in cui i due comitati hanno deciso di ufficializzare la stessa sede per entrambe le manifestazioni.
Il numero di partecipanti è stato comunque in continua crescita, passando da quei 400 atleti della prima edizione, fino agli oltre quattromila dell’ultima disputata a Rio nel 2016. Crescita che ha coinvolto anche il numero di paesi partecipanti, allargando a macchia d’olio il movimento fin negli angoli più remoti del pianeta (erano oltre 161 le nazioni presenti in Brasile).
La rappresentazione di così tante nazioni e di disabilità molto diverse tra loro (dal 1976 infatti i giochi furono aperti non solo a problematiche legate alla paraplegia), portò una visibilità sempre maggiore all’evento, che già a Londra nel 2012 raggiunse un pubblico di oltre 40 milioni di persone nel mondo, con tanto di record di presenze anche negli stadi (oltre 2,5 milioni di biglietti venduti).
Sempre dal 1976 all’evento estivo, si è poi affiancato quello dei giochi paralimpici invernali. Anche in quel caso dopo una prima edizione in Svezia che vide coinvolti oltre 250 atleti provenienti da 16 nazioni, il successo fu tale che nelle ultime edizioni furono circa 50 i paesi partecipanti.
Abbattere le barriere
Un successo così travolgente non è stato solo importante per gli atleti coinvolti o il movimento paralimpico e le sue discipline.
Avere una luce così intensa accesa su queste problematiche ha portato a cascata anche ad azioni dirette, quali maggiori investimenti per le terapie e le cure, l’attenzione al miglioramento per le barriere architettoniche sul territorio (specie in molti paesi dove queste problematiche non erano certo sotto gli occhi di tutti) e in generale una crescita di rispetto e attenzione per chi, anche fuori dal mondo dello sport, soffre di questo tipo di problemi.
Non è da sottovalutare anche l’impatto tecnologico che le paralimpiadi hanno portato. Il livello sempre maggiore di competizione e di investimenti, ha avuto anche l’effetto di sviluppare in maniera sempre più estrema anche gli strumenti dei paratleti, dai materiali alle protesi, con ulteriore benefici anche fuori dal mondo dell’agonismo.
In tutto questo il Comitato Olimpico e Paralimpico, può così sfruttare la visibilità non solo per organizzare competizioni sempre più frequentate e di alto livello, ma anche promuovere lo sport come terapia, proprio in quella fascia di persone con disabilità di vario genere.