Il Ministro dello Sport giapponese Seiko Hashimoto lancia l’allarme, facendo presente che da contratto i Giochi potrebbero anche disputarsi verso la fine dell’anno anziché in estate come fissati in origine. Il regolamento lo prevederebbe.
Il caos totale relativo all’emergenza Coronavirus si sta allargando sempre di più e adesso coinvolge perfino i Giochi Olimpici, che da calendario si dovrebbero svolgere a Tokyo dal 24 luglio al 9 agosto. Il condizionale adesso è d’obbligo, perchè per la prima volta la regolare disputa della manifestazione a cinque cerchi che si svolge ogni quadriennio e che racchiude in due settimane tutto il mondo sportivo, è stata messa in discussione. A farlo è il governo giapponese, per bocca del Ministro dello Sport, Seiko Hashimoto, secondo il quale verrebbe presa seriamente in considerazione l’ipotesi dello slittamento a novembre qualora l’epidemia del Coronavirus non dovesse accennare a placarsi nelle prossime settimane. “Il contratto prevede che i Giochi si svolgano entro il 2020. Ciò potrebbe essere interpretato nel senso di consentire un rinvio” ha dichiarato il ministro rispondendo a un parlamentare.
Tanti eventi sono stati rinviati e cancellati, oppure disputati a porte chiuse, nelle ultime settimane a causa del Coronavirus. Guardando in prospettiva anche le Olimpiadi, benchè manchino ancora più di 4 mesi alla data di inizio prefissata, non sembrano più così sicure. Non la pensa così tuttavia il presidente del Comitato Olimpico Tomas Bach, che rispondendo anche al governo giapponese ribadisce che la trentaduesima edizione dei Giochi Olimpici “si svolgeranno a partire dal 24 luglio con successo, perchè c’è una forte determinazione”. “Dobbiamo prepararci bene – ha anche aggiunto– per le decisioni finali che dovremo prendere a giugno e per fare delle proposte in vista della Sessione del Cio“.
C’è ottimismo, dunque, all’interno del Cio, nonostante i numeri dicano che il Coronavirus è in continua espansione un po’ un tutto il mondo. Non solo in Italia, ovviamente, ma soprattutto in Asia, in particolare in Cina e in Corea del Sud, dove è in atto una vera e propria lotta contro un’epidemia che sta mettendo in ginocchio tutti e due i paesi, anche a livello economico.