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Conclusasi la prima fase, il torneo olimpico di pallacanestro maschile entra nel vivo. I team qualificatisi ai quarti di finale si trasferiranno dallo stadio Pierre Mauroy di Lilla alla Bercy Arena di Parigi per una seconda fase che si preannuncia infuocata. Team Usa, alla luce anche dei convincenti risultati ottenuti nel girone, rimane la favorita numero uno per la medaglia d’oro, con il Canada e la Germania in agguato. Attenzione però anche alle altre, con la Serbia in pole position per raggiungere una medaglia.

Germania-Grecia

Il primo quarto di finale, in programma martedì 6 agosto alle ore 11, è quello che vedrà opposte la Germania di coach Herbert e la Grecia di coach Spanoulis.

I campioni del mondo fanno sul serio e lo hanno dimostrato vincendo 3 partite su 3 disponibili nel proprio girone, annientando una Francia impacciata e smarrita nell’ultima gara del gruppo B. La Germania gioca bene insieme, ha gerarchie precise e ha tanto talento, misto a voglia di combattere. Schroder e Franz Wagner guidano il gruppo (26 punti a testa nel match contro i transalpini e giocate da far saltare i tifosi dalla sedia), Theis e Mo Wagner lottano su ogni pallone e contro ogni avversario, Bonga è una sicurezza dalla panchina e Obst è un tiratore che ha la capacità di prendersi tiri da oltre l’arco anche fuori equilibrio. Insomma, i tedeschi sono una vera Squadra, con la S maiuscola, e cercano ancora un posto sul podio, come successo ad Eurobasket 2022 (bronzo) e al Mondiale 2023 (oro).

La Grecia però non è lì per caso. Si è rialzata, dopo le prime due sconfitte (contro Canada e Spagna) e ha superato l’Australia, non certo la squadra più scarsa della competizione. Coach Spanoulis pretende tanto e dà tanto ai suoi giocatori, provando a coinvolgerli tutti: l’esempio è Vasilis Toliopulos, giocatore dell’Aris e faro offensivo del team ellenico insieme a Giannis Antetokounmpo – in due hanno segnato complessivamente 117 dei 233 punti di squadra nelle prime tre partite. E poi, per l’appunto, c’è Giannis, il quale è risultato il miglior marcatore in questa competizione fin qui, autore di 27 punti di media, davanti a Franz Wagner (21.7) e a RJ Barrett (21). Fondamentale per i greci, però, risulta il contributo di Thomas Walkup, specie al tiro: il play dell’Olympiacos ha steccato nelle prime due gare (solo 10 punti e 3/13 al tiro), per poi rifarsi con gli interessi nel match contro l’Australia, in cui ha messo a referto 18 punti e 4 triple (su 7 tentativi). Gli ellenici, per provare a raggiungere una medaglia, dovranno sicuramente appoggiarsi al talento di Giannis, ma dovranno anche trovare soluzioni alternative, sperando che tutti diano il proprio contributo.

Canada-Francia

Nella stessa parte di tabellone, si affronteranno anche Canada e Francia (martedì alle ore 18), forse il quarto di finale più atteso per diversi motivi e quello che, presumibilmente, potrebbe essere il più equilibrato, anche se molto dipenderà dai ragazzi di coach Collet. I Bleus non hanno brillato nel girone di qualificazione, anzi sono andati ad un passo dalla sconfitta contro il Giappone, prima del miracolo di Matthew Strazel. La Francia ha il dovere di andare a podio, anche perché un’eventuale sconfitta ai quarti, di fronte al proprio pubblico, verrebbe vista come una vera delusione. La realtà dei fatti dice che il clima all’interno dello spogliatoio transalpino non è per nulla disteso: Evan Fournier non le ha mandate a dire al proprio coach, spiegando che, ai giorni nostri, la miglior difesa è l’attacco e sottolineando il fatto che non siano più gli anni 90. Una dichiarazione forse azzardata, che sicuramente non ha fatto piacere a coach Collet, il quale ha evidenziato come siano state parole inaccettabili e spiacevoli, di cui Fournier dovrà prendersi le proprie responsabilità. Non il migliore dei modi per affrontare un quarto di finale alle Olimpiadi.

Anche perché di fronte ci sarà un Canada agguerrito, forte dei tre successi in altrettante partite ottenuti nel gruppo “della morte”, il girone A. I canadesi hanno un roster composto da 10 giocatori Nba, un roster lunghissimo e probabilmente il migliore dal punto di vista degli esterni per fisicità, atletismo e talento. Shai sta splendendo come una vera stella (19 punti di media), Brooks e Dort sono due solidi difensori e hanno anche punti nelle mani, così come RJ Barrett sta mantenendo grandi cifre a livello offensivo, facendosi trovare sempre pronto. L’unico che sta mancando all’appello è Jamal Murray, da molti criticato per il suo scarso apporto in attacco, dove sta viaggiando a cifre non propriamente eccellenti in uscita dalla panchina (5.7 punti, 1/10 da tre punti, 2.3 rimbalzi e 4.7 assist a partita). Il Canada comunque c’è, ha già vinto contro Grecia, Australia e Spagna e ha fame di medaglia.

Usa-Brasile

Nell’altra parte di tabellone balza all’occhio innanzitutto la sfida tra team Usa e Brasile (martedì alle ore 21.30), la più scontata, sulla carta, dei quarti di finale. Gli Stati Uniti sono imbattuti e si poteva immaginare alla vigilia. La vittoria convincente ai danni della Serbia nel match di apertura (110-84) ha dato ulteriore consapevolezza ad una squadra che vuole zittire haters e detrattori. Kevin Durant e Lebron James sono stati fin qui i leader tecnici ed emotivi del gruppo: il primo non sta sbagliando quasi nulla (16 punti in 19.2 minuti di media, con 10/14 complessivo da oltre l’arco) e il secondo è, a quarant’anni suonati, ancora insostituibile (14.3 punti, 6.7 rimbalzi e 7.3 assist di media). Quasi tutti sono stati protagonisti in queste tre gare del girone, a partire da Jrue Holiday, passando da Devin Booker (contributo essenziale in fase difensiva) e Bam Adebayo fino ad arrivare ad Anthony Davis e Anthony Edwards, due forze delle natura. Le rotazioni di coach Kerr sono ben precise e pensate, tanto che, a turno, uno o due giocatori non mettono piede in campo (vedi Tatum e Haliburton nel primo match, Embiid nel secondo e Holiday nel terzo). Chi sta facendo più fatica è di sicuro Steph Curry, il quale viene sfidato dagli avversari nella metà campo difensiva e che in attacco ha per ora segnato solo 5 delle 19 triple tentate.

Il Brasile invece vuole stupire. I ragazzi di coach Petrovic hanno vinto solo una delle tre partite disputate, quella decisiva contro il Giappone all’ultima giornata, in cui hanno inflitto agli avversari ben 102 punti (a fronte degli 84 dei nipponici), staccando il pass per i quarti di finale come una delle migliori terze. Gran parte delle (poche) speranze brasiliane passerà da Bruno Caboclo, giocatore tanto antipatico per i ben noti fatti extra-campo quanto efficace sul parquet. Assente ingiustificato nelle prime due partite (6 punti totali), il lungo dei verde-oro è risultato l’autentico mattatore della gara contro il Giappone, andando a referto con ben 33 punti conditi da 17 rimbalzi. Il Brasile comunque ha combattuto sia all’esordio contro la Francia (66-78 il finale) sia nella seconda gara contro la Germania (73-86) e siamo sicuri che venderà cara la pelle anche contro team Usa, ma dovrà trovare la partita perfetta da parte di tutti gli uomini a disposizione.

Serbia-Australia

Martedì alle ore 14.30 preparate i pop corn perché il match tra Serbia e Australia promette spettacolo e, insieme a Canada-Francia, si prospetta una delle partite più attese e, sulla carta, combattute dei quarti di finale.

La Serbia, dopo l’esordio con sconfitta contro gli Stati Uniti, ha ritrovato subito il feeling con la vittoria, ottenendo due concreti successi contro Porto Rico (+41) e soprattutto contro il Sud Sudan, regalando, con il secondo successo, il pass per i quarti anche alla Grecia. La certezza di questo gruppo si chiama Nikola Jokic, autore di 18.7 punti, 11 rimbalzi e 7 assist di media nelle prime tre partite e dominatore dell’area (e non solo) anche nella partita contro team Usa (20 punti in quella occasione). L’altra certezza è Bogdan Bogdanovic, giocatore dal grande quoziente intellettivo e che ha infranto i sogni di gloria del Sud Sudan, frantumando la difesa avversaria a suon di triple (30 punti, 6/9 da oltre l’arco).

L’Australia però è un osso duro da superare. La banda di coach Goorjian ha subito due sconfitte in tre partite nel gruppo di qualificazione, ma ha un roster solido ed efficace, in cui Patty Mills e Josh Giddey sono i leader di una squadra che può contare anche su Jock Landale, forse la pedina più importante dello scacchiere dei boomers per quanto può dare sia in fase offensiva sia in quella difensiva (17.7 punti e 9.7 rimbalzi di media). A Tokyo, gli australiani si posizionarono al terzo posto, dietro solo a Usa e Francia, e vorranno provare a ripetere il cammino di tre anni fa.

Spagna e Sud Sudan da applausi

Tra le squadre eliminate non potevamo non menzionare la Spagna di coach Scariolo e il Sud Sudan di coach Ivey. La prima ha dimostrato, pur con un roster inferiore rispetto alle precedenti spedizioni e con un ricambio generazionale in corso, di saperci ancora fare. In un girone complicatissimo, gli spagnoli hanno perso il primo incontro in favore dell’Australia, quest’ultima brava a capitalizzare nel finale le occasioni di aumentare il proprio vantaggio (92-80). La Roja ha trovato la prima e unica vittoria contro la Grecia, salvo poi essere sconfitta dal Canada in una partita meravigliosamente bella e decisa solamente nel finale dal talento canadese. Da sottolineare, sponda spagnola, è lo splendido torneo disputato dalla coppia Aldama-Llull, i quali hanno guidato l’attacco delle Furie Rosse in più occasioni, non mollando mai (96 punti complessivi segnati dal duo su 189 totali della Spagna). E non bisogna dimenticarsi di Rudy Fernandez, giocatore odiato dalle tifoserie avversarie e ritiratosi proprio al termine del match contro il Canada: per lui tre medaglie olimpiche, due d’argento e una di bronzo, oltre a quattro medaglie d’oro ad Eurobasket e a due mondiali vinti.

Per quanto riguarda il Sud Sudan, non possiamo che toglierci il cappello dinnanzi ad un gruppo con un cuore enorme. Ma c’è di più e allora riprendiamo le parole del coach della Serbia, Svetilav Pesic, al termine della gara vinta contro i sud sudanesi. “Il Sud Sudan gioca il basket del futuro. In 10 anni tutti giocheranno come loro”. I ragazzi di coach Ivey hanno si sono battuti in maniera fisica e dinamica, aumentando il numero di possessi e segnando tanti canestri, anche da tre, in transizione, guidati dal proprio playmaker Carlik Jones – quest’ultimo mai uscito nel match contro la Serbia (40’ in campo). Sicuramente ci sono tanti aspetti da migliorare, ma il futuro è luminoso in casa Sud Sudan e siamo sicuri che sentiremo nuovamente parlare, in positivo, di questa squadra, le “Bright Stars”.