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Le Olimpiadi, nella carriera di un atleta, sono senza dubbio l’evento più importante e simbolico. Vincere le Olimpiadi, con il loro carico di fascino e di significato storico-sportivo, ma anche sociale e politico, proietta l’atleta nella storia. Sull’Olimpo direbbero, appunto, i greci.

Nella storia della rassegna olimpica ci sono alcuni momenti che trascendono la gioia individuale, diventando anche parte del Paese rappresentato: ecco, quindi, le tredici medaglie più rappresentative dell’Italia alle Olimpiadi. Quelle che, in un modo o nell’altro, hanno cambiato la storia dello sport e, in parte, quella del Bel Paese.

L’Italia alle Olimpiadi: le 13 medaglie Azzurre più belle e significative

L’Italia, che all’edizione di Parigi 2024 si presenterà con il maggior numero di atleti nella storia olimpica del Bel Paese, ha una storia lunga e importante nella rassegna a cinque cerchi. Sebbene scegliere le tredici medaglie più belle conquistate dagli atleti azzurri sia complicato, chi scrive ha pensato di mettere in evidenza quei traguardi che, in qualche modo, sono riusciti a entrare nella storia. Non solo sportiva ma, come detto, anche sociale e storica, dell’Italia intera. Le medaglie non sono in ordine di bellezza o importanza: sarebbe stato impossibile stilare una classifica e, quindi, si è deciso di procedere in ordine cronologico. Dalle più datate alle più vicine a noi.

1908: la non medaglia di Dorando Pietri

Una storia pazzesca. Che, purtroppo, non ha portato a una medaglia olimpica. Ma che, per il clamore e per la storia in sé (da film), ha avuto un grande rimbombo nell’Italia sportiva, e non solo, del novecento. Siamo a Londra e Dorando Pietri sta per vincere la maratona. Emiliano, più di tre ore di corsa, cede a pochi metri dal traguardo. Quando ormai l’oro era a pochi passi. Viene aiutato dagli assistenti di gara e l’oro viene revocato: nessun atleta può essere aiutato da terzi.

Non è arrivata una medaglia, dunque, ma la storia di Dorando Pietri ha fatto il giro del mondo. E lui, benché gli sia sfuggita la gioia della vittoria, è entrato nella storia.

1912: Nedo Nadi e il primo oro nella scherma

La medaglia d’oro la conquistò, eccome, Nedo Nadi. Siamo nel 1912, Olimpiadi di Stoccolma. Alla giovane età di 18 anni il fiorettista toscano ottiene l’oro. Il primo nella gloriosa storia della scherma italiana.

Nedo Nadi è anche uno dei pochi esseri umani ad aver ottenuto 5 medaglie d’oro nella stessa Olimpiade: ad Anversa, 1920, conquistò la medaglia del metallo più prezioso nel fioretto, nella sciabola individuale e fioretto, nella spada e nella sciabola a squadre.

1936: Ondina Valla e l’emancipazione femminile

Nel contesto complicato e teso di Berlino 1936 arriva la prima medaglia italiana al femminile alle Olimpiadi. A conquistarla Tresibonda “Ondina” Valla, che conquistò l’oro nella finale degli ottanta metri a ostacoli. Ventenne bolognese, fu in grado di sconfiggere anche la rivale Claudia Testoni.

La vittoria di Valla portò a un drastico cambiamento della posizione femminile all’interno del regime fascista: per la prima volta, infatti, si pensò al gentil sesso come a una risorsa da valorizzare nell’ambito sportivo. Ondina Valla è una vera e propria eroina dell’emancipazione femminile italiana e, di conseguenza, la sua medaglia non può che risultare tra le più belle dello sport tricolore.

Roma 1960: l’oro di Nino Benvenuti e il riscatto del Nord-Est

L’Olimpiade del 1960, a Roma, ha un significato profondissimo per l’Italia. La manifestazione, infatti, è stata anche il tentativo di dimostrare come il Bel Paese fosse ormai fuori dalla crisi del secondo dopoguerra. Pronto a guardare, con fiducia e slancio, al boom economico e al futuro. Terza nel medagliere finale, dietro ai colossi USA e URSS, l’Italia poté assistere ad alcune imprese sportive dense di significato.

Ci soffermiamo soltanto su quella di Nino Benvenuti, oro nei “Pesi Welter”. Perché proprio lui? Perché la sua vittoria fu una sorta di rivincita e riscatto per tutti gli italiani del nord-est dopo anni di sofferenze: il padre di Nino, infatti, si era dovuto rifugiare a Trieste dall’Istria. La vittoria di Nino è una vittoria che sembra mettere fine alle questioni riguardo le terre irridente.

Mosca 1980: Pietro Mennea

C’è poco da commentare. IL trionfo italiano per eccellenza del XX secolo, nei 200 metri piani. Sia per la vittoria in sé, in quella che è forse la gara principe delle Olimpiadi (poco importa che i colossi USA fossero assenti per boicottaggio all’URSS ospitante), sia per il Mennea uomo. Instancabile, grandissimo lavoratore, atleta esemplare.

Barcellona 1992: la vittoria del “Settebello”

Primo oro della pallanuoto maschile dopo il 1960, quello del “Settebello” (così era e sarà soprannominata la squadra) fu un trionfo contro la Spagna padrona di casa. Al terzo tempo supplementare, in un match tiratissimo e divertente. Darà inizio a un periodo d’oro per la pallanuoto italiana da sempre, da allora, ai vertici mondiali.

Atlanta 1996: la rivincita di Yuri Chechi

Sportivo impressionante, tra i più amati in Italia, fenomeno degli anelli. Perché rivincita? Perché Yuri Chechi aveva dato appuntamento all’oro olimpico nel 1992. Prima di rompersi il tendine d’Achille in allenamento e dover rinunciare ai Giochi di Barcellona. La vittoria di Atlanta, che l’ha incoronato “Il Signore degli Anelli” è una storia che sa di rivincita e consacrazione, con l’Italia intera a fare il tifo per uno dei simboli dello sport azzurro moderno.

Sidney 2000: l’impresa di Domenico Fioravanti

Quei 200 metri a rana hanno cambiato la storia dello sport italiano. Sì, perché prima dell’oro di Domenico Fioravanti nei 200 rana, l’Italia non aveva mai vinto una medaglia nel nuoto. Fioravanti conquistò ben due medaglie in quell’edizione (100 e 200 metri), nuotando con la semplicità e la leggerezza di un campione. Di chi, si vede, è perfettamente a suo agio in acqua.

La scuola di nuoto italiana deve molto a Fioravanti, che è stato il capostipite di una generazione di fenomeni e di numerose medaglie olimpiche, mondiali ed europee.

Atene 2004: l’argento del basket

Non è una medaglia d’oro, ma è un argento che vale forse più di qualsiasi vittoria. L’Italia del basket di Carlo Recalcati si arrese in finale all’Argentina (che aveva eliminato il dream team degli USA), dopo aver superato in semifinale la fortissima Lituania. Una favola di sport che ancora oggi viene ricordata in tutto il Bel Paese e che insegna che, qualche volta, non soltanto il luccicare dell’oro può assicurarci alla storia.

Da ricordare, nella gloriosa spedizione di Atene, anche:

  • Oro della Pallanuoto femminile
  • Oro di Baldini nella maratona
  • Oro di Aldo Montano
  • Argento di Federica Pellegrini (sedicenne) nei 200 stile
  • Vezzali e Trillini oro e argento nel fioretto femminile

Pechino 2008 , l’unico oro olimpico di Federica Pellegrini

Sembra assurdo per la carriera e l’importanza che ha avuto Federica Pellegrini nella storia del nuoto mondiale e italiano. Eppure, per lei, arriva soltanto un oro olimpico. A testimoniare quanto sia delicato e difficile trionfare nella manifestazione dei cinque cerchi.

A Pechino Federica vince, con tanto di record del mondo. A coronare una carriera che sarà indimenticabile.

Rio 2016: Cagnotto-Dallapé a medaglia

Una medaglia in sincro cercata tutta la carriera. L’argento dal trampolino dei 3 metri per Tania Cagnotto (che aveva già vinto un bronzo individuale alle Olimpiadi) e Francesca Dallapé è un momento altissimo per le due fuoriclasse del tuffo che, dopo anni di sacrifici e beffe, riescono a raggiungere l’ambitissimo obiettivo.

Tokyo 2021: le meraviglie di Tamberi e Jacobs

Ultime cronologicamente, forse prime per bellezza e importanza. E per tempistiche: l’Italia, con Gianmarco Tamberi e Marcell Jacobs, entra nella storia delle Olimpiadi in meno di mezz’ora.

Partiamo dal salto in alto: Gianmarco Tamberi si gioca tutto contro l’amico e rivale Essa Barshim. Sono le Olimpiadi del post-covid, della rinascita e della speranza. I due sono parimerito a 2.37 metri quando decidono di condividere la medaglia d’oro. Storica, indimenticabile, la chiacchierata tra gli atleti e l’arbitro che, un po’ stupito conferma che sì, è possibile vincere entrambi.

Il tempo di festeggiare l’oro e Tamberi è a bordo pista dei 100 metri piani, dove sta per disputare la finale Marcell Jacobs. Il 9.80 con cui il corridore azzurro brucia la pista gli valgono l’oro olimpico più prestigioso e luminoso di tutti, portando l’atletica italiana ai vertici mondiali. In una giornata che resterà indimenticabile non solo per noi, che l’abbiamo vissuta tifando quasi increduli, ma anche per tutte le generazioni a venire.