I Giochi Olimpici sono pieni di storie bellissime, tutte da raccontare e tutte da vivere tornando indietro alle epoche nelle quali esse sono successe, tutte talmente vere da affezionarsi ai protagonisti che le hanno rese celebri, come, tra la altre, quella di James Francis Thorpe, che qualcuno di voi, tra i più attenti alle vicende olimpiche e alla sua storia, ricorderà come Jim Thorpe.
Jim Thorpe la versatilità a servizio dello sport
Jim Thorpe nasce nel bel mezzo dello Stato dell’Oklahoma, nella Contea di Lincoln, dove sorse una cittadina di piccole dimensioni, fondata da una colonia di emigrati di origine Ceca, che decisero di chiamarla Praga, dandole il nome della Capitale dell’attuale Repubblica Ceca.
Thorpe nasce alla fine del 1800, più precisamente nel maggio del 1887, anche se non si conosce con esattezza il giorno, si parla di 22 o 28 del mese mariano.
La caratteristica principale della vita di Jim Thorpe è quella di aver vinto per gli Stati Uniti la prima medaglia d’oro alle Olimpiadi da nativo americano ed è ancora oggi considerato come uno degli atleti più versatili della storia dello sport e non solo ai Giochi Olimpici.
Le due medaglie d’oro alle Olimpiadi di Stoccolma
L’unicità della carriera del formidabile sportivo statunitense, sta nel fatto che alle Olimpiadi estive di Stoccolma del 1912, si fece mettere al collo due medaglie d’oro, una nel pentathlon classico, allora chiamato all-around e una nel decathlon, non proprio due discipline identiche tra loro.
In passato, prima di vincere questi due ori, Jim Thorpe aveva bazzicato con discreti successi anche nel baseball, sport che già all’epoca era uno degli sport più seguiti negli States.
Addirittura Gustavo V, il Re della Svezia di quel periodo storico, lo incoronò campione dedicandogli parole piuttosto impegnative: “Sir, tu sei il più grande atleta del mondo a partire da questo momento”.
Rientrato in patria, al termine di un estenuante giro di parate e festeggiamenti, Thorpe condusse ad una stagione trionfale la Carlisle Indian Industrial School, ma questa vittoria fu una sorta di disastroso canto del cigno per la sua fama e la sua gloria.
Le medaglie strappate dal collo
Al termine di quella stagione, più o meno una decina di mesi dopo la vittoria delle due medaglie d’oro, un allenatore di Baseball di quegli anni, Charles C.A. Clancy, confidò ad un giornalista locale, che Thorpe giocò un paio di stagioni dello sport col diamante, regolarmente pagato, a 5 dollari a partita, tra il 1909 e il 1910.
La cosa divenne divenne di dominio pubblico piuttosto presto e, a differenza di oggi, lo spirito non professionale delle Olimpiadi, era piuttosto marcato e nessun atleta avrebbe potuto partecipare ai Giochi, se, in precedenza, avesse percepito dei soldi per praticare uno sport a livello professionistico.
Il nome del reporter, che ovviamente passò alla storia, fu reso noto all’indomani della pubblicazione del suo lavoro, piuttosto lungo e certosino, anche perché, successivamente, Clancy negò di avere mai detto una cosa del genere, ma ormai l’affare si era ingrossato a dismisura e all’inizio del 1913, tutto quel lavoro fu pubblicato.
Thorpe fu costretto ad ammettere le sue colpe, firmando di suo pugno una lettera di ammissioni, ma sostenendo anche che vi erano tutta una serie di altri suoi “colleghi” che avevano giocato per quella squadra, ma con nomi falsi, affinché nulla venisse fuori per un eventuale contratto futuro con squadre professionistiche che male accettavano atleti pagati in categorie inferiori.
Jim Thorpe chiese scusa, ma la commissione d’inchiesta fu irremovibile e, nella persona di James Sullivan, allora segretario nazionale dell’Association of the Amateur Athletic Union, gli venne levato lo status di dilettante.
Il torbido sotto il torbido
Ancora oggi permangono dei clamorosi dubbi e ancora più sconcertanti perplessità sull’operato della AAU, soprattutto perché la presa di posizione di Sullivan, giudicata a posteriori esagerata, apparve ai più ingiustificata.
Il motivo di tale accanimento, fu ricercato nella opaca gestione dei giovani dilettanti, che così dilettanti, venne fuori, non lo fossero, ma parecchi di loro venivano incoraggiati per prendere dei soldi in cambio delle loro prestazioni sportive.
Per questo motivo, si racconta ancora oggi, cosa peraltro tutta da dimostrare, fu punito Thorpe, in modo che, se davvero le cose fossero così poco chiare, sarebbe stato corretto punirne uno per spaventare tutti.
Gli allenatori di Thorpe andarono a casa dello straordinario atleta, requisirono le medaglie vinte a Stoccolma e le spedirono via posta al Comitato Olimpico nazionale svedese, di fatto scippando di due titoli così incredibili, un atleta indimenticabile.
Thorpe, proprio per via di questo misfatto, si mise al lavoro e cominciò un lavoro di medio e lungo termine, diventando ben presto sportivo professionista al 100% e contribuendo sensibilmente a cambiare lo sport negli USA, facendolo sempre più assomigliare a ciò che è diventato nel mondo moderno, una macchina da soldi e prendendosi una rivincita considerevole su Sullivan.
La restituzione delle medaglie e il cavillo
Dopo tutta una serie di clamorosi colpi di scena, tra cui addirittura la scalata ai piani alti di Avery Brundage, che fu Presidente del CIO dal 1952 al 1972, che dichiarò con naturalezza di essere uno degli atleti che venne avvantaggiato nella propria professione dalla squalifica di Thorpe, avvenne un fatto incredibile.
Nonostante le continue richieste di una copia del regolamento di quelle Olimpiadi da parte di familiari e amici di Thorpe, non venne fuori mai nulla, fino a quando, nel luglio del 1982, Florence Ridlon stava cercando delle scartoffie per la propria professione alla Biblioteca del Congresso e il documento saltò fuori.
A capo della Regola numero 13, vi era scritto nero su bianco che le obiezioni alla qualifica di status di un atleta “non professionista“, dovevano pervenire al comitato olimpico svedese entro e non oltre i 30 giorni dalla distribuzione delle medaglie.
La richiesta dell’AAU, fu inoltrata ben oltre quei 30 giorni e, soprattutto, non vi è traccia delle 20 Corone, e nemmeno della loro ricevuta, che dovevano essere allegate per portare avanti una richiesta di questo tipo.
Thorpe, seppure da deceduto, fu riabilitato come sportivo non professionista nel 1982 e le medaglie restituite alla famiglia un anno dopo, seppur non quelle originali, che furono rubate da un museo nazionale svedese che le custodiva.