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Il ciclismo su pista è uno di quegli sport che in Italia acquista maggior importanza quando si avvicinano i Giochi Olimpici e in questo l’edizione di Parigi 2024 non fa differenza.

Tuttavia i nostri atleti sono impegnati in varie competizioni, dove ciascuna ha le sue regole. Sono nomi che magari conosciamo solo superficialmente, quindi ecco la spiegazione per queste varie gare dove gli italiani sono stati o saranno protagonisti.

Ciclismo su pista, la “nostra” gara: l’Inseguimento

Attenzione, per noi naturalmente è “nostra” perché è quella che più recentemente ci ha dato una meravigliosa medaglia d’oro ai Giochi, con il quartetto a squadre Consonni-Lamon-Milan-Ganna, nomi che abbiamo imparato a conoscere a memoria.

Per qualcun altro appassionato di ciclismo su pista magari non lo sarà, ma certo quell’oro a Tokyo nel 2021 è ancora stampato nella nostra memoria, con lo sprint di Filippo Ganna che quasi da solo recuperò e sorpassò la Danimarca.

Come funziona dunque l’Inseguimento, individuale o a squadre?

Lo dice la parola stessa, bisogna “inseguire” l’avversario.

In realtà non c’è da arrivargli addosso, anche perché è veramente difficile ad altissimi livelli nel ciclismo su pista basta completare un determinato numero di giri della pista nel minor tempo, di solito sono 10 giri da 400 metri ciascuno.

I rivali partono dallo stesso punto della pista, all’altezza del traguardo, ma su due lati diversi, e proseguono nello stesso senso di marcia.

Se è una gara individuale non devono dare il cambio a nessuno, è una lotta di pura gamba, di pura potenza e chi completa i 10 giri nel minor tempo vince.

Nella gara a squadre invece ci si può naturalmente dare dei cambi, visto che il tempo finale viene preso sulla ruota anteriore del terzo atleta che taglia il traguardo.

L’Italia ha vinto 8 ori olimpici comunque in questa specialità.

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Bradley Wiggins vinse il Tour nel 2012 dopo aver dominato in pista. Getty

L’Americana (o Madison), la più iconica

C’erano una volta nel ciclismo su pista le Sei Giorni, competizioni che per quasi una settimana coinvolgevano atleti e appassionati che affollavano i velodromi al coperto.

Poi tutto questo è un po’ passato di moda, purtroppo.

Una delle specialità più spettacolari, forse la più spettacolare e iconica in assoluto, era l’Americana, ribattezzata Madison perché originariamente si svolse al Madison Square Garden di New York.

Comunque per noi italiani sarà sempre l’Americana.

Quella cioè in cui due ciclisti (è una prova rigorosamente a squadre nel ciclismo su pista) si danno il cambio “all’americana”, e cioè con uno che dopo aver completato il suo giro prende il braccio dell’altro, che lo sta aspettando, e lo spinge come se fosse una fionda.

Il regolamento dell’Americana/Madison è un po’ cervellotico.

Riassumendo si può dire che ciascuna coppia deve completare il maggior numero di giri di pista in base al numero prestabilito di tornate, che può arrivare fino a 100, e al contempo prevalere sugli altri (si corre in gruppo, ricordiamolo) nei vari “sprint intermedi” che assegnano punti: 5 alla coppia che lo vince, 3 alla seconda, 2 alla terza e 1 alla quarta.

Cosa serve per vincere un’Americana?

Grandi gambe, ovvio, si scatta e si sprinta per circa 25 chilometri, dosare le energie, ma soprattutto un eccelso affiatamento tra i due corridori di ciascuna squadra.

Ai Giochi si è svolta solo in 4 edizioni, questa sarà la quinta.

L’Omnium, l’università degli sprinter

Anche all’Omnium “vogliamo molto bene”, grazie a Elia Viviani, campione olimpico nel 2016 e bronzo nel 2021.

Viviani, gli appassionati lo conoscono, è stato un formidabile sprinter nelle prove su strada (ha in carniere 9 vittorie di tappa tra Giro d’Italia, Tour de France e Vuelta), ma si è forgiato in pista.

L’Omnium, lo dice la parola stessa, è qualcosa che mette assieme varie specialità del ciclismo su pista, una specie di università dei velocisti.

Le quattro specialità che fanno parte dell’Omnium, competizione che si svolge su più giorni, sono:

  • Scratch: i corridori partono tutti da fermo e devono percorrere 15 chilometri, ma quando uno viene eventualmente doppiato è eliminato. In base all’ordine d’arrivo il primo classificato prenderà 40 punti, il secondo 38 e così via fino al ventesimo
  • Corsa tempo: in realtà il tempo centra poco, ma è quella specialità in cui ogni 5 giri di corsa lo sprint porta punti a chi lo vince e in generale ai migliori di quel singolo sprint. A sua volta la classifica che si forma crea una macro-classifica anche qua con la suddivisione in punti da 40 in giù. In totale sono 10 chilometri da percorrere quindi in un velodromo di 400 metri 25 giri
  • Elimination race: lo dice la parola stessa, è una corsa a eliminazione nel ciclismo su pista. L’importante qui è non arrivare ultimi o penultimi al termine di un giro, altrimenti si è fuori. In base a chi invece resiste fino all’ultimo si crea la classifica, solita, con 40 punti per il vincitore e così via
  • Corsa a punti: forse la più immediata. Qua bisogna vincere o arrivare tra i primi 4 negli sprint intermedi (5-3-2-1 punti rispettivamente, come nell’Americana) e guadagnare giri sui rivali. Anche perché farsi doppiare significa perdere 20 punti, una mazzata in ottica classifica generale. Fino ai Giochi del 2008 questa era una gara a sé che assegnava medaglie nel ciclismo su pista: l’Italia vinse due ori tra 1992 e 1996 con Lombardi e Martinello

Chi fa più punti nelle varie 4 gare dell’Omnium vince l’oro

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Marc Cavendish nel 2016 fu secondo nell’Omnium dietro a Viviani. Getty

Corsa sprint, il classico del ciclismo su pista

Si parte da soli, con la propria bici da corsa, le ruote lenticolari, il casco aerodinamico, e chi impiega il minor tempo passa il turno fino alla finale, in quello che è un tabellone strutturato in modo tennistico.

Quindi si gareggia contro un avversario che ha corso prima o correrà dopo, non è come l’inseguimento dove si parte assieme ma da due punti diversi della pista.

Esiste la versione Velocità individuale e quella a squadre.

Keirin, tutti dietro a… una bici

Anche questa entrata abbastanza recentemente nel programma olimpico di ciclismo su pista, solo dal 2000.

Keirin è un termine giapponese (significa “Scommessa sportiva”), ed è lì che è nato, nel Paese del Sol Levante.

In cosa consiste? In una gara su pista dove invece della safety car c’è.. una bicicletta davanti ai partecipanti. Una volta era un motorino.

Dopodiché questa bicicletta dopo aver accelerato si fa da parte e i corridori (sempre 6) che prima erano in fila indiana adesso dovranno battagliare allo sprint.

Vince la gara Keirin naturalmente chi arriva primo in quest’unica volata.