Con ogni probabilità non avete mai sentito parlare di Bobby Pearce, figura storica del canottaggio internazionale, che legò il suo nome a successi leggendari, appartenenti ad uno sport nobile e, ai suoi tempi, non certo seguito a menadito dagli appassionati, per via delle cronache di allora, ovviamente esenti da dirette televisive, o commenti più o meno simpatici giunti dai social.
Ma più che ad ogni altra dinamica, il nome di Pearce riecheggia nei racconti dei discendenti di chi ha assistito a quella che fu la gara che lo immortalò per sempre nei libri dorati del canottaggio.
Da dove arriva Henry “Bobby” Pearce
L’Australia è sempre stata terra di navigatori. Un territorio vasto che si affaccia per la sua totalità sul mare, dall’Oceano Indiano a ovest della terra dei canguri, fino al Mar dei Coralli a nord-est, passando per il Mar di Tasman, il Golfo di Carpentaria e la Grande Baia Australiana.
Se vogliamo trovare uno di questi eroi del mare provenienti da quel mondo, non possiamo non fare riferimento a Henry “Bobby” Pearce, nato a Double Bay, una sorta di agglomerato urbano costiero, che fa capo al territorio di Sidney, in Australia, nello Stato Federale del Nuovo Galles del Sud, esattamente di fronte alla baia del centro più popoloso della nazione.
Da quell’angolo di terra per noi lontanissimo, gli uomini hanno a che fare con il mare praticamente tutti i giorni e Bobby Pearce non fece certo eccezione a questo enunciato.
Nato il 30 settembre del 1905, Pearce ebbe una vita piena di interessi e carica di illuminanti episodi che hanno contribuito a segnarne il mito, fino all’anno della sua scomparsa, avvenuta a Toronto il 20 maggio del 1976.
Una passione che arriva da lontano
Anche il papà e il nonno erano campioni di canottaggio, ma non raggiunsero mai, anche per via delle regole di uno sport che venivano stilate solo a inizio 900, per come ne conosciamo la maggior parte oggi, la gloria e i risultato del loro discepolo Henry.
La sua carriera di sportivo di lungo corso, fu costellata da un numero impressionante di successi nella specialità singolo, nella quale l’australiano eccelleva.
Il palmares di Bobby Pearce mette in evidenza ben due medaglie d’oro olimpiche consecutive, nel 1928 alle Olimpiadi di Amsterdam e nella successiva di Los Angeles nel 1932.
Non siamo certo noi a scoprire che per provare a rimanere sulla cresta dell’onda di uno sport di questo tipo, non devono mancare propensione al sacrificio, grande sforzo fisico e tecnica impeccabile, tutte doti che permisero a Pearce di incidere il suo nome nei libri di storia di questo sport, rendendolo immortale.
Ma i suoi successi non furono il solo motivo di un ricordo così indelebile.
I quarti di finale delle Olimpiadi di Amsterdam
Torniamo indietro di quasi cento anni, immergiamoci in una realtà fatta di persone con l’abito buono e il cappello, accorse nel bacino di Sloten Canal, una cittadina medievale della provincia di Friesland, nel Gaasterland, che, tagliata in due da un complesso fluviale, fu scelta come teatro di tutte le gare di canottaggio che si svolsero alle Olimpiadi di Amsterdam del 1932.
Siamo ai quarti di finale della competizione del singolo e, alla partenza, Pearce non sapeva ancora che al termine di quella gara sarebbe diventato uno dei simboli più rispettati e ricordati della storia delle Olimpiadi.
La gara lo vide contrapposto al francese Victor Saurin, rispetto al quale guadagnò un discreto vantaggio nei primi 500 metri di percorso su un totale complessivo di 2.000 metri, misura decisa nel 1912, mettendo una seria ipoteca al passaggio alle semifinali.
Le cronache dell’epoca non sono molto chiare rispetto al momento della gara in cui successe ciò che vi stiamo raccontando, ma di certo possiamo dirvi che capitò una cosa straordinaria.
Bobby Pearce e le anatre
All’improvviso, per nulla intimorite dal passaggio delle due imbarcazioni, d’altronde erano a casa loro e gli atleti erano ospiti, un gruppo di anatre tagliò la strada, passateci il termine, all’atleta che conduceva la gara, Bobby Pearce, che, invece di tirare dritto e mettere a repentaglio la vita della famigliola di questi simpatici uccelli acquatici, decise di mettere a repentaglio la sua gara, rallentando e quasi fermandosi per farle passare.
Altrettanto non dovette fare il francese che, al contrario, provò ad aumentare lo sforzo per portare a casa la vittoria e, così facendo, riuscì a sua volta a prendere un buon vantaggio sull’australiano.
Una volta passata la famiglia delle anatre, Pearce non si perse d’animo e cominciò a remare come un ossesso per recuperare il gap dal transalpino che aveva raggiunto addirittura le cinque lunghezze. Lo fece con il tifo degli spettatori olandesi tutto per lui.
Ebbene, dopo uno sforzo immane, Pearce riprese il suo avversario piuttosto presto e, probabilmente inferocito dalla poca sportività di Saurin, ne fece poltiglia agonistica tanto da surclassarlo in vista del traguardo, lasciando tra lui e il secondo, qualcosa come 30 secondi di distacco.
Pearce vinse un paio di giorni dopo la medaglia d’oro, con tanto di soddisfazione del suo popolo e, con ogni probabilità, delle anatre salvate.