Le Olimpiadi da sempre hanno aperto i giochi a tutto il Mondo, eppure da 30 anni a questa parte non sono mancate le edizioni con atleti indipendenti.
Si tratta di atleti senza bandiera di appartenenza, in quanto il CIO nelle suddette occasioni non ha riconosciuto gli Stati da cui essi provenivano.
Ovviamente si tratta di casi isolati e con delle motivazioni importanti, in certi casi gravi. Dalle Olimpiadi di Barcellona nel 1992, passando per i giochi di Sydney nel 2000, fino ad arrivare a Londra nel 2012 e Rio nel 2016.
Guerre civili, stati in dissoluzione, paesi squalificati e molto altro ancora, dietro alla mancanza di una bandiera per questi atleti indipendenti.
Vediamo la storia di questi particolari casi
Barcellona 1992: dalla Jugoslavia ad alcuna bandiera
Il 1992 è l’anno in cui le Olimpiadi tornano in Europa, dopo le edizioni del 1984 a Los Angeles e quelle del 1988 a Seul. Pochi mesi prima dello start però, la Jugoslavia ha iniziato la propria dissoluzione che la porterà ad un lunghissimo e sanguinoso conflitto bellico al proprio interno.
Slovenia e Croazia fanno in tempo a dichiararsi indipendenti e così ottengono l’Ok del CIO per gareggiare come nuove nazioni. Niente da fare invece per la Macedonia che ottiene il riconoscimento dell’ONU, ma non fa in tempo ad avere il nulla osta del Comitato Olimpico Internazionale. Per il neonato stato balcanico quindi, l’unica soluzione è unirsi a Serbia e Montenegro che a loro volta non hanno ottenuto la risposta positiva del CIO e creare il primo blocco di atleti indipendenti nella storia delle Olimpiadi.
Un fatto clamoroso, ma inevitabile considerando lo scoppio della guerra in quei paesi e il divieto nel regolamento del CIO di far partecipare nazioni che stanno combattendo una guerra civile interna. In 58 si presenteranno a Barcellona, senza bandiera e senza un paese da rappresentare, con 13 discipline che li vedrà protagonisti.
Nonostante la guerra, nonostante le mille difficoltà per raggiungere la Catalogna e nonostante il peso di non aver un qualcosa di vero da rappresentare, questi atleti daranno l’anima nelle varie prove. Il tutto condito da ben tre medaglie arrivate nel tiro a segno: quella d’argento conquistata da Jasna Šekarić nella categoria Pistola ad aria 10 metri donne, quella di bronzo di Aranka Binder nel Fucile 10 metri donne e infine, quella sempre di bronzo da parte di Stevan Pletikosić nella categoria Fucile 50 metri seduti.
Sydney 2000: quelli di Timor Est
Se ad Atlanta 1996 tutti gli atleti erano rappresentati dai rispettivi paesi, il secondo caso di atleti indipendenti si manifesta nella prima olimpiade del nuovo millennio. Tutti a Sydney per l’edizione del 2000 e qui spetta agli atleti di Timor Est non essere rappresentati da alcuna bandiera e nazione. Il paese infatti sta procedendo alla propria indipendenza, ma né l’ONU e né il CIO possono ancora riconoscerlo, in quanto i negoziati stanno procedendo a rilento.
Per l’occasione, il CIO presenta una nuova sigla, vale a dire Atleti Olimpici Individuali. Saranno appena 4 gli atleti qualificati alle Olimpiadi in terra australe, con 3 uomini e una donna a gareggiare. Purtroppo per loro, nessuno riuscirà a centrare il podio: nell’atletica leggera con la maratona maschile (Calisto da Costa) e femminile (Aguida Amaral), nel pugilato con l’eliminazione ai sedicesimi di finale di Víctor Ramos nei pesi leggeri, oltre al 20° posto di Martinho de Araújo nel sollevamento dei pesi.
Londra 2012: tra Antille Olandesi e Sudan del Sud
Le Olimpiadi di Atene nel 2004 e Pechino nel 2008 non registrano alcuna presenza per gli Atleti Olimpici Individuali. Così bisogna fare un salto di 12 anni, fino all’edizione di Londra 2012. Qui il CIO cambia ancora denominazione e si passa alla “categoria” Atleti Olimpici Indipendenti, codice IOA. Da una parte gli atleti delle Antille Olandesi e dall’altra un rappresentate del Sudan del Sud.
I primi, dopo il referendum del gennaio 2010, hanno ottenuto l’indipendenza dal Regno di Olanda e di conseguenza sono stati annessi successivamente ad altri stati caraibici. Una procedura lunga e che durò ben oltre le Olimpiadi londinesi del 2012. Per questo motivo il CIO dovette inserire gli atleti delle Ex Antille Olandesi, nella categoria Atleti Olimpici Indipendenti.
Tre i rappresentati dell’ex Colonia olandese, due uomini e una donna. Ma nessuno di essi centrerà il medagliere: Liemarvin Bonevacia eliminato nella batteria di semifinale dei 400 metri maschili nell’Atletica Leggera, Reginald de Windt eliminato nel turno preliminare del Judo Maschile e infine la quota rosa Philipine van Aanholt che nell’evento “Laser” della Vela Femminile chiuse al 36° posto.
Fra gli Atleti Olimpici Indipendenti anche un rappresentante del Sudan del Sud, paese che però non aveva costituito ancora un comitato olimpico. L’atleta in questione, Guor Maker, pur essendo residente negli USA non aveva a sua volta ottenuto la cittadinanza americana e per questo motivo il CIO lo inserisce negli indipendenti. In gara nella maratona maschile, Maker taglia il traguardo come 47° classificato.
Inizialmente anche i rappresentati del Kuwait avrebbero dovuto gareggiare senza alcuna bandiera e codice di nazione, ma il 16 luglio 2012, a pochi giorni dallo start della kermesse londinese, il CIO diede il proprio assenso perché il Kuwait fosse rappresentato regolarmente. Ma come vedremo, non succederà la stessa cosa 4 anni dopo.
Sochi 2014: il caso dell’India nei giochi invernali
Per la prima volta, anche le Olimpiadi Invernali, hanno rischiato di avere il loro primo gruppo di Atleti Olimpici Indipendenti. Nell’edizione di Sochi del 2014, il CIO in un primo momento ha sospeso il comitato olimpico indiano per alcune inadempienze ai precetti della Carta Olimpica e come misura di protezione a causa delle ingerenze fatte dal governo indiano nel processo di elezione dei membri del comitato nazionale.
L’11 febbraio del 2014 però, a pochi giorni dal via della kermesse in Russia, il CIO per la prima volta nella sua storia cancella anzi tempo la sospensione e così gli atleti indiani gareggeranno con la bandiera del loro paese, alle Olimpiadi Invernali di Sochi. Un caso che fece molto discutere, anche al di fuori dello sport, con vari interventi della politica indiana a cercare di trovare una mediazione, poi riuscita.
Rio 2016: Kuwait e le ingerenze politiche
L’ultimo caso di Atleti Olimpici Indipendenti, risale ovviamente all’ultima Olimpiade disputata. Stiamo parlando di Rio 2016, quando in terra brasiliana furono gli atleti del Kuwait a non avere alcuna bandiera o nazione da rappresentare. Già sfiorati da una prima sospensione del CIO nel 2012, quattro anni dopo la mannaia del comitato olimpico internazionale si fa sentire per davvero nei confronti del paese del petrolio.
La motivazione concerne interferenze governative sul Comitato Olimpico del Kuwait. La decisione è stata presa a fine 2015 e così 9 atleti di 3 diverse discipline si presentano come Atleti Olimpici Indipendenti. Per la prima volta nella storia delle Olimpiadi, uno di questi atleti vincerà la medaglia d’oro.
Si tratta di Fehaid Aldeehani che il 10 agosto 2016 si issa sul gradino più alto del podio nel “Double trap maschile” specialità del Tiro a Volo. Come se non bastasse, tre giorni dopo il connazionale Abdullah Al-Rashidi conquista la medaglia di bronzo nello “Skeet Maschile”, altra specialità del Tiro al Volo.
Nonostante tutto, qualche volta esiste anche il lieto fine per gli Atleti Olimpici Indipendenti.