Il fuoriclasse liberiano, tuttora Presidente della sua nazione, trionfò nell’anno del suo passaggio dal Paris Saint Germain al Milan.
Dall’anno della sua nascita, il 1956, al 1994, i vincoli per poter ambire alla vittoria del Pallone d’oro erano molto semplici: bisognava giocare in una squadra europea, ma soprattutto bisognava essere di nazionalità europea. Una regola che, se aveva senso nel principio, lo aveva molto meno con il passare degli anni, dato che sempre più grandi giocatori extra-europei venivano a giocare nei grandi campionati del Vecchio Continente. Questo è il motivo per cui campioni come Maradona e Pelé non hanno mai vinto il Pallone d’oro, ma dal 1995 le condizioni cambiarono. France Football, la rivista che ha ideato e che assegna il trofeo, decise che potesse ambire al premio qualunque giocatore di qualunque nazionalità, purché giochi in una squadra affiliata all’Uefa. Detto, fatto. Nel primo anno dell’entrata in vigore della regola, George Weah divenne il primo africano, e tutt’ora l’unico, a sollevare il Pallone d’oro. Weah, all’epoca, dopo diversi anni al Monaco, era diventato titolare stabile nell’attacco del PSG, anni luce distante dalla multinazionale che compra i migliori talenti al mondo di oggi. Weah rappresentava alla perfezione l’evoluzione dell’attaccante, non più solo finalizzatore dell’area di rigore, ma anche in grado di ricevere palla e puntare la porta da lontano, in grado di associarsi ai compagni per mandarli in rete, e oltretutto era un periodo molto florido per il calcio africano, il quale raccoglierà diversi successi in quegli anni, basta citare i quarti di finale del Camerun ai Mondiali ’90 o la vittoria della Nigeria alle Olimpiadi del ’96. Weah univa la potenza fisica e la velocità tipica dei giocatori del Continente Nero a una raffinata tecnica di base. Con il Paris Saint-Germain aveva vinto il campionato nel 1994, ma non era riuscito a riconfermarsi l’anno dopo. Tuttavia gol importanti, dando un grosso contributo alla squadra, che in quella stagione vinse la Coppa di Francia e la Coppa di Lega, ma soprattutto fece un gran percorso in Champions League.
Nella più prestigiosa delle coppe europee Weah si scatenò, segnando 6 gol nella fase a gironi, ove i francesi vinsero tutte le partite, e uno, importantissimo, al Camp Nou, permettendo alla squadra di eliminare il Barcellona e arrivare in semifinale, dove affrontarono il Milan. Nel doppio confronto i rossoneri prevalsero 1-0 al Parco dei Principi e 2-0 a San Siro, rimanendo colpiti dalle qualità del liberiano. Il Milan non vincerà quella Champions, sconfitto in finale dall’Ajax, ma Weah, capocannoniere della manifestazione, troverà la sua nuova casa proprio a Milano. Viene acquistato per 11 miliardi di Lire dalla squadra di Capello, nello stesso anno in cui approda in rossonero anche un certo Roberto Baggio. Weah dimostrerà presto di non avere timori reverenziali nei confronti del calcio italiano: dopo 7 minuti dal suo debutto segna di testa nel match contro il Padova, per macinare in seguito diverse reti contro squadre importanti, come Juventus, Fiorentina, Lazio e Roma. In particolare contro le squadre della Capitale, realizza due reti favolose, che consentono ai rossoneri di sbancare l’Olimpico: in entrambi i casi, un suo dribbling ubriacante lascia sul posto i difensori avversari, per poi battere l’inerme portiere in uscita con una frustata di destro. Il 26 dicembre 1995 il verdetto parlò chiaro: con 170 voti, Weah divenne il primo giocatore non europeo a vincere il Pallone d’oro, anticipando giocatori come Klinsmann, Del Piero e Litmanen. Nello stesso anno vinse anche il FIFA World Player, e potette sollevare la sua sfera dorata tra il giubilo del Meazza nella sfida contro la Sampdoria del 7 gennaio 1996. Quel Milan, a fine anno, diventò anche Campione d’Italia con 73 punti, +8 sulla Juventus campione uscente, seconda ma vincitrice della Champions League. Weah segnerà 15 gol complessivamente, legando il suo nome alla squadra milanese fino al 2000, vincendo anche un altro Scudetto nel 1998-1999. George Weah, da sempre attento ai temi cari il futuro del suo Paese, nel 2017 ha vinto le elezioni presidenziali, ed è tutt’ora il Presidente della Liberia, facendo di lui l’unico Pallone d’oro ad essere eletto capo di una nazione.