Il fuoriclasse ucraino sollevò il trofeo più prestigioso al termine di un anno solare esaltante, che lo vide protagonista con 32 gol.
Il 6 gennaio 2005, ne giorno dell’Epifania, si disputava, allo stadio Meazza di Milano, Milan- Lecce. Una partita come tante, che i rossoneri vinceranno ampiamente per 5-2, ma non era una sfida come le altre per Andriy Shevchenko, che quel giorno sollevò il Pallone d’oro nel cielo di Milano, prima di mostrarlo a tutti i tifosi milanisti in un lungo giro di campo, accompagnato dai cori estasiati di tutto lo stadio. Di solito, si sa, il Pallone d’oro viene consegnato al giocatore simbolo della squadra che ha vinto la Champions League, oppure della Nazionale trionfante nella competizione di quell’anno. Da questo punto di vista il 2004 è stato un anno davvero anomalo: a vincere la Champions fu il Porto di José Mourinho, contro ogni pronostico i lusitani, vincitrici della Coppa Uefa nell’anno precedente, erano arrivati in finale dove avevano strapazzato 3-0 un’altra squadra inusuale, ovvero il Monaco. Stessa cosa si poteva dire per i Campionati Europei di calcio tenutisi quell’anno in Portogallo, a vincere, in Estadio da Luz strapieno nella capitale Lisbona, non furono i portoghesi padroni di casa, ma bensì la Grecia di Charisteas e Karagounis, al suo unico trionfo in una competizione continentale. Questi risultati resero molto incerta l’assegnazione del Pallone d’oro 2004, per il quale votarono 52 giurati provenienti da tutti i Paesi europei. Al quinto posto arrivò proprio un giocatore chiave della formazione ellenica, Theodoros Zagorakis, allora al Bologna. Dopodiché il grande Thierry Henry, Ronaldinho arrivò terzo con 133 voti, la stella del Porto passata in estate al Barcellona Deco giunse al secondo posto con 139 voti, e in testa, con ben 175 votazioni a favore, arrivò proprio Andriy Shevchenko. Arrivato in Italia dalla Dinamo Kiev, dove aveva già fatto registrare numeri impressionanti, l’ucraino già al suo primo anno, il 1999, aveva convinto tutti, vincendo la classifica cannonieri con 24 gol realizzati. Tuttavia il suo primo triennio vide un Milan scarsamente competitivo per i maggiori trofei, una musica che cambiò da quando Carlo Ancelotti prese il posto di Fatih Terim nell’autunno del 2001.
La stagione successiva era arrivata la vittoria della Champions League, arrivata proprio grazie ai decisivi gol di Shevchenko, contro l’Inter in semifinale e dal dischetto del rigore nell’atto conclusivo con la Juventus. In quegli anni Sheva era agilmente uno dei migliori al mondo, e lo dimostrò nei due anni successivi, quelli a cavallo del quale sollevò il riconoscimento di France Football: sia nel 03-04 che nel 04-05, Shevchenko fu l’uomo che fece registrare il massimo numero di presenze e il massimo numero di gol con la maglia rossonera, raggiungendo l’impressionante score di 85 presenze e 55 gol, di cui 32 realizzati nel 2004. Un anno che si aprì con 6 vittorie di fila per il Milan, che battendo la Roma all’Olimpico per 2-1 proprio grazie a una doppietta di Sheva, scavalcò i giallorossi in testa alla classifica alla 19esima giornata, per poi non mollare più la vetta. Il Milan conquistò uno Scudetto da record, con 82 punti fatti e sole 2 sconfitte, festeggiato matematicamente il 2 maggio 2004 proprio in un Milan – Roma, deciso, dopo soli due minuti, da un colpo di testa dell’ucraino. La vittoria nazionale era un successo che ancora mancava nella bacheca dell’Ancelotti allenatore, e fu il 17esimo vinto dai rossoneri. In Champions Shevchenko segna nel 4-1 contro il Deportivo la Coruña ai quarti di finale, ma incredibilmente gli spagnoli ribaltano il risultato e passano il turno. In ogni caso, con 24 reti, Sheva vince di nuovo la classifica cannonieri della Serie A, e fa incetta di riconoscimenti a livello globale. In agosto una sua tripletta distrugge la Lazio nella vittoria della Supercoppa Italiana, mentre in ottobre una sua rete stende il Barcellona a San Siro. In campionato il Milan parte alla grande, con il numero 7 che segna 13 reti nelle prime 16 di campionato, mettendola dentro anche il giorno in cui verrà insignito del prestigioso trofeo. Il Milan, sul filo di lana, non riuscirà a rivincere né il campionato né la Champions fino al 2006, anno in cui Shevchenko se ne andrà al Chelsea, dopo aver lasciato un segno indelebile con la maglia dei meneghini.