21 anni fa si giocò un derby storico in un periodo d’oro per le due squadre romane, vinto in maniera netta dai giallorossi.
Anno 1999, il II millennio sta finendo, e mentre nel mondo si diffonde la preoccupazione, poi infondata, per il Millenium Bug e altre premonizioni, Roma vive un periodo magico dal punto di vista calcistico. Le due squadre della Capitale, dopo anni in sordina, hanno messo su due squadre in grado di competere seriamente per lo Scudetto: la Lazio di Cragnotti ha perso lo Scudetto della stagione precedente per un solo punto, ma ha portato a casa l’ultima Coppa delle Coppe, la Roma di Sensi, dopo gli anni di Zeman, ha preso un vincente come Fabio Capello per dominare il futuro. È un derby storico quello che va in scena all’Olimpico domenica 21 novembre ’99, sia per il peso che avrà nel torneo delle due squadre che per il risultato, davvero difficile da prevedere. La Lazio, già fortissima di suo, aveva inserito nel suo organico “El Cholo” Diego Pablo Simeone e il centrocampista Juan Sebastian Veron, uno dei migliori al mondo nel suo ruolo. Arrivò a quella partita da prima in classifica a 21 punti, a +3 sulla Juve, frutto di ben 6 vittorie e 3 pareggi a inizio torneo, sublimato dal 4-0 contro il Verona di due settiamane prima, dato che non si era giocata nel weekend del 14 per le Nazionali. Insomma, i biancocelesti erano i favoriti. Ma la Roma rispondeva comunque alla grande, assicuratasi Vincenzo Montella dalla Sampdoria in estate, metteva a segno 4 vittorie, di cui 3 consecutive, 4 pareggi e una sola sconfitta, in casa con la Juve di Zidane. I giallorossi erano quindi quarti, ma con 16 punti, appena 5 distanza dalla vetta, una distanza sicuramente colmabile. Quel giorno lo Stadio Olimpico dà vita a due coreografie meravigliose: storica quella della Lazio a ricordare i cento anni dalla fondazione, rispondono gli avversari scrivendo “Tu non vedrai nessuna cosa al mondo maggior di Roma”.
La Lazio scende in campo con Boksic e Salas in attacco, con un centrocampo stellare composto da Nedved, Veron, Almeyda e Simeone, la Roma risponde con il tridente Totti-Montella-Delvecchio. Il match si sblocca dopo appena 7 minuti: un clamoroso buco difensivo consente a Delvecchio di entrare in area e battere Marchegiani in uscita. Altri 4 minuti e un lancio senza pretese dalla difesa trova ancora una volta la difesa laziale impreparata, consentendo a Montella un fantastico pallonetto per il raddoppio. La squadra di Eriksson è sotto choc, e capitombola altre due volte intorno alla mezz’ora. Fenomenale un azione in sfondamento di Totti partendo dall’esterno, è ancora una volta Delvecchio a finalizzare l’azione per il 3-0. Poco dopo, un lancio dalla difesa di Mangone innesca Montella, che passa dietro alle spalle di Mihajlovic per aggirare Marchegiani in uscita e segnare la doppietta del 4-0. La Lazio è ko, e nonostante il tempo a disposizione riuscirà solo a rendere meno amaro il passivo nel secondo tempo, allorché Mihajlovic trasformerà un calcio di rigore assegnato per un fallo di mano di Aldair. Rimane da commentare solo lo sputo di Zago a Simeone, altro episodio consegnato alla storia del derby, non visto dall’arbitro Tombolini. La Roma quindi stravinse portandosi a -2 dalla testa della classifica, in cui la Lazio era stata affiancata dalla Juventus, che aveva rifilato un 3-1 al Milan grazie alle reti di Pippo Inzaghi e Antonio Conte. Fu un derby davvero memorabile per i giallorossi, che avvenne però nel miglior anno della Lazio. La Roma, infatti, concluse il campionato con un deludente sesto posto, peggio della stagione precedente e lontanissima dalla vetta. Mentre la Lazio vinse il suo secondo Scudetto della sua storia, nella maniera più rocambolesca possibile. I biancocelesti, a otto partite dalla fine, erano a nove punti di distacco dalla Juve capolista, un divario che sembrava incolmabile. Invece gli uomini di Eriksson tornarono sotto grazie soprattutto a due vittorie decisive, una con la Juve con gol di Simeone, l’altra proprio nel derby, vinto 2-1 grazie a una punizione di Veron. Si arriva alla giornata con la Juve avanti di due punti e il resto, come si suol dire, è storia: i bianconeri cadono nel diluvio di Perugia e i romani possono festeggiare il titolo dopo un’ora e un quarto dalla fine della partita vinta contro la Reggina. Una fine eccezionale in un campionato che, così come quel derby, è stato eccezionale.