Il 3 maggio del 1921 nasceva Walker Smith Jr che cambiò nome per partecipare ad un torneo. Iniziò quel giorno la straordinaria carriera di uno dei pugili più forti di sempre
Sugar Ray Robinson, all’anagrafe Walker Smith Jr. nasce il 3 maggio 1921 a Ailey (Georgia) secondo il suo certificato di nascita o a Detroit (Michigan) secondo la sua autobiografia. All’età di dodici anni i genitori di Walker Jr. si separano e lui va a vivere con la madre ad Harlem. Inizialmente vuole diventare medico, ma dopo l’espulsione dalla De Witt Clinton High School, sceglie di dedicarsi alla sua passione: fare il pugile. A quattordici anni tenta di partecipare al suo primo torneo, venendo però respinto in quanto non membro della Amateur Athletic Union (AAU), federazione sportiva statunitense che organizza campionati. Ci riprova a sedici anni, e, usando l’identità di un suo amico per sembrare più vecchio, riesce ad iscriversi. L’amico si chiamava Ray Robinson. La sua carriera da dilettante si può tranquillamente definire straordinaria: disputa 85 incontri vincendo sempre. Di queste vittorie 69 arrivano per KO o KO tecnico, 40 delle quali nel primo round. Nel 1939 partecipa e vince nella categoria dei “Gallo” (incontri disputati tra pugili che pesano 56 kg) ad una prestigiosissima competizione di pugilato: il Golden Gloves. Si ripeterà l’anno successivo, centrando la vittoria nei pesi leggeri (60 kg).
Il 4 ottobre 1940 esordisce tra i professionisti, e lo fa a modo suo: vince per KO al secondo round contro Joe Echevarria. Da ricordare nel 1941 il match contro Fritzie Zivic, disputatosi a New York al Madison Square Garden davanti a 20.551 persone (all’epoca un pubblico “pazzesco”…), vinto ai punti al decimo round. Robinson era un pugile dotato di una scioltezza che gli arrivava dalla seconda delle sue passioni, la danza. Fu proprio questa scioltezza che fece dire al suo manager George Gainford che il suo stile era «Dolce come lo zucchero», da qui Sugar. Non gli mancava niente, dalla velocità del jab, alla potenza del KO. Disponeva di una versatilità fuori dalla norma. I riflessi e le insuperabili capacità di scelta dei tempi gli consentivano di essere anche un grande colpitore d’incontro. A tutto ciò Ray univa una visione tattica che gli consentiva di adattare il suo stile a qualsiasi tipo di avversario: riusciva a dominare tutti i tipi di pugili dagli aggressori ai picchiatori. Secondo Bert Sugar, uno dei più autorevoli osservatori di pugilato: «Robinson poteva infliggere un pugno da KO perfino arretrando». Non aveva differenza tra le due mani, abili e potenti in modo identico e da cui partiva una straordinaria varietà di colpi, tutti ugualmente efficaci. Robinson riteneva che quando un pugile si allena ad un certo livello, la tecnica e le reazioni diventano quasi dei riflessi condizionati: «Non pensi più, è solo istinto. Se ti fermi a pensare, sei finito».
Nel corso della sua carriera durata ben 25 anni, combatté un totale di 200 incontri. Ritornato dal servizio militare nel 1943 mantenne una striscia di imbattibilità di 91 risultati utili consecutivi arrivando fino al 1951. Questa rimane ad oggi la terza striscia più lunga nella storia della disciplina. Robinson mantenne il titolo mondiale dei pesi welter dal 1946 al 1951 e conquistò il mondiale dei pesi medi nello stesso anno. Nel 1952, a sorpresa si ritirò per la prima volta per poi rientrare nel 1955 e riprendersi immediatamente il titolo mondiale dei medi. Robinson detiene diversi primati nel mondo della boxe, tra i quali quello di essere stato il primo pugile a conquistare per ben 5 volte il titolo mondiale della sua categoria. Dopo una ricca e longeva carriera, si ritirò per la seconda ed ultima volta l’11 novembre 1965, congedandosi come uno dei picchiatori più temuti e straordinari di sempre grazie ai suoi 108 KO in 200 incontri. Una considerazione doverosa su Sugar Ray Robinson è che sconfisse tutti i più grandi pugili che ebbe occasione di incontrare: Jake LaMotta, Gene Fullmer, Carl ‘Bobo’ Olson, Henry Armstrong, Rocky Graziano, Kid Gavilán e Carmen Basilio. Sugar Ray è stato considerato il migliore da tutti i suoi avversari, da Muhammad Alì ed ha meritato un posto nella International Boxing Hall of Fame. Da alcuni definito arrogante, amava la musica jazz e si allenava con una piccola orchestra che suonava per lui. Negli ultimi anni della sua vita gli diagnosticarono la malattia di Alzheimer che lo accompagno fino alla morte il 12 aprile 1989.