Compie gli anni oggi uno dei simboli per eccellenza dell’Inter del “Trap”. Dallo storico goal in Baviera ai derby di Milano, passando per il tradimento della sua Firenze alla delusione mondiale
“Ora vi faccio goal” – queste le sue parole in campo prima di insaccare di testa in area sugli sviluppi di un calcio di punizione nel derby del 1992-1993: a detta sua è stato il goal più bello della sua carriera; giocatore a cui di certo non mancava tenacia e coraggio e sicuramente, pronunciare quella frase in mezzo a gente come Maldini, Baresi e Costacurta non è da tutti. Nicola Berti nasce a Salsomaggiore Terme il 14 aprile 1967; cresce nelle giovanili del Parma calcando i campi delle serie cadette: nell’estate del 1985 viene acquistato dalla Fiorentina, fortemente voluto dall’allenatore Aldo Agroppi. Grazie a lui, Nicola fa il suo esordio in prima squadra e nel corso di quella stagione segnò due goal contro le prime della classe, la Juventus e proprio l’Inter destinata a diventare tappa fondamentale ed indimenticabile della sua carriera. Sul finire degli anni ’80, nel 1988, viene acquistato per 7,2 miliardi di lire dal club nerazzurro: questo discusso trasferimento portò alla conclusione del rapporto di gemellaggio tra le due società durato per molti anni. Nel corso della partita contro i viola, il Franchi non gli riservò una grande accoglienza: sommerso di fischi, fu costretto ad essere sostituito da Trapattoni dopo appena 25’ di gioco – “La prima volta a Firenze con la nuova maglia il pubblico mi distrusse. Mi fischiarono tutta la partita. Quanto mi avevano amato in viola, tanto mi hanno odiato dopo che me ne sono andato; di solito venire insultato mi dava la carica, specie se a farlo erano i milanisti. Ma quella volta no. Dopo neanche mezz’ora di gioco il Trap mi tolse dal campo” – queste le sue dichiarazioni. Durante il suo primo anno in nerazzurro vinse uno storico scudetto e segnò, in Coppa UEFA, uno dei goal più iconici della storia recente del club: contro il Bayern Monaco, in Germania, fu autore di un memorabile coast to coast di 70 metri che sorprese l’intera formazione bavarese, rete che regalò all’Inter la vittoria per 0-2 ma non la qualificazione a causa della sconfitta per 1-3, qualche giorno più tardi, a San Siro.
Con la “Beneamata”, in 10 stagioni ha collezionato 311 presenze e 41 goal (di cui 7 nell’anno del tricolore) accompagnati da 8 assist; ha contribuito alla vittoria di 1 campionato italiano, 1 supercoppa italiana e 3 coppe UEFA. È stato protagonista nelle prime due finali: la prima, nel 1991, ha propiziato il rigore del vantaggio e ha siglato il raddoppio; nel 1994, invece, contro il Casino Salisburgo ha segnato in trasferta il gol partita, dato che all’epoca la finale veniva decisa dalla doppia sfida. Nicola Berti è stato sicuramente un beniamino della tifoseria nerazzurra tanto da dedicargli il coro “Nicola Berti facci un goal”: questo ci fa capire il rapporto di stima tra il calciatore e i sostenitori che, nel corso della storia del club, non ha riservato a molti cori personalizzati. Nicola in campo ha incarnato la figura del centrocampista dotato di un buon atletismo e tecnica: caratteristiche che oggi, come conferma lo stesso Berti, vengono replicate da Nicolò Barella. Dopo gli ultimi anni passati più in infermeria che in campo, nel gennaio del 1998 viene ceduto, a malincuore, al Tottenham dove, in un anno e mezzo segna 3 reti in 21 presenze. Si ritira all’inizio del nuovo millennio dopo le brevi esperienze con l’Alavés e il Northem Spirit. Con la Nazionale, dopo la trafila delle giovanili, esordisce all’età di 21 anni subentrando a Carlo Ancelotti; il primo goal arriverà poche settimane dopo, in amichevole, contro la Scozia. Prese parte alle edizioni dei Mondiali del 1990 e del 1994: purtroppo per lui il sogno di diventare Campione Mondo si infranse proprio nella finale contro il Brasile. Protagonista indiscusso dentro e fuori dal campo del club ma come ha sempre sostenuto – “se in campo corro, quel che faccio la sera sono fatti miei” – e di certo il suo apporto in campo non è mai cambiato.
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