Il 29 novembre di 22 anni fa, la Nazionale italiana maschile di pallavolo chiudeva un ciclo con un ulitmo grande trionfo.
Generazione di fenomeni. È il titolo di una iconica canzone degli Stadio del 1991, ma anche il nome con cui sono stati identificati i giocatori della Nazionale di volley dal giornalista Jacopo Volpi, in un decennio che ha visto l’Italia vincere ovunque, imponendo il suo nome nell’elite della pallavolo mondiale. Campioni come Bernardi, Bracci, De Giorgi, Gardini, Giani, Papi, Tofoli, Zorzi e molti altri, hanno contribuito a lasciare un’impronta sportiva che va al di là della disciplina stessa. Basti pensare che la Nazionale italiana degli anni ’90 è stata nominata “Squadra del Secolo” dalla FIVB, la Federazione Internazionale di Pallavolo, ed è stata anche inserita nella Volleyball Hall of Fame, così come alcuni dei suoi giocatori, i già citati Giani, Gardini, Bernardi, e l’allenatore di quella squadra, Julio Velasco. Tutto parte proprio da quel signore argentino, nato a La Plata nel ’52, che ha rivoluzionato il volley italiano. Arrivato nel Belpaese a inizio anni ’80, si fece un nome guidando la Panini Modena a diversi trionfi nazionali, prima di iniziare a guidare la rappresentativa italiana nel 1989. Velasco rivoluzionò completamente il volley del nostro Paese, portando una squadra che si esprimeva a buoni livelli ma che non aveva mai ottenuto risultati di grande rilievo, a dominare il mondo intero. Per farlo utilizzò un approcio molto professionale, affidandosi a sessioni video per lo studio degli avversari e alla redazione di statistiche individuali, per capire al meglio dove intervenire per migliorare. Pronti-via, e nel Campionato Europeo del 1989 è subito vittoria, a cui seguirà il primo posto nel Mondiale dell’anno successivo, una vittoria inaspettata che gettò grande popolarità e attenzione mediatica su questo sport e su questa squadra. L’Italia sconfisse 3-1 Cuba, dando avvio a un decennio in cui si accaparrò 1 Coppa del Mondo, 8 World League, altri 3 Europei e diversi titoli minori. Mancò solamente l’alloro olimpico, visto il 5* posto a Barcellona 1992 e il 2° ad Atlanta 1996, un grande rimpianto, vista la sconfitta in finale al tie-break contro l’Olanda.
Nel ’94 era arrivato, contro gli arancioni, il secondo Mondiale consecutivo. Per centrare la tripletta bisognava vincere anche in Giappone nel ’98, ma quel Mondiale non partì sotto i migliori auspici. Anzitutto Velasco, abbattuto dalla sconfitta ai Giochi, lascerà la Nazionale, andando ad allenare per un breve periodo le donne Azzurre, oltre ad assumere un incarico di direttore generale nella Lazio di Cragnotti, a testimonianza di quanto era aumentata la sua fama. Al suo posto vi era il brasiliano Bebeto, il quale tuttavia era già sicuro di lasciare il posto alla fine dei Mondiali, dati i risultati non esaltanti dell’anno prima e il contrasto con il Presidente della Federazione Magri. Oltretutto l’Italia sembrava una squadra ormai invecchiata, e anche il fuso orario imposto dall’organizzazione giapponese non aiutò i connazionali a seguire le vicende degli Azzurri. In ogni caso l’Italia partì a spron battuto nella prima fase, superando agilmente Canada, Thailandia e Stati Uniti rispettivamente per 3-0, 3-0 e 3-1. Nell’immensa seconda fase che porta alla Final Four l’Italia vinse le prime quattro partite senza lasciare un solo set agli avversari, ne lasciano uno solo alla forte Russia, che viene comunque battuta per 3-1. Nella partita successiva avviene una significativa sconfitta, 3-0 dai fortissimi jugoslavi, una delle Nazionali più forti al mondo, che domina contro un’Italia spenta. Tuttavia gli Azzurri si riprendono subito, e nell’ultima partita della II fase schiantano l’Olanda che li aveva battuti alle Olimpiadi con un secco 15-2, 15-7, 15-1: è semifinale. Nel penutlimo atto l’Italia sfida il Brasile, un incontro durissimo, visto che i brasiliani sono giovani ma pieni di talento e hanno vinto tutte le partite del torneo. E in effetti è una sfida molto combattuta, ma al tie-break del quinto set la maggiore esperienza degli Azzurri viene fuori ed è vittoria e finale contro la Jugoslavia. Nell’ultimo atto non c’è partita. L’Italia rende il 3-0 di pochi giorni prima e vince il suo terzo, e per ora ultimo, Mondiale consecutivo. Questo trionfo si rivelò effettivamente la fine di un ciclo, e quella generazione di fenomeni rimasti un unicum nella pallavolo italiana.