Compie oggi 38 anni uno dei calciatori dalla storia più singolare, una promessa mai sbocciata del calcio africano, passata anche per Roma.
C’è stato un momento in cui Abdelamid Hossam Ahmed Hussein, per tutti Mido, sembrava un crac del calcio mondiale. Nel 2003, mentre vestiva la maglia dell’Ajax, da sempre fucina di talenti, il Guardian scrisse che Mido era per gli egiziani quello che Maradona era per gli argentini, se non di più. Un paragone alquanto ardito a leggerlo oggi, eppure allora dei due giovanissimi attaccanti, lui e Zlatan Ibrahimovic, sembrava proprio Mido quello destinato a una carriera al top. Ciò non è avvenuto, e gran parte di ciò è per demerito del giocatore, da sempre poco incline a una vita e a una mentalità da professionista. Una storia che prende il via dal Cairo, la capitale dell’Egitto, il 23 febbraio 1983. Ha appena 7 anni Mido quando entra a far parte delle giovanili dello Zamalek, una delle squadre più titolate del Paese, con cui farà tutta la trafila fino a esordire in prima squadra nel ’99. Rimane poco in patria, perché il Gent lo nota e porta in Belgio, e lui risponde con 11 gol in 21 partite nel massimo campionato del Paese, e ha da poco superato la maggiore età. Nel 2001, già nel giro della Nazionale, l’Ajax ci crede e gli fa firmare un quinquennale. Con i biancorossi di Amsterdam segna un gol ogni due partite, realizzandone il doppio del suo compagno d’attacco, Zlatan Ibrahimovic. Il rapporto tra i due meriterebbe un capitolo a parte, uno dei racconti più famosi a riguardo è quello dell’ex Inter Van der Meyde, che ricorderà come erano soliti sfidarsi in corse clandestine con le macchine sull’anello autostradale di Amsterdam. L’episodio più celebre è però una lite in spogliatoio avuta con lo svedese, al termine del quale Mido scagliò un paio di forbici addosso a Ibra, mancandolo di poco. Insomma, una condotta non proprio esemplare, tant’è che mister Koeman lo mandò prima a giocare con le riserve, e poi al Celta Vigo in prestito fino alla fine della stagione. Eppure Mido continuava a segnare, e anche parecchio. Per lui si profila una seconda chance all’orizzonte.
Nel 2003 passa all’Olympique Marsiglia per 12 milioni di euro, la cifra più alta mai pagata per un calciatore egiziano. Anche qui le sue prestazioni non sono male, 7 gol in 22 presenze in campionato, ma trova il modo di litigare anche con un altro famoso campione Didier Drogba, reo di oscurarlo in attacco. Drogba racconterà di come Mido abbia smesso anche di rispondergli, nonostante un tempo fossero amici. Ma il coup de theatre arriva nel’estate del 2004: Mino Raiola, procuratore di Mido, ma anche di Ibra, li porta tutti e due in Italia per un nuovo scontro. La leggenda vuole che fosse l’egiziano a dover andare alla Juve e lo svedese alla Roma, ma all’ultimo successe l’esatto contrario. “Mido è come me, ma peggio”, queste le parole, al solito sferzanti che Zlatan utilizzò per il rivale, al quale l’attaccante si limitò a rispondere che lui segnasse di più. Come è andata poi lo sappiamo bene, Mido giocherà per una decina di volte spezzoni di partite in una stagione disgraziata per la Roma, al termine del quale verrà spedito al Tottenham. A gennaio 2006, un’altra controversia: sostituito in semifinale di Coppa d’Africa dall’allenatore Hassan Shehata, lo insulterà talmente tanto da essere escluso per sei mesi dalla Nazionale, proprio alla vigilia dell’ultimo atto, poi vinto, dagli egiziani. Da qui in poi è un lento declino, Mido gira l’Inghilterra, torna allo Zamalek, torna all’Ajax, ma il fisico non riesce più a sopportare i suoi eccessi. Si ritira nel 2013, a soli trent’anni, tentando da subito la carriera da allenatore di nuovo allo Zamalek, dove ottiene un terzo posto. Dopodiché fa parlare di sé più fuori che dentro al campo: arrivato a pesare 150 kg per via di un’alimentazione squilibrata, affermerà di non riuscire a camminare per più di 300 metri, dovendo ricorrere a una dieta che lo rimetterà un minimo in forma. Nel 2019, mentre allena l’Al-Wahda, rischia di essere condannato alla fustigazione per un commento decisamente pesante rivolto su Twitter a un fan che lo invitava ad andarsene, cavandosela affermando che il suo account era stato violato. Dopo tre esoneri e due dimissioni, attende qualcuno che affidi a lui la squadra, guardando quell’Ibrahimovic che, 2 anni e mezzo in più di lui, guida l’attacco del Milan. Mido, come Ibra, ma peggio.