Cinque anni fa ci lasciava ci lasciava l’Olandese Volante, l’uomo a cui è intitolato lo stadio dell’Ajax e che rivoluzionò il calcio.
Era il 22 ottobre del 2015 quando Johan Cruijff annunciò al mondo di essere stato colpito da un tumore polmonare. Ha lottato a lungo questa difficile battaglia, ma cinque mesi dopo è venuto a mancare, generando grande commozione nel mondo del calcio e non solo. Cruijff è stato sicuramente uno dei migliori calciatori europei di sempre, capace di cambiare il gioco e di ottenere un infinito numero di riconoscimenti. Il calcio totale, in cui ogni uomo occupava lo spazio lasciato libero dall’altro, in un turbinio di posizioni atipico per un periodo calcistico in cui i ruoli erano ben definiti, ha dato ispirazione a migliaia di suoi successori. Ajax e Barcellona, la fedeltà assicurata sempre a queste due squadre, da calciatore, allenatore e dirigente. Il profeta del gol nacque a Betondorp, alla periferia di Amsterdam, il 25 aprile 1947. La sua famiglia era di umili origini, il padre fu stroncato da un attacco cardiaco quando aveva 12 anni, la madre costretta a vendere casa e bottega per racimolare un po’ di soldi. Johan, che già nelle partite di strada con i bambini faceva intuire le sue potenzialità, lasciò gli studi per il calcio, entrando nel settore giovanile dell’Ajax a dieci anni. Segnava gol su gol fin da ragazzino, nonostante non fosse un centravanti tipico, anzi, dovettero impostare su di lui anche uno specifico programma di rafforzamento fisico, per renderlo il più tonico e resistente possibile. Cruijff fu anche esentato dal servizio militare a causa della sua caviglia sformata, ma questo non gli precluse di fare magie con i suoi piedi, come dimostrerà da lì a poco. Verso la metà degli anni Sessanta divenne un titolare fisso dell’Ajax, con il quale avvierà un lungo ciclo di vittorie, anche grazie alla lungimiranza del tecnico Rinus Michels. Il dominio in patria è certificato dai 9 campionati vinti in una decina di anni, ma l’applicazione del calcio totale portò a numerosi successi anche in campo internazionale.
Dopo aver iniziato a indossare la celebre maglia numero 14 nel 1970, semplicemente perché portava bene, l’Ajax ha iniziato a imporsi a livello continentale, vincendo per tre volte di fila la Coppa dei Campioni. Nel primo caso a essere sconfitto fu il Panathinaikos, a seguire due squadre italiane: l’Inter di Mazzola, doppietta di Cruijff in finale, e la Juventus di Bettega e Altafini. Divenne il primo giocatore a cui fu assegnato per ben tre volte il Pallone d’Oro nel giro di pochi anni, nel ’71, ’73 e ’74. Nel frattempo era anche stato votato dai suoi compagni capitano della squadra, esercizio di democrazia che però col tempo causerà uno strappo importante, dato che proprio dalla decisione di non riconfermarlo come tale nacque la sua idea di lasciare Amsterdam. Passò al Barcellona, insistendo molto su questa destinazione, sia per la presenza in panchina di Michels che per una promessa fatta anni prima al Presidente. In blaugrana portò i suoi a rivincere la Liga quattordici anni dopo l’ultima volta, partecipando nel frattempo anche al Mondiale ’74, in cui la sua “Arancia meccanica” fu sconfitta in finale solo dalla Germania Ovest. Il suo primo ritiro avvenne nel 1978, ma tornò in campo pochi anni dopo, apparendo in America e tornando anche all’Ajax. Appese definitivamente gli scarpini al chiodo nel 1984, dopo quasi 400 gol totali e un’eredità immensa lasciata al mondo del calcio. Ma Cruijff non si fermò qui, tornando anche da allenatore ad Ajax e Barcellona: in poco più di dieci anni rivinse praticamente tutto, da segnalare i quattro campionati di fila vinti con il Barça e la Coppa dei Campioni del 1992, di nuovo contro una squadra italiana, la Sampdoria. Rimase nel mondo del calcio anche come dirigente, prima di lasciarci, cinque anni fa. Il fu Olandese Volante è stato eletto secondo miglior giocatore del XX Secolo, dietro solo a Pelé, dall’Iffhs, il suo ricordo è stato celebrato in ogni dove, soprattutto ad Amsterdam, dove è nato, in cui lo stadio dei Lancieri dell’Ajax porta ora il suo nome. Una carriera stellare, un’eredità rimasta negli occhi di tutti: questo è stato Johan Cruijff.