Il gol è un marchio di famiglia, quando si parla di Filippo e Simone Inzaghi. I fratelli del gol, anche se la carriera del primo è stata sicuramente più roboante di quella del fratello minore. Insieme però hanno messo in piedi una fabbrica dei gol, tanto da entrare a modo loro nella storia. Filippo ha segnato più di 300 gol da professionista e in Europa è il 4° marcatore di tutti tempi con 70 centri in Champions League.
Simone ha legato la sua carriera soprattutto con la maglia della Lazio e in proprio con in capitolini è entrato nella storia della Champions League in una notte leggendaria: poker di reti nella stessa gara, eguagliando così un certo Marco Van Basten.
Entrambi attaccati con il fiuto della rete, sono partiti assieme dalla giovanili della loro città: Piacenza. Da li poi, ognuno ha preso il suo percorso e i loro destini, oltre che da avversari, si sono incrociati anche con la maglia della nazionale.
Filippo e la vita di Provincia
Partiamo dal più grande dei due fratelli. Flippo è un classe 1973 che come detto cresce nel settore giovanile del Piacenza e nel 1992 debutta in prima squadra. Esile a livello fisico, ma dotato di un fiuto eccezionale del gol, “Super Pippo” ha un maledetto bisogno di giocare e dunque inizia il suo lungo giro nelle categorie inferiori. Leffe e Verona, dove segna in totale 26 reti prima di rientrare alla base. Con il Piacenza gioca la sua prima stagione da titolare in Serie B e segna 15 volte in 37 gare.
L’anno successivo arriva il debutto in Serie A con la maglia del Parma. Se in campionato trova poco spazio (15 match) e segna ancora meno (2 reti), è in Coppa Uefa che lascia il segno. Con i “Ducali” sboccia il feeling europeo per Filippo Inzaghi. L’anno seguente va a Bergamo e sotto la guida di Mondonico si afferma totalmente: 24 reti in 33 presenze. Un ruolino di marcia che farà dire allo storico tecnico dei nerazzurri: “Non è Inzaghi ad essere innamorato del Gol, ma il Gol ad essere innamorato di lui“.
La Vecchia Signora e poi il Milan
Ma non è solo il gol ad essere innamorato di Filippo Inzaghi. Anche la Juventus si innamora di questo bomber e nel giugno del 1997 Moggi lo porta alla corte di Lippi. Gol, trofei, titoli ad effetto sui giornali, l’approdo in nazionale, la delusione della finale di Champions persa contro il Real Madrid, la pioggia del Curi e le tante, troppe, tensioni con Del Piero. L’esperienza bianconera di “Super Pippo” è un romanzo a puntate, dove il numero 9 entra nel cuore dei suoi tifosi. In tutto saranno 57 gol in 120 presenze con la Juventus, prima del passaggio al Milan nel 2001.
I tifosi non lo prendono bene questo addio, in una sessione di mercato rivoluzionaria che porterà anche all’addio di Zidane. E proprio con il Milan arriva la consacrazione per Filippo: sia nazionale, ma soprattutto internazionale con una pioggia di reti. Nel 2003 trascina il Milan in finale di Champions (epico il suo gol in collaborazione con Tomasson al 92′ contro l’Ajax) e assieme a Carlo Ancelotti si prederà la rivincita con la Juventus nella finale di Manchester.
L’apoteosi per Filippo Inzaghi si consuma tra il 2006 e il 2007. Prima si laurea campione del mondo con l’Italia di Lippi in Germania e 10 mesi dopo conquista la sua seconda Champions, segnando la pesantissima doppietta nella finale di Atene contro il Liverpool. Rivincita per il Milan e rivincita per lui che due anni prima era rimasto ai box per un problema fisico.
E’ il momento più alto della sua carriera e grazie a questo trionfo, potrà segnare quei gol che mancano nelle uniche manifestazione dove ancora non ha lasciato il segno: vale a dire la supercoppa Europea (contro il Siviglia) e la finale del Mondiale per Club (contro il Boca Juniors).
Grazie a queste reti, sia con la maglia del Milan e sia con quella azzurra ha segnato in tutte le competizioni disputate. Lascia i rossoneri e il calcio giocato nel 2012, dopo aver vinto il terzo scudetto in carriera, il secondo con i meneghini. Le sue cifre in rossonero parlano di 202 presenze e 126 gol. In nazionale chiude invece dopo l’europeo del 2008 e anche qui sono numeri pesanti. A fronte di 57 gettoni ha segnato 25 gol.
Simone, dalla Provincia alla Lazio
Simone Inzaghi, più piccolo di tre anni di Filippo, parte a sua volta da Piacenza verso Carpi, Lumezzane, Novara, Brescello e infine il ritorno a Piacenza in Serie A. 15 reti in 30 presenze, salvezza centrata e in estate arriva la Lazio su di lui. L’avventura biancoceleste è costellata da tanti gol e da qualche infortunio di troppo. Quest’ultimi caratterizzeranno tutta la carriera di “Inzaghi Junior”. In sette stagione mette assieme 109 presenze, con 27 gol in campionato. Campione d’Italia alla prima stagione laziale, lascerà come detto il segno in Champions League: 4 reti in una sola gara al Marsiglia. Negli anni, metterà a segno 20 reti nelle competizioni europee, diventando il miglior marcatore della Lazio.
Alla soglia dei 30 anni e con poche apparizioni negli ultimi tempi, prova la carta Sampdoria. Appena 5 gettoni e zero reti. Torna alla Lazio per la seconda avventura nella capitale e in due stagione però sono 12 le presenze e con lo 0 alla voce segnature. Un numero che si ripropone anche nella stagione 2007-08 all’Atalanta dove gioca 19 partite. Infine, torna ancora alla Lazio per un terzo capitolo. Due stagioni per appena 12 partite e una sola rete.
Gli infortuni ormai dominano la scena e a soli 34 Simone Inzaghi alza bandiera bianca. Una carriera iniziata a suon di reti e chiusa con più presenze nelle infermerie che in campo. Nel mezzo la soddisfazione di aver giocato assieme al fratello Filippo una gara con la maglia della nazionale. In tutto sono 3 le partite con gli azzurri, a cui vanno sommate altre 4 gare giocate nell’under 18.
Gli Inzaghi volano come allenatori
Filippo e Simone Inzaghi, una volta appesi gli scarpini al chiodo, hanno intrapreso entrambi la carriera da allenatori. Filippo parte forte nelle giovanili del Milan. Campione d’Italia con gli allievi nazionali, la stagione seguente vince il Torneo di Viareggio con la Primavera. Nell’estate del 2014 viene promosso in prima squadra, ma i risultati sono al di sotto delle attese e a fine stagione, dopo 14 anni di Milan le due strade si separano.
Riparte in Serie C al Venezia e nella prima stagione in laguna, piazza un super double: vince il campionato, con annessa promozione in Serie B e poi trionfa anche nella Coppa Italia di categoria. In serie B continua ad ottenere ottimi risultati e il Venezia torna a sentire da vicino il sapore della Serie A, come ai tempi del duo Recoba-Maniero. Ai playoff contro il Palermo si spezza il sogno.
Nel 2018 passa al Bologna, ma sotto la Torre degli Asinelli le cose non vanno per il verso giusto e “Super Pippo” dopo 19 gare è esonerato. In estate passa al Benevento con cui sta dominando il campionato di Serie B. Coronavirus permettendo, la truppa sannita ha quasi 20 punti di vantaggio sulla zona playoff e la promozione nella massima serie sembra cosa fatta.
Simone Inzaghi a sua volta parte dalle giovanili della Lazio. Dopo sei stagioni fra Allievi Regionali, Nazionali e Primavera sembra sul punto di passare alla Salernitana nel 2016, ma all’ultimo momento salta in casa Lazio l’arrivo di Marcelo Bielsa come tecnico. Colpo di scena di Lotito, il quale promuove Simone Inzaghi alla guida della prima squadra.
Lo scetticismo generale scema gara dopo gara e dopo aver raggiunto la quinta piazza in campionato, si arrende solo in finale di Coppa Italia contro la Juventus. Passano tre mesi e la Lazio di Simone Inzaghi si prende la rivincita alzando la supercoppa proprio contro i bianconeri per 3-2. La stagione 2017-18 è ricordata per il Ko subito all’ultimo turno in casa contro l’Inter e il sorpasso meneghino sui capitolini per la volata in Champions.
Una delusione che viene cancellata lo scorso anno. Se in campionato le cose non vanno sempre con la giusta continuità, in Coppa Italia la Lazio si conferma una squadra difficile da battere. Elimina il Milan in semifinale e poi nella finale dell’Olimpico regola con un secco 2-0 l’Atalanta. Nella stagione in corso, la squadra di Simone Inzaghi è la sorpresa, insidiando la Juventus al comando della classifica. Lo stop imposto dal Coronavirus ha per il momento spento il sogno del terzo tricolore in casa Lazio.
Un double da allenatori in casa Inzaghi sarebbe il massimo: Simone campione d’Italia con la Lazio e Filippo primo in Serie B con il Benevento. Una famiglia a dir poco speciale.