In una partita decisiva per la qualificazione ai Mondiali di Francia 98, il neanche ventenne Buffon firma la sua prima presenza in Azzurro.
Ci troviamo a Mosca, allo stadio Dinamo. Rivedere adesso le immagini di quella partita è quasi surreale, sembra un calcio d’altri tempi. Siamo in pieno autunno e si gioca sotto una pesante nevicata, che rende il campo dei padroni di casa russi di un colore marrone, molto simile a un misto di terra e fango, che poco ha in comune con i perfetti campi verdi a cui siamo abituati. Il pallone è rosso, come si usava quando la visibilità dovuta al meteo è scarsa, e l’Italia si appresta a giocare una partita durissima, una partita a cui avrebbe tranquillamente voluto non partecipare. Gli Azzurri erano stati inseriti nel secondo gruppo europeo di qualificazioni ai Campionati del Mondo che si sarebbero tenuti l’estate successiva, e aveva iniziato il suo cammino un anno orsono in un raggruppamento non eccezionale, in cui oltre alla rivale Inghilterra si trovavano Moldavia, Polonia e Georgia. Proprio un doppio pareggio contro queste ultime costringe la Nazionale alla vittoria nell’ultimo incontro, a Roma: a passare direttamente il turno erano le nove prime classificate dei gironi più la migliore seconda, mentre le restanti otto seconde avrebbero dovuto affrontare uno spareggio per giungere in terra d’Oltralpe. Finisce 0-0 all’Olimpico, l’Italia chiude un punto sotto agli inglesi e viene sorteggiata con i coriacei russi nella sfida andata e ritorno che sancirà il passaggio al Mondiale. L’Italia ha mezzi tecnici superiori, ma le condizioni avverse del terreno di gioco e la fisicità degli avversari potrebbero giocare un brutto scherzo a Cesare Maldini, che decide per l’occasione di impostare una partita attenta in fase difensiva. La convocazione per Buffon è il naturale sbocco degli ultimi due anni: dopo l’esordio nel novembre 1995, nella stagione precedente è il portiere titolare di un Parma che arriva secondo subendo solo 17 gol, mentre nella corrente sono appena 3 nelle prime 6 partite. Buffon comunque non è tra i titolari, la porta è difesa dall’esperto Gianluca Pagliuca, allora in forza all’Inter. Nei russi la stella è Kanchelskis, ala acquistata a peso d’oro dalla Fiorentina proprio quell’estate.
Al fischio d’inizio dell’arbitro Mikkelsen il terreno è già diventato il proverbiale campo di patate, lasciando poco spazio alla creatività degli Azzurri. La partita diventa ben presto ruvida, soprattutto per Pagliuca, che alla mezz’ora si deve arrendere a un infortunio. E allora eccolo Buffon, neanche ventenne, entrare per difendere i pali della sua nazione in una sfida complicatissima. Dopo un primo tempo senza reti, l’Italia passa presto in vantaggio nella seconda frazione: un lancio lungo trova Vieri, che supera di giustezza il portiere in uscita. Una grande gioia durata meno di cinque minuti però, dato che su un’irruzione di Khokhlov il giovane Gigi lascia sfilare la palla sul primo palo, e Cannavaro in scivolata, per anticipare Yuran, infila malamente la propria porta. Siamo sull’1-1, ed è così che terminerà la partita, tutto sommato un buon risultato per la Nazionale, in vista del ritorno del 15 novembre. In quell’occasione Gigi siede in panchina, ma ci pensa Casiraghi a firmare l’1-0 al San Paolo che manda la Nazionale ai Mondiali. Questo è stato solo l’inizio per Buffon, che da quel momento ha iniziato una carriera leggendaria in Nazionale. Con 176 presenze è infatti al primo posto assoluto nella classifica dei più presenti in maglia Azzurra, 40 in più rispetto al secondo classificato, proprio Fabio Cannavaro. Buffon ha disputato attivamente quattro Mondiali con l’Italia, ma dobbiamo considerare che nel 1998 è stato convocato, ma non è mai sceso in campo, mentre nel 2018 l’Italia ha fallito la qualificazione, evento che ha dato il la all’addio di Buffon, arrivato a 40 anni pieni. La più grande soddisfazione è quasi scontata dirla: la notte del 9 luglio 2006 c’era lui a difendere i pali dell’Italia nella vittoria contro la Francia, e il Mondiale sollevato è stato il giusto coronamento a una manifestazione in cui non ha saltato una partita e una carriera che, già a quel punto, era stata straordinaria.