Oggi compie 82 anni uno dei pugili più forti al mondo di tutti i tempi, campione olimpico nel 1960 e protagonista di epiche sfide con Emile Griffith e Carlos Monzòn
Difficile dimenticare le grandi emozioni che ha suscitato nell’Italia intera quando, salito sul ring, ha dato vita ad epiche sfide con Emile Griffith prima e Carlos Monzon poi. Facile, invece, considerare Giovanni “Nino” Benvenuti come uno dei migliori pugili italiani di tutti i tempi. Un grande campione che oggi, domenica 26 aprile, taglia il traguardo degli 82 anni. Nato a Isola D’Istria nel 1938, a due passi dalla ex Jugoslavia, Nino Benvenuti ha indossato per la prima volta i guantoni a tredici anni, frequentando una palestra che per quattordici anni divenne la sua seconda casa. Talento cristallino, grande intelligenza da quel giorno Benvenuti iniziò una esaltante ascesa che sfociò in incredibili successi: campione olimpico a Roma 1960, campione del mondo dei Superwelter, campione del mondo dei pesi mesi, “Fighter of the Year” nel 1968. Fu lui il grande protagonista di due incontri che ancora oggi sono tra quelli indimenticabili, pagine epiche nella storia del pugilato: la vittoria con Griffith nel 1967 e il match perso con Monzon nel 1970. Carriera folgorante, quella di Nino Benvenuti, che ha esaltato le platee di tutto il mondo e che gli ha fatto guadagnare il meritato rispetto di tutto il mondo della boxe. Non per niente, nel 1996 è entrato nella Hall of Fame della International Boxing dove il suo nome è accanto a quello delle più splendenti icone della “noble art”.
Mille gli aneddoti che si potrebbero raccontare sulla vita, vissuta tutta d’un fiato a 360 gradi dal pugile che nel 1955 arrivò imbattuto in nazionale ma che l’anno successivo viene “defraudato” di una evidente vittoria al termine di un match disputato in Turchia. La Federazione Pugilistica Italiana preme, ma inutilmente, perché la sconfitta venga cancellata perché immeritata. Nino Benvenuti inizia la rincorsa al primo grande alloro della carriera vincendo il titolo europeo per due anni di seguito a Praga e a Lucerna. Sul ring dei Giochi Olimpici di Roma, l’azzurro è perfetto e sbaraglia il campo approdando all’oro. Nella custodia dov’è riposta la medaglia. Benvenuti trova una dedica scritta a mano dal mitico Jesse Owens. Passato professionista nel 1961, dopo 29 vittorie consecutive, nel 1963 va all’assalto del titolo italiano dei pesi medi aggiudicandosi così la prima cintura tricolore della sua carriera. La marcia di Benvenuti è inarrestabile. Il mondo della boxe freme per vedere, uno di fronte all’altro, il nel campione italiano e il già campione mondiale Sandro Mazzinghi. In un rovente clima di tensione e polemiche, il match si disputa il 18 giugno del 1965 allo stadio San Siro di Milano. Benvenuti e Mazzinghi danno vita ad un match senza esclusioni di colpi. Quello vincente è dell’istriano che con un montante preciso e potente manda kappao il toscano, laureandosi campione del mondo. La rivincita è fissata per il 17 dicembre a Roma: Mazzinghi va giù alla seconda ripresa, poi si rialza e lotta a denti stretti sino alla fine. Il titolo resta però a Benvenuti che si aggiudica il match ai punti. Una rivalità, quella tra i due protagonisti, che non si è mai spenta nel corso degli anni. Pur con la corona mondiale, Benvenuti non si ferma: conquista il titolo europeo dei pesi medi, lo difende dall’attacco del tedesco Elze. Ma non è tutto: l’italiano riceve il guanto di sfida dal coreano Ki-Soo Kim per la corona mondiale dei superwelter. Il match si disputa in Corea in un clima surreale. Benvenuti manda al tappeto l’avversario ma, a metà conteggio, il ring crolla (molti dubbi sorsero sulla casualità…), il coreano poté riprendere fiato e, con un certo clamore, fu proclamato vincitore ai punti.
Nel 1967, inizia la straordinaria serie di incontri tra Nino Benvenuti ed Emile Griffith, titolare della corona mondiale dei pesi medi. Al Madison Square Garden di New York, il 17 aprile, mentre in Italia, si narra, 17 milioni di persone seguirono la diretta radiofonica, Benvenuti ottiene una vittoria che lo fa entrare nella storia del pugilato. Il rientro in Italia del neo iridato è trionfale. A Trieste (sua città di adozione che lo ha poi nominato “atleta del secolo”) c’è gente per strada ad accoglierlo. La rivincita fu drammatica per l’italiano: colpito al tronco con un pugno che provocò la frattura di una costola, Benvenuti diede conferma del suo indomito coraggio e finì l’incontro in piedi, pur sconfitto ai punti. Il terzo e decisivo match si svolge ancora nel proscenio del Madison di New York. L’equilibrio è totale sino all’undicesimo round, quando Benvenuti spedisce al tappeto Griffith e torna in possesso del titolo. Dopo aver difeso con onore la corona iridata in quattro circostanze, Benvenuti trovò sulla sua strada Carlos Monzòn, pugile argentino dotato di grande fisico e grande tecnica. Al Palazzetto dello Sport di Roma, il sudamericano (che a fatica, si racconta, aveva trovato i soldi per la trasferta in Italia) evidenzia tutte le due doti. Benvenuti non trova le contromisure e deve cedere il titolo. La rivincita è fissata a Montecarlo l’8 maggio 1971, stadio Louis II: Monzòn però si rivela ostacolo insuperabile. Il match viene sospeso alla terza ripresa. Dopo quel match, Nino Benvenuti si ritirò dalla boxe. Un epilogo che probabilmente l’atleta di Isola d’Istria sognava diverso. Ma sono certamente altre le imprese che vengono ricordate oggi, compleanno di un grande uomo che ha fatto grande l’Italia nel mondo.