Nel febbraio del 2018 le stelle, per un attimo, hanno concentrato la propria luce a Collecchio, dove il Parma disputa abitualmente i propri allenamenti. Dall’allenamento all’allineamento, di padre e figlio in questo caso.
Alessandro Lucarelli marca, il figlio Matteo (classe 2001) pure. Difensori centrali entrambi. L’uno contro l’altro per una partitella di allenamento, tra la curiosità generale. Oggi il primo non gioca più, il secondo è uno dei migliori prospetti del nostro calcio. Forse un giorno marcherà il cugino Mattia, figlio di Cristiano, classe 1999, terzino della Lucchese.
Da Livorno a Parma, e ritorno
La dinastia Lucarelli, d’altronde, la misuri anche da queste cose. I fratelli Lucarelli, Alessandro e Cristiano, cresciuti insieme a Livorno, si sono misurati a distanza, quasi senza toccarsi. Ma se è vero che l’amore tra due persone si dà nella distanza e non nell’unione tra di esse, allora quello dei fratelli Lucarelli è un amore autentico, un amore fraterno, solido, che oggi è più solido che in passato. Entrambi, Alessandro (che ha smesso più tardi) e Cristiano, si occupano di calcio nell’ambito dei settori giovanili. Loro due, che giovani non lo sono mai stati, vedono con occhi paterni il talento fiorire giorno dopo giorno, accudendolo e prendendosene cura come il babbo di entrambi fece a sua volta.
Il padre dei due Lucarelli, ottimo canottiere e grande tifoso del Livorno, trasmette a entrambi l’amore per il pallone e per la città. Per i suoi colori e il pallone, simbolo secolarizzato di una fede millenaria. Città di porto, bonaria ma tagliente, simpatica e odiosa ad un tempo, Livorno struttura le vicende dei due ragazzi fin dalla prima infanzia. Fin dalla nascita e dalla genesi dei differenti ruoli dei due campioncini. Ironia della sorte, Cristiano fa il centrocampista; si sposterà in fase offensiva solo in un secondo momento. Alessandro, dal canto suo, è una punta. Come noto, diventerà difensore centrale, ricoprirà anche il ruolo di terzino ma, in generale, manterrà per tutta la carriera un’attitudine difensiva votata più alla copertura che all’impostazione da dietro, pur avendo due ottimi piedi.
Nella prefazione del libro Alessandro Lucarelli, l’ultima bandiera, l’introduzione è a cura del fratello Cristiano, il quale dichiara non senza un certo orgoglio di averlo portato lui, il fratello Alessandro, a Parma, dieci anni prima (2008). Qui, coi Ducali, i fratelli Lucarelli vivono una seconda vita. Se Cristiano si occupa di vicenda extra-calcistiche, ma sempre con un attento occhio di riguardo al campo da gioco e, soprattutto, all’area di rigore avversaria, Alessandro, con tanto di fascia da capitano, ha il compito (il dovere) di riportare il Parma nel calcio che conta. Dal fallimento alla Serie A; di Alessandro Lucarelli è possibile rintracciare il celebre discorso prepartita prima della promozione. È in questo discorso, in queste parole cariche di emozione e piene d’umanità, che Alessandro rivela il suo volto “segreto”, spesso adombrato dall’incredibile carriera del fratello Cristiano, uno degli attaccanti più forti del nostro calcio.
Bene, tutto chiaro, ma Cristiano? Come ci è finito a fare il dirigente del Parma? La spiegazione la da lui stesso, svelando i motivi per cui Parma non sarà mai una città come le altre per la dinastia Lucarelli, seconda – se non alla pari – alla viscerale Livorno che scorre nelle vene dei due fratelli.
Le due carriere
Alessandro Lucarelli, dopo una carriera spesa tra Piacenza, Leffe, Palermo, Brescia, Fiorentina, Livorno, Reggina, dove rinasce e centra una miracolosa salvezza sotto la guida di Mazzarri (tra il 2005 e il 2007 segnando anche 4 reti in 67 presenze), va a Genoa nel 2008 e, quasi sul punto di smettere, decide per un’ultima sfida, la più difficile, quella col Parma. Beninteso: nel 2015 il Parma fallirà finendo in Serie D.
Il fratello Cristiano gli consiglia di smettere – Alessandro ci aveva già messo la faccia, non aveva niente da rimproverarsi – ma lui, senza battere ciglio, decide di restare per portare il Parma dove merita. Ci riesce. A 41 anni, Alessandro Lucarelli gioca ancora in Serie A. Lascerà nel 2018, dopo 333 presenze con la maglia dei Ducali. La Storia è nel numero 6, che viene ritirato. «Fascia al braccio, maglia sudata, capitan Lucarelli storia crociata», si legge su uno striscione della Curva Matteo Bagnaresi di Parma.
“Mi sento un livornese di scoglio. Siamo un po’ matti, gente di mare, anticonformista per natura. Di solito le nostre scelte sono diverse da quelle che farebbero un po’ tutti”. In realtà suo fratello, Cristiano, rovescia la narrazione: dice che Alessandro è calmo, sereno, “un eterno bambinone”. “Uno che non drammatizza mai”. Cristiano dice anche, con una freddezza mista a ironia tipica dei livornesi, che o li prendi bene, o li prendi malissimo, dice il fratello Cristiano che Alessandro è come “la sua ombra”. I riflettori, in effetti, non hanno mai illuminato il viso di Alessandro. Forse allora è proprio per questo che oggi, quest’ultimo, è bandiera del Parma, e lo sarà fino alla fine dei tempi.
Cristiano a Parma gioca circa una cinquantina di partite segnando 16 gol (stagione 2008/2009). Giramondo anche lui, come il fratello, gioca per il Livorno, squadra di cui è tifoso e di cui, insieme al fratello Alessandro, era anche ultras da ragazzo, la bellezza 146 partite, dal 2003 al 2007, segnando 92 reti formando una coppia di gemelli del gol assieme ad Igor Protti.
Ma segna tanto a Lecce, Cristiano, segna a Torino, a Cosenza, al secondo ritorno a Livorno, dopo l’addio al Parma – con cui si ricongiungerà nei panni di allenatore delle giovanili. Nel 2004/2005, proprio con la maglia del Livorno, è anche capocannoniere della Serie A con 24 reti. Oggi allena il Catania.
I fratelli Lucarelli sono legati da un rapporto molto stretto: entrambi condividono gli stessi ideali, gli stessi valori etici e morali, lo stesso amore per la famiglia e per le proprie radici. Da piccoli, entrambi per le strette vie di Livorno, ci piace immaginarli litigare per un pallone conteso, attaccarsi e abbracciarsi, insultarsi e fare la pace.
Entrambi con quel sorriso bonario e umile di chi, guardandosi allo specchio, non può che essere orgoglioso del cammino fatto. Da Livorno a Parma, da Parma a Livorno. Nel nome di Lucarelli.