A 7 anni di distanza dall’incidente di Meribel, Schumi non molla, da vero combattente come è sempre stato, la sua sfida per la vita.
“Schumacher continua a lottare insieme alla sua famiglia e ai suoi medici. Vado a trovarlo regolarmente e guardiamo la tv insieme”. Queste sono state le dichiarazioni più recenti di Jean Todt sulle condizioni dell’ex pilota, tema su cui la famiglia ha sempre imposto il massimo riserbo. Non si hanno notizie certe su di lui da quando fu dimesso dall’ospedale nel 2014, ma pur considerando il tanto tempo passato, nessuno si è scordato di Schumacher, anche oggi, nel giorno del suo 52esimo compleanno, subissato dall’affetto dei fan che non si sono scordati delle sue straordinarie imprese. Nato a Hurth, città tedesca poco distante da Colonia, il 3 gennaio 1969, Michael ha sempre avuto le corse nel sangue, così come il fratello Ralf, anche lui pilota in F1. Cresciuto in una famiglia di condizioni modeste, iniziò a guidare i kart già dall’età di quattro anni, fino a imporsi in breve tempo sul palcoscenico nazionale e internazionale. Quando passò alle monoposto delle classi superiori, da poco maggiorenne, non ci mise molto prima di approdare in Formula 1, guidando la Jordan nel Gran Premio del Belgio del 1991. Arrivato in Benetton, il team di Flavio Briatore, battagliò soprattutto con Ayrton Senna nei primi anni, ottenendo i primi podi e il primo successo. Nel 1994 arrivò il suo primo titolo mondiale, in una stagione caratterizzata da sette vittorie nelle prime dieci gare, ma anche dalla controversa manovra su Hill che decise il Mondiale nell’ultimo appuntamento iridato. La vittoria del titolo fu bissata nel ’95, questa volta con due gare di anticipo. Fu anche la prima e l’ultima volta che la Benetton vinse il titolo costruttori. L’anno successivo passò alla Ferrari, in un momento difficile per la scuderia di Maranello, a secco di vittorie da più di dieci anni. Faticò il primo anno, soprattutto per via di una macchina che non reggeva la competizione con le monoposto inglesi, ma riuscì comunque a salire otto volte sul podio. I Mondiali successivi furono caratterizzati da episodi rocamboleschi che costarono a Michael la vittoria del titolo. Nel ’97 il famoso contatto con Villeneuve che gli costò l’esclusione dalla classifica piloti, nel ’98 a Suzuka, la macchina si spense alla partenza e dopodiché fu costretto al ritiro nella gara in cui si giocava il Mondiale, nel ’99 un incidente a Silverstone lo tagliò fuori, causandogli la frattura della gamba destra.
Ma dal 2000 la musica cambiò, e Schumacher dominò la Formula 1 con cinque titoli vinti consecutivamente. Proprio a Suzuka trionfò per la prima volta, riportando il titolo piloti in Ferrari dopo 21 anni e quello costruttori dopo 17. Nel 2001 fu un dominio, ma mai come il 2002, anno in cui Schumacher vinse il titolo addirittura con sei gare di anticipo, tuttora record, andando a podio in tutte e 17 le gare della stagione. Ottenendo il primo posto anche nel 2003 e nel 2004, il pilota tedesco prima eguagliò e poi superò Fangio, arrivando a 7 titoli mondiali, mai nessuno aveva vinto così tanto prima di allora. Dopo due annate più difficoltose nel 2005 e nel 2006, Schumi annunciò il suo ritiro, iniziando un periodo da collaudatore e super consulente, sempre in Ferrari. Tuttavia la sua carriera non era ancora finita, nel 2010 tornò infatti alle corse, alla guida della Mercedes. Rimase tre anni nella scuderia tedesca, dove tuttavia non ottenne risultati di grande rilievo, il suo unico podio, infatti, fu quello del GP d’Europa 2012, in cui arrivò terzo. Al momento del suo ritiro era il pilota con più gare vinte, più podi e più pole position in carriera, superato, recentemente, solo da Lewis Hamilton. Purtroppo, il destino a volte è oscuro, e a poco più di un anno dall’abbandono alle corse, una caduta dagli sci sulle nevi di Meribel, gli costò un urto violentissimo alla testa, e un ricovero in ospedale durato quasi un anno, a seguito del quale fu dimesso, ma senza essere in grado di tornare alla vita di prima. Da allora molto tempo è passato, e poco si è saputo sulle condizioni del tedesco, se non che è sveglio e continua la sua lotta. Il figlio Mick, nato nel 1999, ha debuttato poco fa in F1, e si appresta a correre l’intera stagione, che inizierà a marzo, con la Haas. Il nostro augurio è che il figlio possa far rivivere le emozioni del padre.