Compie oggi 49 anni uno dei coach più influenti dell’ultima decade, impostosi nel calcio inglese con il suo gioco d’attacco innovativo e moderno.
Il coraggio, la forza, la voglia di dominare il campo e il gioco. Costruzione dal basso, nessuna paura, niente lanci lunghi, controllo palla, scatti fulminei e pressing per la riconquista immediata. Questi sono i principi tattici che hanno portato Mauricio Pochettino a diventare in pochi anni uno degli allenatori più richiesti e ammirati. Non ha avuto una carriera da calciatore strabiliante, ma, come ricorda lui, non sempre vincere trofei è l’unica cosa che conta, perché conta anche assimilare dei valori, capire il gioco, per poi riproporre le proprie idee e affidarsi a una rosa di giocatori che si fida della sua guida. Partito dal nulla, è arrivato ad allenare il Paris Saint Germain quest’anno, dopo diverse stagioni ottime al Tottenham. Il Poch, come è soprannominato, non lascia nulla al caso, è famoso per la sua cura maniacale dei dettagli, è un uomo che crede nella sua filosofia di gioco al cento per cento, e sa gestire un gruppo formato da stelle e gregari, unendoli tutti per unico obiettivo. Una passione per il calcio smisurata, nata fin da quando era bambino e giocava nelle sterminate pampas argentine con il padre Hector. Mauricio Roberto Pochettino Trossero, nato il 2 marzo del 1972, è uno dei tanti figli dell’immigrazione italiana, più precisamente piemontese: nella metà dell’Ottocento, il trisavolo Matteo e la moglie Virgilia partì dalla provincia di Torino e finì nella città di Murphy, un borgo più che una città, visti i neanche mille abitanti, nello Stato di Santa Fe. Pochettino è ancora legato alle sue origini, tant’è che il Comune di Virle Piemonte, il paesino da cui partirono i suoi avi, gli ha concesso la cittadinanza onoraria. Viveva in una famiglia contadina, tant’è che dava una mano con i macchinari e nei campi quando non era impegnato a giocare a pallone, si era anche iscritto ad agraria, prima di doverla abbandonare per il calcio. La leggenda vuole che Marcelo Bielsa bussò alla porta di casa sua in piena notte per verificarne la fisicità, in uno scouting personale tra i giovani argentini.
La selezione andò bene, dato che proprio Bielsa fu l’allenatore di Pochettino nei suoi primi anni al Newell’s Old Boys, club di Rosario da cui iniziò anche Messi. Vinse il Torneo Apertura del 1990 e Clausura del 1992, prima di trasferirsi in Spagna, all’Espanyol. Nella squadra meno rinomata di Barcellona rimase per sette lunghi anni, diventando lo straniero con più presenze nel club. Dopo più di 200 partite e una Copa del Rey tentò il salto in Francia, proprio al Paris Saint-Germain, allora in un contesto molto più modesto di quello di oggi. Curioso come l’unico trofeo vinto con i parigini sia stata la Coppa Intertoto, trofeo ora defunto e portato a casa in uno scontro con il Brescia di Mazzone e Baggio. Sono gli anni migliori della sua carriera da terzino con la chioma fluente, un po’ rozzo in campo ma con tanta grinta. Giocherà anche tutte le partite del Mondiale 2002 con l’Argentina, Mondiale decisamente sfortunato vista l’eliminazione dopo le prime tre partite. Dopo una parentesi al Bordeaux chiuse la carriera di nuovo all’Espanyol nel 2006, club che iniziò ad allenare pochi anni dopo. Un legame speciale con i biancoblu, con i quali otterrà quattro salvezze consecutive prima di spostarsi al Southampton. Anche con i Saints otterrà buoni risultati, nonostante qualche difficoltà con l’inglese, e tutto ciò gli vale la chiamata al Tottenham, nell’estate del 2014. Qui compie il salto di qualità: innova il gioco degli Spurs, portandoli ai piani più alti di una Premier League in cui le avversarie sono tante e di grande valore. Terzo, secondo, ancora terzo e infine quarto, il Poch porta la squadra a vette inesplorate del difficilissimo campionato inglese, grazie al suo gioco arioso e propositivo, utilizzando e formando in squadra campioni come Son, Alli e Kane. La sua più grande impresa è la qualificazione alla finale di Champions League del 2019, dopo aver eliminato City e Ajax in maniera rocambolesca. In finale perde con il Liverpool, ma nonostante l’esonero di pochi mesi più tardi, è innegabile il contributo enorme che l’argentino ha dato al Tottenham e al calcio inglese. Dal 2 gennaio 2021 allena il Psg, un’altra squadra dov’era stato, con cui ha già vinto la Supercoppa francese e ha schiantato 4-1 il Barcellona al Camp Nou. Mauricio Pochettino, il maestro, ha colpito ancora.