Compie oggi 33 anni il fantasista sloveno che sta dando grandi gioie all’Atalanta, consacratosi dopo una decade ad alto livello nel calcio italiano.
Veder giocare Ilicic è una di quelle esperienze che ricordano perché, nonostante tutto, la passione per il calcio arde ancora per milioni e milioni di persone. La sua classe, i suoi controlli, i suoi dribbling, c’è tutto questo nel calcio dello sloveno, capace di numeri in grado di renderlo imprendibile nelle giornate migliori. Il rovescio della medaglia è una certa incostanza di fondo, limata a Bergamo, ma spesso presente nei giocatori che possiedono un estro fuori dal comune. Anche i vari mister da cui è stato allenato hanno definito Josip come un ragazzo un po’ indolente, che non ama in particolar modo l’allenamento e il riscaldamento, rimanendo, al contempo, umile e sempre disponibile per i compagni e la squadra. Una mancanza che potrebbe risalire alla sua infanzia, un periodo della vita difficile per Ilicic, del quale comprensibilmente non ama parlare. Josip nasce nel 1988 a Prijedor, ci troviamo nell’attuale Bosnia-Erzegovina, anche se in una regione a maggioranza etnica serba. Quello che accadde negli anni ’90 nei Balcani è impossibile dimenticare, la guerra che portò alla dissoluzione della Jugoslavia sconvolse le vite di migliaia di persone, tra cui quella di Ilicic, il cui padre fu ucciso nel ’89 per la sua etnia croata. La madre fece i bagagli e la sua famiglia si trasferì in Slovenia, per cercare un po’ di pace. Ilicic si avvicinò al calcio grazie a suo fratello maggiore, il suo idolo era però Nakamura, del quale vedeva e rivedeva i Dvd che arrivavano dall’Italia contenenti le giocate del fantasista giapponese, allora alla Reggina. Josip iniziò così, tirando calciando un pallone su un muretto, fino a quando iniziò la sua strada nel primo campionato sloveno con l’Interblock Lubiana, squadra della capitale. Fece buone cose in due anni, vincendo anche la Coppa di Slovenia, prima di raggiungere il Maribor, in cui venne acquistato su iniziativa di Zahovic, direttore sportivo ed ex trequartista della Nazionale biancoverde.
Con il Maribor gioca esattamente 11 partite. In una di queste affronta il Palermo al Barbera nei play-off di Europa League, e nonostante la sconfitta per 3-0, offre una grande prestazione, che convince subito i rosanero a investire su di lui. Zahovic è ben contento di venderlo: comprato per soli 80mila euro, realizza un’enorme plusvalenza lasciandolo andare via due mesi dopo per 2,2 milioni di euro. Insieme a lui c’era anche il centrocampista Bacinovic, di cui si perderanno le tracce, mentre Josip in Sicilia lascia il segno. Non è facile imporsi in una piazza come Palermo, in cui spesso il Presidente Zamparini cambia allenatore, ma Ilicic nei suoi tre anni viene sempre schierato con continuità, impresa non facile se si pensa che in quel periodo sulla panchina rosanero siederanno Rossi, Cosmi, Pioli, Mangia, Mutti, Sannino, Gasperini e Malesani. La squadra retrocede in Serie B e lui si trasferisce alla Fiorentina per 9 milioni di euro, salutando Palermo dopo 25 gol in 107 presenze complessive. In viola vive un’esperienza di alti e bassi, non riuscendo mai a convincere del tutto e a spiccare il volo. Nei quattro anni a Firenze è stato spesso criticato per non essere riuscito a far fare il salto di qualità alla sua squadra, venendo anche messo sul mercato dalla società. Con Montella non c’è un grande feeling nei primi anni, Paulo Sousa lo tiene e punta su di lui, ma dopo una stagione 16/17 terminata all’ottavo posto arriva il momento di cambiare aria. Il 5 luglio 2017 giunge a Bergamo, all’Atalanta, dove vive una seconda giovinezza calcistica. Galvanizzato da Gasperini che ne asseconda le qualità e da un modulo che ne esalta le doti, segna e risulta decisivo come mai prima d’ora, sono già 53 le reti realizzate dopo tre stagioni e mezzo in Lombardia, dove l’Atalanta ha vissuto le annate migliori della sua storia, chiudendo due volte al terzo posto e partecipando alla Champions League. Il poker realizzato nel singolo ottavo di finale contro il Valencia è già nella storia della società orobica, così come il primo dei due gol che hanno permesso ai nerazzurri di sbancare Liverpool. Josip Ilicic, a 33 anni, ha trovato il modo di esprimere il suo miglior calcio, e sono dolori per le difese avversarie.