Compie oggi 34 anni il difensore blaugrana, tra i più legati alla sua maglia e alla sua città, che difende da quando è nato.
Gerard Piqué è un leader. Uno di quei difensori che intimoriscono gli avversari solo a sentirne il nome. Ultimo baluardo della retroguardia, la sua forza fisica dovuta a un fisico dirompente, più di un metro e novanta di altezza, unita a un naturale carisma, lo ha reso uno dei difensori più forti in circolazione, nonché un simbolo del Barcellona e del barcellonismo. Piqué è la sua città, è la maglia che difende ogni settimana, da sempre, da quando è venuto al mondo. Un legame così viscerale che è difficile, quasi impossibile, vedere in tempi moderni. Gerard Piqué Bernabéu è nato a Barcellona il 2 febbraio 1987, con un secondo cognome, ereditato dalla madre Montserrat, curioso, in quanto ricorda il grande Santiago Bernabeu, storico presidente del Real Madrid a cui è stato anche intitolato lo stadio della capitale. Tuttavia non c’è alcun nesso di causalità tra le due cose, ma è singolare notare come Piqué abbia appiccicato addosso un nome che ha fatto grande il Real, lui da sempre cresciuto con i blancos come suoi grandi nemici. Spesso abbiamo raccontato di infanzie difficili, ma questa volta non è così: la famiglia del piccolo Gerard è benestante, il padre è un avvocato, la madre dirige un centro ospedaliero, e Piqué può dedicarsi tranquillamente al calcio fin dalla tenera età. Il futuro centrale stava tirando calci a un pallone già quando aveva meno di due anni, rischiando la vita per questo, dato che, caduto il pallone dalla terrazza su cui stava giocando, anche il piccolo è precipitato al suolo, entrando in coma per due giorni prima di risvegliarsi. Il Barça lo accoglie nelle sue giovanili a 10 anni, dove farà tutta la trafila fino ai 17. Nel 2004 però il giocatore firma il suo primo contratto da professionista con il Manchester United, allontanandosi dalla Spagna ed entrando a far parte dei Red Devils. Dopo due anni in cui racimola una decina di presenze, viene mandato al Saragozza a farsi le ossa, operazione riuscita visto che ritorna alla base la stagione seguente, dopo essersi messo in mostra da titolare. L’annata 07/08 è una delle più felici per lo United, campione in Inghilterra e anche in Europa, dopo la lotteria dei rigori vincente contro il Chelsea. Piqué esulta, ma vuole più spazio, e una chiamata gli cambia la carriera.
È proprio il Barcellona, che vuole riprendere il suo pupillo, dopo averlo lasciato partire. Sono appena 4 i milioni di euro spesi dai blaugrana per Piqué, una cifra irrisoria per l’enorme contributo che darà il difensore negli anni. Che dire della prima stagione? Campionato, Coppa del Re, Champions League, Supercoppa Spagnola, Supercoppa Europea, Mondiale per club. Sei titoli in un anno, subito. E anche un gol nel Clasico, quel famoso 6-2 rifilato dagli uomini di Guardiola davanti a un Bernabéu ammutolito. Più di così era obiettivamente difficile fare. Anche perché l’anno dopo c’è il Mondiale in Sudafrica, una manifestazione che Piqué ricorderà per sempre, non solo perché la Spagna vince il suo primo Campionato del Mondo, ma anche perché il difensore conosce la sua attuale moglie e madre di due figli, la popolarissima popstar Shakira. Nel 2011 un’altra Champions League sollevata, ancora una volta, come a Roma due anni prima, ai danni del Manchester United, la sua ex squadra. Arriva il 2012 e Piqué gioca da titolare tutte le partite con cui la Spagna si aggiudica l’Europeo, il secondo consecutivo dopo quello del 2008. A 25 anni ha già vinto tutto ciò che un calciatore può vincere con la sua squadra e con la Nazionale. Ma la passione non si spegne mai, tant’è che nelle sue 12 stagioni al Barcellona Piqué ha sempre giocato tantissimo, almeno 35 partite a stagione, segnando anche spesso e volentieri, 47 gol, grazie alla sua grande abilità nel gioco aereo. Nel 2015 un altro triplete realizzato, per un totale di quattro Champions League vinte, per un totale di 30 titoli vinti con il Barça, 35 in carriera. Ha lasciato la Nazionale spagnola poco dopo il Mondiale 2018, non senza qualche polemica nell’ultimo periodo, dovuto al suo sostegno per la causa indipendentista, di cui, da fiero catalano, ha sempre sostenuto la necessità di far esprimere il suo popolo con una votazione. Dopo l’8-2 subito dal Bayern nella Champions del 2020 ha usato parole molto dure, asserendo che sarebbe stato il primo ad andarsene se fosse servito, perché quel giorno il Barcellona aveva toccato il fondo con quella tremenda batosta. Così non è stato, anzi, lo scorso ottobre Piqué ha rinnovato il suo contratto fino al 2024. Per sempre al Barcellona, la sua squadra, la sua maglia, la sua città.