Compie oggi 43 anni uno degli sportivi più conosciuti e rispettati dello sport italiano, ex giocatore e colonna del Milan, ora allenatore del Napoli.
Il soprannome assegnato a Gattuso, “Ringhio”, è certamente uno dei più calzanti tra i tanti nomignoli che vengono affibbiati ai calciatori. Esprime appieno tutta la grinta, la tenacia, la forza che aveva Rino quando era in campo, durante la partita affrontava gli avversari con tale veemenza che sembrava ringhiasse, e tutt’ora non si fa problemi a farsi sentire, guidando i suoi ragazzi dalla panchina. La carriera di uno dei migliori incontristi del calcio italiano nasce a Corigliano Calabro, provincia di Cosenza, dove Gattuso nasce il 9 gennaio 1978. Indirizzato subito al calcio, anche con l’influenza del padre Franco, arrivato fino alla Serie D, a dodici anni il giocatore entra nelle giovanili del Perugia, allora rampante negli anni ’90 con il Presidente Gaucci. Con i grifoni fa ottime cose, vincendo due titoli Primavera di fila oltre ad esordire in Serie A, nel 1996. Nell’estate successiva subito un colpo di scena, il ragazzo decide di volare a Glasgow per giocare con i prestigiosi Rangers. L’esperienza durò un anno e la squadra perse il titolo per soli due punti, ma fu una grande palestra di vita per Gattuso, abituatosi fin da subito a un campionato tosto, oltretutto fu proprio a Glasgow, in Scozia, che conobbe la moglie, italiana come lui, ovviamente. Tornò in Serie A nel ’98, con la maglia della Salernitana, allora neo-promossa e alla prima e unica esperienza in massima serie. Nonostante la bella stagione, soprattutto nel girone di ritorno, i campani vennero retrocessi, ma Gattuso si mise in mostra nel palcoscenico più importante, mostrando a tutti le sue grandi doti di corsa e recupero palla. Fu così che nell’estate del 1999 iniziò la sua avventura al Milan, la squadra con cui ancora adesso è identificato. I tifosi rossoneri lo amarono fin da subito, pur essendo un ragazzino, dava tutto in campo da vero gladiatore, non sottraendosi mai alla battaglia. I primi anni il Milan faticò ad ingranare, ma con l’arrivo di Ancelotti nel 2002 si aprì un lungo ciclo vincente, in cui Gattuso è stato assoluto protagonista.
Nel 2003 vinse la Champions League giocando tutta la storica finale con la Juventus, mentre l’anno successivo saltò solo una partita di campionato nella Serie A stravinta dal Milan, il suo primo Scudetto. Ebbe attimi di sconforto dopo la finale persa con il Liverpool a Istanbul, una partita che, come tanti milanisti che la giocarono, non riesce a spiegarsi ancora adesso. Ma si rifece presto: nel frattempo era diventato titolare inamovibile anche in Nazionale, e nell’estate 2006 giocò praticamente tutte le partite della Nazionale che diventò campione del mondo contro la Francia. Si rifece anche del Liverpool, vincendo la sua seconda Champions nel 2007, e continuò a giocare con buona costanza nei rossoneri fino al 2011, anno in cui segnò un gol fondamentale contro la Juventus. La stagione 11-12 fu la sua ultima al Milan, e anche la più sfortunata, dato che sviluppò i primi sintomi della miastenia, malattia all’occhio che lo tormenta ancora adesso. Lascia i rossoneri nel 2012 con 468 partite e 11 gol all’attivo, per chiudere la sua carriera al Sion, in Svizzera, l’anno successivo. Inizia la sua esperienza da allenatore proprio con gli elvetici, dopodiché si siede su panchine difficili: Palermo, dove Zamparini lo esonera dopo 6 giornate, Ofi Creta, club greco da cui rassegna le dimissioni per la difficile situazione societaria, Pisa, che porta in Serie B, ma in cui trova anche qui un contesto complicato a livello dirigenziale. Nel 2017 la grande occasione di allenare proprio il suo Milan, che porta in Europa League dopo un grande girone di ritorno da 39 punti. L’anno successivo invece arriva a un solo punto di distanza da Inter e Atalanta quarte, fallendo di poco la qualificazione in Champions. Lasciati i rossoneri, si accasa al Napoli, subentrando al suo maestro Ancelotti. Il primo anno, nonostante il difficile contesto legato alla pandemia, vince la Coppa Italia, il suo primo trofeo da allenatore, e disputa una buona stagione con i partenopei, che guida ancora oggi con alti e bassi. Recentemente lo si è visto con una benda sull’occhio per via della malattia, ma lui ha ricordato a tutti che non bisogna mollare mai e continuare sempre a lottare, come ha sempre fatto nella sua grande carriera.