Sono 55 gli anni compiuti oggi dal pilota nordirlandese, personalità esuberante e schietta, protagonista in F1 per un decennio.
È sempre stato una persona curiosa Eddie Irvine. In un mondo in genere serioso, come quello della Formula 1, lui non si è mai fatto mancare niente. Pur essendo nato Newtownards, nell’Irlanda del Nord, non è proprio il tipico esempio di aplomb inglese, come testimoniano i suoi primi anni nell’automobilismo. Inizialmente appassionato alle moto, passò alle macchine da corsa su suggerimento dei genitori, un suggerimento rivelatosi azzeccato. Ottiene diversi buoni successi nelle serie minori nel corso degli anni ’80, nonostante non pensasse poi molto all’allenamento quanto più al divertirsi, all’andare in discoteca e a coltivare rapporti con l’altro sesso, tant’è che ebbe un flirt addirittura con Pamela Anderson, all’epoca sex symbol per antonomasia in pieno clima Baywatch. Riuscì comunque ad arrivare in F1 nel 1993 grazie all’aiuto di uno sponsor che lo portò alla guida della Jordan, defunta scuderia controllata proprio da Eddie Jordan, per poter disputare gli ultimi due Gran Premi della stagione. Alla sua prima apparizione, a Suzuka, arrivo sesto, e riuscì nella non facile impresa di prendersi un pugno da Ayrton Senna, fuori di sé per come Irvine lo aveva prima ostacolato in pista e poi apostrofato nel post-gara. Un debutto memorabile, che convinse comunque la Jordan a mantenerlo in squadra anche per i due anni successivi. In verità, non arrivarono grandi prestazioni: fece 6 punti il primo anno e 10 il secondo, riuscendo comunque a centrare il suo primo podio in carriera. In pista, a volte, usciva fuori la sua anima irrequieta: per ben due volte la Federazioni fu costretta a prendere provvedimenti seri nei suoi confronti, a causa di un paio di incidenti multipli da lui causati. Questo non gli impedì di convincere Luca Cordero di Montezemolo che fosse lui il pilota giusto per la Ferrari, la quale cercava una seconda guida da affidare a Michael Schumacher, bi-campione del mondo con la Benetton.
Nel 1996 inizia la sua avventura in rosso, guidando una macchina che lui stesso, dopo il ritiro non esitò a definire “un bidone”. Ebbe diversi problemi a tenere il mezzo, tant’è che dovette ritirarsi per la incredibile cifra di otto gare consecutive, dieci considerando l’intero Mondiale, il cui unico podio fu un terzo posto in Australia. Tuttavia il nordirlandese migliorò nel corso degli anni, raddoppiando di volta in volta i punti ottenuti nel ’97 e nel ’98, anno in cui arrivò otto volte a podio, senza però mai vincere. Le gerarchie erano chiare, la Ferrari puntava tutto su Schumacher per poter portare a casa quel titolo che mancava da quasi vent’anni, e il tedesco perse entrambi i Mondiali, ’97 e ’98, sul filo di lana all’ultima corsa. Nel 1999 accade l’imponderabile: Schumacher, a Silverstone, si schianta fuori pista ed è costretto a saltare le restanti gare a causa di una frattura alla gamba destra. Irvine, che ad Albert Park aveva trovato la sua prima vittoria, ne approfittò per lanciare la corsa al Mondiale. Lo stesso Irvine ebbe a dire anni dopo come la scuderia non lo aiutò, proiettandosi già con lo sviluppo dell’auto alla stagione successiva, gettando un ombra sugli uomini della rossa. Tuttavia il nordirlandese ottenne altri tre successi, e si presentò all’ultima gara del Mondiale, in Giappone, con 4 punti di vantaggio su Hakkinen. Gli serviva solo una cosa per la vittoria, ovvero che il finlandese non vincesse, e invece andò proprio così. Irvine partì quinto e chiuse terzo, mentre Hakkinen scavalcò subito il redivivo Schumacher mantenendo la testa per tutta la corsa, con alle spalle il tedesco. Irvine perse il Mondiale di soli due punti, e sostanzialmente la sua carriera ad alti livelli terminò lì. Disputò altri tre Mondiali con la Jaguar, in cui ottenne solo due podi e quasi più ritiri che piazzamenti in classifica. Lasciò le corse nel 2002, non pentendosi della sua scelta e cominciando una nuova vita come imprenditore e proprietario di varie realtà. È balzato agli onori delle cronache negli ultimi anni per essere stato condannato a sei mesi di reclusione per lesioni gravi ai danni di Gabriele Moratti, figlio dell’ex sindaca di Milano Letizia Moratti. Il solito vecchio Eddie Irvine.