Compie oggi 54 un grande difensore della Serie A di fine millennio, protagonista vincente di due squadre agli antipodi fra loro.
Ciro Ferrara, napoletano e juventino, due anime che convivono dentro un giocatore che ha legato il suo nome a due Società da sempre grandi rivali. Un giocatore che ha sempre dato il massimo in campo, eccezionale nella grinta con cui applicava la sua marcatura a uomo, rendendo difficilissimo per gli avversari riuscire a trovare la porta. Energico, duttile, leader, sulla cresta dell’onda per anni e anni, più di 500 presenze in Serie A e pluri-decorato, con 7 Scudetti vinti e 19 trofei sollevati. Una storia legata a quella del grande Maradona, recentemente scomparso, a cui ha anche dedicato un libro, indicandolo come un uomo che gli ha dato tantissimo, facendolo crescere dal punto professionale e umano. Nato e cresciuto nel quartiere di Posillipo, nel 1980 è già nelle giovanili del Napoli, nonostante negli anni dell’adolescenza abbia dovuto passare anche un mese in carrozzina per la sindrome di Osgood, un processo che colpisce molti ragazzi in quella fascia d’età legato al veloce sviluppo delle ossa. Ciro brucia le tappe, ed esordisce in prima squadra con la prestigiosa maglia azzurra nel maggio dell’85, al termine della stagione. Una curiosità: nei suoi primi anni napoletani era presente in rosa un altro Ciro Ferrara, anche lui nato nel capoluogo partenopeo nel ’67, così per distinguerli venne assegnato al giocatore il soprannome “Stielike”, libero della Germania Ovest la cui foga agonistica ricordava quella di Ferrara. I suoi anni a Napoli furono meravigliosi, anche perché in squadra c’era Diego Armando Maradona, il più forte di tutti, fondamentale nella formazione del giovane Ciro. Lo stesso Ferrara racconta di come all’inizio era intimidito da lui, tanto da dargli del lei, e di come invece Diego si prodigasse per dargli consigli e farlo migliorare il più possibile. Un rapporto di amicizia strettissima, suggellato nella notte del 17 maggio 1989, quando Ferrara segnò al volo su assist del numero 10 una rete fondamentale nella finale di Coppa Uefa contro lo Stoccarda. Quella sera il Napoli vinse il primo trofeo europeo della sua storia, nel mezzo dei due, storici Scudetti dell’87 e del ’90, in cui il difensore giocò praticamente tutte le partite. Venne anche convocato in Nazionale per il Mondiale italiano, di cui giocò solo la finale per il bronzo, venendo in seguito un po’ trascurato dal “zonista” Arrigo Sacchi.
Il post-Maradona fu caratterizzato da anni non facili per il Napoli, con la proprietà Ferlaino sempre più in difficoltà dal punto di vista economico. Fu proprio questo il motivo per cui Ferrara si trasferirà alla Juve nel ’94, per l’impossibilità della dirigenza di offrirgli un contratto all’altezza e dalla necessità di monetizzare, difatti, fu di 9 miliardi e mezzo di lire la somma pagata dai bianconeri ai partenopei. Quell’anno la Juve iniziò un ciclo vincente con il tecnico Marcello Lippi, con il quale vincerà tre Scudetti in quattro anni, senza contare le campagne europee. Nel 1996 la Juve vince la sua seconda Champions League, battendo in finale l’Ajax ai rigori, grazie anche a Ferrara che realizza il primo penalty della serie. Supercoppa Europea, Coppa Intercontinentale, Coppa Italia, quattro Supercoppe Italiane e altre tre finali di Champions raggiunte, terminate però con una sconfitta. Ciro è un pilastro di una Juve fortissima e dominante, tanto che per la stagione 96/97 viene anche inserito nell’Esm Team of the Year e candidato al Pallone d’oro. L’unica grossa delusione è l’assenza ai Mondiali del 1998, causati da un bruttissimo infortunio, causato da una frattura di tibia e perone, cui va incontro nel febbraio di quell’anno, tornando a giocare solo a novembre. Dopo aver vinto altri due Scudetti nel 2002 e nel 2003, si ritira due anni dopo, giocando la partita d’addio al calcio al San Paolo, alla presenza del suo mentore Maradona, tornato in Italia per l’occasione. Nel 2006 è collaboratore tecnico di Lippi nel Mondiale vinto in Germania, riprendendosi una rivincita su una competizione in cui ha messo insieme solo una presenza in vent’anni di carriera. Tenta anche la vita da allenatore, ma con poca fortuna: 23 le partite totali in cui allena la Juventus nel 2009, venendo esonerato dopo una mezza stagione poco esaltante in un anno difficile, mentre sono trascurabili le esperienze alla Sampdoria e in Cina, al Wuhan Zall. Tuttora Ciro Ferrara è rimasto comunque nel mondo del calcio, un mondo che, tramite impegno e dedizione, gli ha dato tutto.