Compie 53 anni oggi Boris Becker, non il migliore dei compleanni per l’ex tennista, che rischia una condanna al tribunale di Londra.
Non si può dire che si sia annoiato, Boris Becker. Nella sua vita ha vissuto di tutto, tra alti e bassi. Dominatore dell’erba a Wimbledon, oggi rischia il carcere se non consegnerà quei trofei da lui vinti quando era giovane e aitante, che sono passati dall’essere segno di vittoria a mero pegno per pagare i debiti da lui accumulati. Il suo talento naturale gli ha dato fama e successi fin da giovanissimo, dato che, dopo essere nato e cresciuto nella bassa Germania, ha iniziato a giocare a tennis a soli cinque anni. Era talmente alto il livello del suo gioco che intervenne addirittura il Ministero a dispensarlo dal proseguire la scuola dopo la licenza media, in modo che potesse dedicarsi esclusivamente al gioco. Becker era eccezionale sulle superfici rapide, essendo un maestro del serve & volley, lo stile di gioco che ha consacrato successivamente un fenomeno come Federer. Ottimo al servizio, sfruttava questa sua capacità per chiudere il punto il più velocemente possibile, soffrendo infatti i lunghi scambi tipici delle superfici lente. Aveva solo 17 anni nel 1985, quando divenne il più giovane vincitore di sempre a Wimbledon, in cui sconfisse in finale il sudafricano Curren con il punteggio di 6-3, 6-7, 7-6, 6-4, e si ripetè anche l’anno dopo, quest’anno avendo la meglio su Ivan Lendl. Un inizio di carriera sfolgorante, soprattutto per un ragazzo di quell’età, fanno pensare a un futuro il più roseo possibile. I successi di Becker furono effettivamente parecchi, ma forse meno di quanto ci si immaginasse. Nell’88 perse la finale di Wimbledon contro lo svedese Edberg, ma conseguì un importante successo in Coppa Davis con la Germania, spianando la strada per il 1989, il suo anno migliore: vinse a Wimbledon per la terza e ultima volta, prendendosi la rivincita su Edberg, trionfò per la prima volta sul suolo americano agli Us Open contro Lendl, e fece il bis anche in Coppa Davis.
Gli anni Novanta, dal punto di vista tennistico, non furono così floridi per lui. Perse per altre tre volte in finale a Wimbledon, totalizzando infine tre successi su sette apparizioni all’ultimo atto. Si rifece agli Australian Open, dove sul cemento trionfò nel ’91 e nel ’96, ultimo grande trionfo della sua carriera contro lo statunitense Michael Chang. La sua condizione cala sempre di più, tant’è che decide di ritirarsi nel 1999, appena 31enne. Alla fine il suo bilancio è di 2 Davis, 6 titoli del Grande Slam e anche 3 vittore nelle ATP Finals, con l’unico rimpianto di non essere mai stato competitivo al massimo sulla terra, dove non solo non è mai arrivato in finale nell’unico Slam mancante, il Roland Garros, ma non ha mai vinto un titolo, neanche minore. La seconda vita di Becker è caratterizzata da diversi interessi, partendo dagli scacchi, disciplina in cui sfidò anche il campione Kasparov, al poker, grazie al quale partecipò anche a diversi tornei professionistici. Ebbe diverse relazioni, tutte con supermodelle, e mise al mondo quattro figli, nati da tre madri diverse. Si riaffacciò al mondo del tennis allorché divenne personal coach del serbo Novak Djokovic, esperienza che durò tre anni, dal 2013 al 2016, fino alle tristi vicende giudiziare attuali. Boris Becker, attualmente residente a Londra, era stato dichiarato fallito nel 2017 dal tribunale competente, il quale aveva asserito che il tedesco avesse eluso oltre un milione di Dollari tra proprietà immobiliari e conti correnti bancari. Nonostante la bancarotta, Boris si è sempre rifiutato di consegnare, come invece sarebbe obbligato a fare, i trofei vinti durante la sua carriera, che sarebbero dovuti servire a estinguere il debito. Proprio per questo è stato recentemente chiamato davanti alla corte, che gli ha prospettato un processo in cui rischia anche diversi anni di carcere. In attesa di vedere come andrà a finire, è proprio il caso di ribadirlo: Boris Becker, nella sua vita, non si è di certo annoiato.