Compie oggi 43 anni uno dei migliori attaccanti dell’ultimo decennio, autore di decine e decine di gol di una bellezza rara.
Piola, Totti, Nordahl, Meazza, Altafini. Solo loro hanno segnato più reti di Antonio Di Natale in Serie A. Lo scugnizzo di Udine ha fatto meglio praticamente tutti gli altri grandi campioni che hanno calcato i campi del nostro campionato, da Baggio a Signori, da Del Piero a Pippo Inzaghi. Eppure c’è sempre una sorta di sottovalutazione nei suoi confronti, spesso non lo si cita neanche tra i migliori calciatori italiani, lui, che nel decennio 2010-2019 ha segnato più di chiunque altro, nonostante si sia ritirato nel 2016. Forse paga lo scotto di aver legato indissolubilmente il proprio nome a squadre che non hanno mai avuto nel DNA l’obiettivo di puntare allo Scudetto. Questo a Totò non importa. Di Natale ha sempre scelto la via del cuore, più che dei soldi, mostrandosi sempre come un uomo dalla grande passione, una grande passione che gli ha impedito anche di giocare nel Napoli, la squadra della città dove è nato e per il quale fa il tifo, per il timore di non essere all’altezza delle aspettative e deludere i suoi tifosi, un po’ come è successo per Fabio Quagliarella, anche se di quella storiaccia abbiamo saputo i veri motivi solo anni dopo. Napoli, dicevamo. È qui che Di Natale nasce nel 1977 da una famiglia umile e numerosa, e inizia a giocare a calcio ovunque possibile, dimostrando già sprazzi della sua classe. Crede così tanto nel suo futuro che a tredici anni appena lascia la sua amata città per raggiungere Empoli, settore giovanile per cui la sua squadra calcio era affiliata. La maglia azzurra non è quella dei partenopei, ma in Toscana ci rimane per più di dieci anni, iniziando a dimostrare le sue abilità anche nelle varie squadre in cui viene mandato in prestito. La grande chance, dopo anni di B, arriva nel 2002, quando la squadra finalmente giunge in Serie A, e quel ragazzo di 25 anni inizia a far parlare di sè anche nel massimo campionato, realizzando 20 gol in due stagioni.
Il 31 agosto 2004, proprio all’ultimo giorno di mercato, mentre tutti si occupando dell’arrivo di Ibrahimovic alla Juventus, arriva il trasferimento a Udine, che cambierà la vita a Di Natale, il quale lascia Empoli dopo quasi duecento presenze. Inizia ad affermarsi subito con la maglia dei friulani, tant’è che già il primo anno dà il suo contributo per la prima, storica qualificazione dell’Udinese in Champions League. Nel corso degli anni continua ad andare in doppia cifra, formando un temibile duo con il concittadino Quagliarella, nel quale Totò agisce da seconda punta segnando e mandando a rete il compagno. Iniziano ad arrivare anche le gioie in Nazionale: dopo esser stato snobbato da Lippi, diventa una pedina fissa nella squadra di Donadoni, con la quale gioca anche l’Europeo 2008, fallendo però uno dei rigori decisivi nei quarti contro la Spagna. Nell’estate 2009 un’altra sliding door della sua carriera: Quagliarella passa al Napoli, Di Natale si trova a dover agire da centravanti. “Ma come, un centravanti alto uno e settanta?” Si chiese qualcuno, ignorando la rivoluzione portata avanti proprio in quegli anni dal Barcellona di Guardiola. E difatti l’altezza fu un fattore fondamentale per la straordinaria tecnica di Di Natale, che riuscì a reinventarsi dopo i trent’anni, firmando più di 20 gol e 30 presenze per tutte le sei stagioni successive. Un dato incredibile, per un giocatore che in molti si aspettavano in fase calante e in nuovo ruolo. Nel 2010 e nel 2011 vince addirittura due volte di fila la classifica cannonieri, rispettivamente con 29 e 28 gol, trascinando altrettante due volte successivamente l’Udinese in Champions League. Anche Lippi si dovette ricredere, e fu uno dei pochi giocatori sufficienti ai Mondiali 2010, senza contare l’argento a Euro 2012, dove giocò anche la finale con la Spagna, sua ultima partita in Azzurro. Dopo un’annata sottotono, nel 2016, decise di ritirarsi. Di gol ne ha realizzati 300 tondi tondi in totale, di cui 227 con l’Udinese e 209 in Serie A, come detto, il sesto di sempre. È il recordman di presenze e gol con i friulani sia nel massimo campionato che nelle competizioni Uefa. “Ma andare in una squadra che lotti per lo Scudetto?”, Si richiese qualcuno. Di Natale poteva, nel 2010, andare alla Juventus. Ma disse di no, e rimase fiero della sua scelta. Dichiarò che il cuore e la famiglia vengono sempre prima dei soldi. Totò è sempre stato così. Adesso sta studiando come allenatore per poter trasmettere, a quelli che saranno i suoi ragazzi, i valori che ha portato avanti per tutta la sua vita, dentro al campo e fuori.