Compie 55 anni Aldair, uno dei migliori difensori brasiliani degli ultimi trent’anni, ricordato soprattutto per la sua fedeltà alla Roma.
Quando si parla di Aldair, la mente va subito a un curioso soprannome affibiattogli durante la sua esperenza nell’Urbe, ovvero Pluto, il cane di Topolino. Al di là della leggera somiglianza nell’espressione, poeticamente si può pensare al concetto di fedeltà, ben rappresentato dal fido compagno del più celebre personaggio Disney, a cui fa compagnia fin dalla sua prima apparizione sui fumetti. Allo stesso modo Aldair ha avuto un’affezione incontrastata per la Roma, con la quale si è legato per tutti i migliori anni della sua vita calcistica. Volendo trovare un’altra similitudine, è curioso notare come il buon Pluto chiaramente non ha il dono della parola, essendo un cane, e il parallelismo con Aldair nasce dal fatto che è sempre stato un leader silenzioso, di cui raramente si ricordano esternazioni pubbliche, apparso composto anche nei festeggiamenti per lo Scudetto. Un curioso aneddoto riguarda la nascita stessa di Aldair Nascimento do Santos, avvenuta il 30 ottobre 1965 a Ilhéus, nello Stato del Bahia. Il futuro calciatore nacque quindi il 30 ottobre, ma un errore dell’impiegato all’anagrafe durante la registrazione dei suoi dati fece “slittare” la sua nascita di un mese, il 30 novembre. Aldair, che da giovane voleva fare l’attaccante, si trasferì a Rio De Janeiro da un suo parente, pur di perseguire il sogno di giocare a calcio, dato che nel suo Stato natale le opportunità scarseggiavano. Effettivamente ci aveva visto giusto, dato che a 20 anni entrò nelle giovanili del Flamengo, una delle squadre più importanti dello Stato di Rio. Iniziò a presenziare in prima squadra nel 1986, anno in cui vinse il Campionato carioca. Dopo dei buoni anni in patria, fu chiamato nel Vecchio Continente dal Benfica, con il quale disputò un campionato di ottimo livello, considerando che arrivò in finale di Champions, persa però contro il Milan, e fu convocato per Italia ’90, dove però non entrò mai in campo.
La sua storia con la Roma inizia proprio nell’estate del 1990, allorché il Presidente dei giallorossi Dino Viola lo acquistò per 6 miliardi di Lire. Aldair, maglia numero 6 sulla schiena, diventò una colonna portante della squadra, tanto da portare al braccio la fascia da capitano e condurla in campo in anni in cui, in verità, la Roma non riuscì a esprimersi al meglio. A parte una Coppa Italia al primo anno, Aldair dovette aspettare dieci anni prima di vincere, ma quando vinse lo fece alla grande. Prima di tornare alla Roma però, occorre ricordare che Aldair giocò tutte le partite nel Mondiale del 1994, compresa la finale con l’Italia vinta ai rigori dopo l’errore decisivo di Roberto Baggio. Con la Nazionale verdeoro giocherà fino al 2000, collezionando anche un bronzo olimpico a Atlanta ’96, la Copa America ’97 e la partecipazione al Mondiale ’98, anche qui sempre presente. Sempre il 1998 è l’anno dove cede la sua fascia di capitano a Francesco Totti, decisamente una scelta azzeccata col senno di poi. La Roma migliora sempre più grazie agli investimenti di Sensi e all’innesto di Capello, tanto da vincere, nel 2001, il suo terzo Scudetto. Il contributo di Aldair è fondamentale, e nonostante spesso non giochi titolare per l’arrivo di Walter Samuel, contribuisce in maniera fondamentale alla conquista del titolo. Lascerà la Roma nel 2003, e per più di dieci anni la maglia numero 6 è di fatto ritirata, tornando sulla schiena di Kevin Strootman anche per volontà dello stesso Aldair. Dopo una breve esperienza al Genoa conclude la sua carriera ai massimi livelli, ricomparendo nell’annata 2007/2008, a 41 anni, nel campionato di San Marino con il Murata, squadra con cui giocherà e vincera anche il campionato nazionale. Nei suoi anni post-calcio l’ex difensore brasiliano si è appassionato a uno sport nuovo, il footvolley, nato dalla fusione di calcio e pallavolo, di cui è diventato anche ambasciatore in giro per il mondo. Un’altra storia curiosa di uno dei più grandi difensori provenienti dal Sud America.