Il 12 aprile di cinquant’anni fa, battendo il Bari 2-0, i rossoblu di Manlio Scopigno conquistarono il primo storico scudetto. Una delle più belle storie di sport
Albertosi, Mancin, Martiradonna; Niccolai, Cera, Poli; Brugnera, Nené, Gori, Domenghini, Riva. Manlio Scopigno scelse questi 11 giocatori in quella soleggiata domenica del 12 aprile del 1970. Non c’era spazio nemmeno per uno spillo sugli spalti dello stadio Amsicora, stracolmo in ogni ordine e posto in attesa del fischio d’inizio di Cagliari-Bari, la partita che stava per segnare in modo indelebile la storia del club isolano.
Il cammino dei rossoblu sino quel momento era stato impeccabile. Preso il comando della classifica alla quinta giornata, andando oltre ogni previsione, il Cagliari era rimasto al primo posto, meritando il rispetto degli avversari e suscitando grande entusiasmo in Sardegna ma anche lungo tutto lo Stivale. Belle prestazioni, gol e vittorie arrivarono a grappoli lungo un cammino che conobbe ben pochi ostacoli. L’esame di maturità era arrivato un mesetto prima, allo Stadio Comunale di Torino. Il Cagliari arrivò alla sfida diretta con la forte Juventus avendo due punti di vantaggio. I bianconeri giocarono una partita volitiva, passando in vantaggio per due volte grazie ad una autorete di Comunardo Niccolai prima e al calcio di rigore di Pietro Anastasi dopo. Manlio Scopigno e i suoi baldi giovani però misero in campo veemenza e mentalità vincente, rimontando in entrambe le circostanze grazie alla doppietta di Gigi “Rombo di Tuono” Riva, l’attaccante che ancora oggi i tifosi rossoblu ricordano come il più forte di tutti i tempi. Tornato da Torino con un pareggio di vitale importanza, il Cagliari innestò il turbo senza più voltarsi indietro: vittoria col Verona (Riva), pareggio a Bologna, vittoria col Palermo (Riva e Nenè).
Si arriva così alla partita del 12 aprile. La tensione e l’emozione di chi è in campo e di chi siede sugli spalti è palpabile: il Bari non può regalare niente perché sta lottando col coltello tra i denti per evitare la retrocessione. Il Cagliari parte fortissimo, ma sulla sua strada trova uno Spalazzi che non fa passare nemmeno l’aria, sventando ogni azione d’attacco dei padroni di casa. Al 39’ però, sull’invitante calcio di punizione battuto da Brugnera sulla destra del campo, Gigi Riva brucia i difensori del Bari e con un preciso colpo di testa in tuffo, gonfia la rete facendo esplodere l’Amsicora in un vero boato di gioia. L’undici di Manlio Scopigno non molla la presa. Gli attacchi sono incessanti. Spalazzi è miracoloso su Brugnera, poi è salvato dal palo sul tiro di Domenghini. Enrico Ameri, mitica voce di “Tutto il calcio minuto per minuto” annuncia il vantaggio della Lazio sulla Juventus. L’Amsicora esulta come se si fosse segnato un gol. Il tripudio arriva quando, minuto 43 del secondo tempo, Sergio Gori, dopo un ubriacante dribbling, spedisce un gran tiro all’incrocio, facendo passare la palla tra palo e portiere. Nacque così il mito del grande Cagliari del presidente Efisio Corrias, di Manlio Scopigno allenatore indomito e stratega. In porta Enrico Albertosi, implacabile baluardo trafitto solo undici volte in tutta la stagione. Davanti a lui una Linea Maginot con Mario Martiradonna, Giulio Zignoli, Giuseppe Tomasini, Eraldo Mancin e Comunardo Niccolai, passato alla storia per gli autogol ma che in realtà era molto, molto di più. A centrocampo il fosforo puro di Mario Brugnera, l’eclettico e mai domo Nenè e giocatori in grado di unire la quantità di palloni recuperati con la qualità del gioco espresso: Pierluigi Cera, Cesare Poli, Ricciotti Greatti. Potenza, atletismo, intelligenza e talento abbondavano poi nella linea d’attacco: Angelo Domenghini il “principe della fascia destra” giunto in estate dall’Inter con Poli e con Sergio Gori, che svolse alla perfezione il compito di prendere il posto lasciato da Roberto “Bonimba” Boninsegna, passato in nero azzurro. Al centro dell’attacco c’era poi Gigi Riva, uno degli attaccanti più forti mai esibiti dal calcio italiano. Nell’esaltante ascesa al primo storico scudetto del Cagliari, ventuno gol portarono la sua firma: abile nel gioco aereo, implacabile nel difendere la palla, micidiale quando calciava col sinistro in tutta la sua potenza.
Una squadra da sogno, rimasta indelebilmente nella storia del calcio italiano. Se ne accorse anche Ferruccio Valcareggi, il Commissario Tecnico della nazionale italiana che convocò ben sei giocatori del Cagliari nella squadra che l’Italia schierò ai successivi Mondiali del 1970, quelli di Italia-Germania 4-3 e della finale persa col Brasile di Pelè. Vestirono la maglia azzurra Enrico Albertosi, Pierluigi Cera, Angelo Domenghini, Sergio Gori, Comunardo Nicolai e Gigi Riva. Una impresa senza precedenti che rappresentò anche un fenomeno sociale di grande rilevanza. Come disse lo stesso Riva, la vittoria dello scudetto rappresentò la grande rivincita per una terra sino ad allora considerata unicamente «patria di ladri e pastori».